il Punto Coldiretti

Con l’emergenza cibo l’Europa ha bisogno di più agricoltura

Eliminare gli incentivi per gli agricoltori comunitari significherebbe provocare la dismissione della produzione agricola nell’Unione come è facile dimostrare con semplici conti economici perché insieme ai prezzi si è verificata una crescita esponenziale dei costi di coltivazione e allevamento come fertilizzanti, mangimi, carburanti, sementi e agrofarmaci. Per mantenere l’equilibrio economico tra costi e ricavi in agricoltura servono incentivi che peraltro sono presenti in tutti i Paesi occidentali.

Smantellare la Politica Agricola Comune significherebbe quindi aggravare il problema dell’approvvigionamento alimentare dell’Europa in un momento in cui molti paesi produttori stanno chiudendo le frontiere con limitazioni alle esportazioni e ripercussioni anche per l’Italia che importa quasi la metà del proprio fabbisogno in settori chiave come i cereali, la carne e il latte. E l’Unione Europea è anche un importatore netto di prodotti agricoli con una bilancia commerciale negativa di circa 6 miliardi di dollari. Già oggi la UE da un contributo importante allo sviluppo dei Paesi poveri essendo il primo importatore di prodotti agricoli dai Paesi in Via di Sviluppo con un valore pari circa a quello di USA, Giappone, Canada ed Australia messi insieme. In Europa arrivano l’85 per cento delle esportazioni agricole africane e il 45 per cento di quelle del Sud America.

Con la riforma della Politica Agricola Comune e stata fatta la scelta del disaccoppiamento che è il primo passaggio per permettere alle imprese di confrontarsi senza mediazioni con il mercato e di orientare le produzioni dove la forbice tra domanda e offerta è piu’ ampia e dove si fa piu’ sentire la tensione sui prezzi.

Il sostegno deve essere svincolato da cosa e quanto produrre che sono invece decisioni che spettano soltanto all’imprenditore sulla base dell’andamento dei mercati e della specificità dell’impresa. Con il disaccoppiamento si evitano distorsioni e si riesce a rispondere in tempi piu’ rapidi, rispetto alla politica, alle mutevoli condizioni di mercato. Lo dimostra l’esperienza recente del grano in Italia dove all’aumento della domanda internazionale ha fatto seguito immediatamente una crescita delle semine del 18 per cento per il duro e del 14 per cento per il tenero.

Le motivazioni per le quali i cittadini europei sono disponibili a sostenere la spesa per l’agricoltura sono tre: l’adeguata offerta di prodotti, la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente. Tutti e tre questi obiettivi devono essere contemporaneamente soddisfatti perché legare il disaccoppiamento soprattutto ad uno metterebbe a rischio gli altri. Occorre quindi riqualificare il disaccoppiamento vincolando chiaramente il sostegno allo svolgimento di una significativa attività agricola produttiva, senza legami diretti a quantità e tipo di prodotto, oltre che naturalmente al rispetto dei limiti dell’ecocondizionalità e della sicurezza alimentare.

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