Risolvere l’emergenza selvatici
L’agricoltura è oggi l’unica attività di impresa dove è possibile distruggere senza garantire i giusti indennizzi. E’ quanto accade, purtroppo sempre più di frequente, con i danni da fauna selvatica. Cinghiali, daini, mufloni, nutrie, storni e molte altre specie, proliferate ben oltre i limiti, fanno quotidiane incursioni nei campi, devastando le colture. Tali animali sono considerati bene pubblico ma i danni da loro causati vengono al massimo ritenuti ammissibili di essere indennizzati (e non completamente risarciti). Indennizzi che, oltretutto, arrivano in ritardo e che solitamente non coprono che la metà del danno economico subito dall’impresa, anche a causa dei guasti della malaburocrazia. Una situazione che riguarda le imprese agricole, ma anche la società e l’ambiente. Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate non c’è piu’ la sicurezza di poter proseguire l’attività agricola ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati, Occorre allora un’inversione di rotta. La Pubblica Amministrazione deve mettere in campo da subito una serie di soluzioni, dai piani straordinari di controllo, per garantire la selezione e il prelievo degli animali in soprannumero, all’accelerazione delle procedure di rimborso dei danni, coordinando in maniera più efficace i diversi enti che sovrintendono alla gestione del territorio. E serve mettere una volta per tutte in trasparenza un settore, quello della carne ottenuta dall’abbattimento dei selvatici, che a volte alimenta un’economia sommersa. Non è più accettabile che proprio in un momento storico in cui c’è bisogno di più agricoltura per fronteggiare l’emergenza cibo, si lascino sole le imprese dinanzi all’assedio dei selvatici, pregiudicandone il ruolo economico, per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente. |
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