il Punto Coldiretti

Le Agromafie minano il futuro del Paese

di Sergio Marini

Il problema dell’Agromafia non tocca solo l’economia italiana, la sicurezza alimentare, i produttori e i consumatori, ma mina il futuro del Paese. Le attività criminali vanno a colpire le prospettive fondamentali di un Paese che deve oggi decidere quali sono le linee di competitività con cui pensa di confrontarsi in un mercato sempre più globale. La competitività si gioca dove si è diversi e migliori: cibo, cucina, agroalimentare, insieme alle cultura e alla creatività dei nostri giovani ci permetteranno di essere importanti anche nel futuro. Tutte le azioni che minano queste leve, che vanno a toccare la credibilità del made in Italy a tavola, minano il futuro del Paese. Al contrario, il valore immateriale dell’azione che tutti i giorni i produttori e il sistema della filiera compiono va nella direzione di sostenere gli interessi del Paese.

Oggi non abbiamo invitato le forze politiche, alle quali però trasferiremo il rapporto con i suoi contenuti. Ho purtroppo l’impressione che questa centralità del sistema agroalimentare non sia in cima ai pensieri dei legislatori e troppe sono le prove che mi confortano in questa analisi. Basti pensare a quelle norme che potrebbero facilitare la messa a conoscenza dei processi produttivi da parte dei cittadini, a partire dall’origine e dalla trasparenza, come la legge sull’etichettatura obbligatoria. Spesso si invoca l’impossibilità di trasferire a livello comunitario quelle cose che abbiamo fatto o vorremmo fare a  livello nazionale. Ma la verità è che non sempre c’è davvero la volontà di farlo.

A volte, è vero, non ci riusciamo per problemi di autorevolezza. Quattro ministri in quattro anni non ci aiutano e non danno una buona impressione. Ma c’è anche problema di volontà, come dimostra la vicenda della legge sull’etichettatura d’origine che non si sta proponendo a livello comunitario. Ma anche altri comportamenti ci lasciano dubbiosi. Nel Rapporto si cita il caso Simest. Con quale autorevolezza e credibilità un sistema paese dice di voler combattere il Made in Italy fasullo nel mondo quando lo stesso Stato finanzia quelle imprese che producono italian sounding? Nel momento in cui abbiamo denunciato la vicenda mi sarei aspettato un intervento normativo per impedire che potesse ripetersi in futuro. Non mi risulta che sia successo.

Ancora, in questi giorni si sta discutendo del fatto che su alcuni prodotti si ha l’origine ma di fatto l’etichetta è illeggibile e, nel caso dell’olio, è stata annunciata una norma in proposito. Pensavo che anche qui le dimensioni delle scritte si potessero cambiare senza dover ricorrere a un iter legislativo che richiamasse l’Unione Europea e, invece, si è scelta proprio questa strada sapendo che non si sarebbe arrivati a niente. Ciò mi fa pensare fino a che punto si voglia essere trasparenti, e  lo stesso discorso vale per i dati delle importazioni di materia prima dall’estero. Perché non vengono resi pubblici? Insomma, sembra che, al di là delle grandi dichiarazioni, si è ancora soggetti a quella pressioni che la trasparenza non la vogliono. Non dimentichiamo che la stessa legge 203 fu denunciata in Europa dal sistema industriale italiano. E pure la Gdo, se volesse, potrebbe tranquillamente dividere tra prodotti italiani e  non. Iniziative come la presentazione del rapporto sulle agromafie sono dunque importanti per portare l’opinione pubblica a farsi sentire su chi le leggi le fa.

Da parte nostra, dei nostri produttori, del mondo che Coldiretti rappresenta, l’impegno continua, un impegno forte deciso e convinto che non si ferma alla denuncia ma punta a mettere in piedi qualcosa di più concreto e operativo per far sì che le cose cambino davvero. Il progetto attivato per una filiera agricola italiana va proprio nella direzione di accorciare la filiera per restringere gli spazi in cui la malavita si possa organizzare, trasferendo il valore aggiunto al consumatore e al produttore e contribuendo a svincolare quest’ultimo da quegli elementi di difficoltà che rischiano di farlo cadere vittima della criminalità. In attesa di definire la legge sull’etichettatura, il percorso di individuare un marchio territoriale collettivo che valorizzi agricoltura italiana è un contributo a tutela del made in Italy, nell’interesse non solo del settore agricolo e del consumatore, ma dell’intero sistema Paese.

(bozza) 

 

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