il Punto Coldiretti

Il cibo è un diritto e non una merce

di Sergio Marini

Salviamo le banche, che quando stavano in piedi hanno fatto non pochi danni all’economia mondiale e ora da moribonde rischiano di farne ancora di più.

Dobbiamo poi contenere i danni che la crisi genera sulla economia reale, dalle automobili ai frigoriferi, dall’edilizia al manifatturiero.

E poi c’è l’agricoltura che, a dire il vero, al momento non sembra nell’agenda dei grandi del mondo, come se gli effetti della crisi sul settore primario non ci fossero.

Ebbene vale la pena ricordare che se la chiusura delle fabbriche genera disoccupazione, quella delle imprese agricole produce effetti ben più pesanti. Dico questo perché non vorrei che ci abituassimo all’idea che, in fin dei conti, per  il mondo del terzo millennio avere 50 o 100 milioni di morti per fame all’anno sia la stessa cosa.

Ecco perché abbiamo pensato che gli agricoltori del G8 debbano lanciare un appello ai grandi decisori per dirgli che il cibo è un diritto di tutti e, pertanto, non può essere trattato come una merce qualsiasi.

Alle agricolture di tutto il mondo devono essere garantiti credito ed investimenti adeguati se vogliamo continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, dobbiamo applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose, dobbiamo garantire trasparenza e informazione ai consumatori perché negare tutto ciò è più distorsivo di qualsiasi aiuto di stato.

Penso che sia giunto il momento che le agricolture del mondo facciano sentire la loro voce perché è finito il tempo in cui, intimiditi, apprendevamo quelle lezioni di economia fantasiosa da parte di chi ci ha portato a questo disastro globale.

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