il Punto Coldiretti

Quote latte, l’ennesima sconfitta per l’Italia

Di fronte a costi di allevamento crescenti ci auguriamo che l’aumento delle quote latte non sia un alibi offerto agli industriali per ridurre il prezzo alla stalla agli allevatori mentre continua a crescere quello pagato dai consumatori.

L’accettazione dell’incremento lineare uguale nei diversi Stati dell’Unione Europea, senza tenere conto del fatto che l’Italia è l’unico Paese realmente deficitario nella produzione, rappresenta l’ennesima sconfitta nazionale nelle trattative comunitarie dopo quella già subita per l’ortofrutta e per il vino, a favore dei Paesi del Nord.

E’ inaccettabile che Paesi come l’Olanda che hanno quote per produrre quasi tre volte il proprio fabbisogno interno abbiano avuto lo stesso aumento percentuale proposto all’Italia dove quasi la metà del latte consumato è importato dall’estero. Anche se è inutile sottolineare che qualsiasi eventuale aumento non potrà comunque che essere assegnato esclusivamente ai produttori in regola con la legge nazionale e comunitaria, resta il rammarico per la debolezza negoziale dimostrata anche in questa occasione dall’Italia.

La sconfitta subita sulle quote latte si aggiunge infatti a quelle già rimediate per il vino, con il via allo zuccheraggio e sull’ortofrutta, che rappresentano settori centrali per l’economia agricola nazionale. Una situazione che impone un deciso e immediato cambio di rotta già a partire da chi prenderà la guida del Paese dopo le elezioni del 13 e 14 aprile.

Con la nuova legislatura serve una forte discontinuità con il passato che assicuri all’Italia nelle trattative comunitarie l’autorevolezza che spetta ad un paese da primato per quantità e qualità nella produzione agroalimentare nell’Unione Europea.

Per questo nel documento elaborato dalla Coldiretti per il confronto con i diversi schieramenti elettorali chiediamo una forte azione comunitaria a difesa dei prodotti mediterranei e per il consolidamento del bilancio agricolo comunitario riconoscendo la funzione economica, ma anche ambientale e sociale delle imprese agricole.

Anche per questo nel futuro ci aspettiamo, come avviene per altri paesi agricoli dell’Unione Europea, che sia lo stesso Presidente del Consiglio ad intervenire nelle trattative comunitarie quando sono in gioco interessi centrali per l’agricoltura italiana, l’ambiente e la salute dei cittadini.

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