il Punto Coldiretti

Crisi e Speranza

Seguiamo tutti, con attenzione e speranza il tentativo di Monti di formare un Governo capace di traghettare l’Italia fuori dalla crisi.  Governo solo tecnico o governo tecnico-politico? Il fatto che il Presidente incaricato miri anche ad inserire personalità politiche, a mio parere non è da leggere solo come necessità di rafforzare il sostegno all’esecutivo da parte delle forze politiche. Sarà anche cosi ma, forse sarà una pia illusione, preferisco inserire la questione in una visuale diversa.

E’ un dato di fatto che tutte le  democrazie europee sono attraversate da conflitti sociali evidenti o latenti. La stessa divisione all’interno della politica italiana subisce l’influenza di tali divisioni. Ecco perché credo che la crisi finanziaria ed economica che scuote il nostro paese, e non solo il nostro paese ma l’Europa intera, non si può pensare di risolverla solo con le necessarie misure contabili e fiscali per il risanamento del bilancio.

E’ la politica che deve ritrovare il coraggio di guardare lontano, ben oltre il destino individuale di chi la interpreta. E’ la politica che deve ritornare ad essere al servizio della persona e del bene comune, come richiama Benedetto XVI nella Caritas in Veritate . La vera tenuta dell’Europa si giocherà più su alcuni aspetti di fondo che sui differenziali di spread dei titoli dei diversi Stati. Ecco alcuni aspetti che devono essere all’attenzione di un qualsiasi Esecutivo.

Poco lavoro per i giovani, insufficiente riconoscimento anche delle competenze di studio acquisite, debole status sociale e incerta prospettiva: questo, purtroppo è lo scenario di molti giovani rappresentato ieri al Prof. Monti dal Forum dei giovani. A questo va aggiunto il  veloce invecchiamento delle popolazioni; la crisi economica che fa paura a buona parte del corpo sociale; la necessità strutturale di aprirsi a una vera integrazione di parecchie decine di milioni di lavoratori stranieri. Il tempo che viviamo costituisce una sfida epocale in ordine ad un interrogativo: come far vivere il modello sociale europeo nelle generazioni più giovani e, ancor di più, come saldamente trasferirlo a quelle future?

Scrive Michele Dau sull’Osservatore Romano in edicola oggi: “Solo una prospettiva di creazione di nuova ricchezza può, infatti, rendere credibile la scommessa da affrontare. È una sfida che si può davvero vincere se si riuscirà a porre i problemi con grande chiarezza, a spiegarli ai diversi gruppi di interessi, ma anche alle intere comunità, a tutti i cittadini.

Si dovranno cancellare ingiusti privilegi in ogni campo, ma anche proporre misure di più intensa giustizia sociale. Si dovrà dare un po’ più di valore a ciò che di utile si può fare per gli altri, anche secondo le proprie capacità. Si dovrà recuperare almeno un po’ della profondità spirituale dei Padri fondatori dell’Europa comune, di quelle personalità illuminate, ma anche assai semplici, che pensavano la politica come un intreccio di idee e di costante coinvolgimento serio delle responsabilità e dell’impegno dei cittadini”.

Le stesse Chiese d’Europa, come del resto è emerso nell’Ultima prolusione del Card. Bagnasco all’ultima Assemblea dei Vescovi italiani, dichiarano che  non potendo astenersi dalla vita democratica, occorre impegnarsi tutti, ai vari livelli di responsabilità, per riaffermare e rispettare la verità “condizione fondamentale della convivenza, della giustizia e della pace”.

I Vescovi Portoghesi, inoltre, nel documento, intitolato “Speranza in tempo di crisi”, focalizzando la grave situazione economica e finanziaria che segna i mercati internazionali e, in particolare, quelli dell’Europa sottolineano: “È sempre più chiaro  che la politica nazionale e internazionale non può essere ridotta, né tanto meno sottostare ai giochi oscuri e spietati della speculazione economica, cadere nella morsa di ‘uomini senza volto’. Una tale dittatura porrebbe a rischio la stessa democrazia, la convivenza democratica e potrebbe ledere soprattutto le fasce più deboli della società”. I Vescovi continuano: “se esistono paradisi fiscali, significa che ci sono anche degli inferni di povertà e di ingiustizia che è necessario eliminare”.

Per ricostruire la speranza, per i presuli è necessario avere la consapevolezza che gli evidenti segnali della presenza di Dio nel mondo ci interpellano “a riconoscere l’esistenza di un bene collettivo, a non dissipare il prezioso patrimonio democratico storicamente raggiunto”. Mantenere questo patrimonio è responsabilità di tutti,  cittadini e istituzioni,  imprese e  altre organizzazioni. Come ha richiamato il Presidente Napolitano all’Accademia dei Lincei, si è  soggetti attivi e destinatari di corresponsabilità, la quale si configura maggiormente giusta, aggiungo, se pone la persona umana al centro delle proprie motivazioni.

Infine, non dimentichiamo il richiamo del Magistero della Chiesa che sottolinea  che è giunto il momento di ripensare i comportamenti etici e civici con vigorosa lucidità e con il coraggio capace di unire le energie necessarie in uno sforzo di riforma dello stile di vita che deve essere orientato ad un umanesimo integrale aperto alla trascendenza.

Padre Renato Gaglianone

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