il Punto Coldiretti

Celentano “predicatore”

L’ultimo festival di Sanremo lo ricorderemo per le “prediche” di Celentano. Se si fosse limitato a cantare avremmo continuato ad apprezzarne le doti e gustato le sue belle canzoni. Bella quella della Samaritana della prima serata e, ancora più bella, quella del duetto con Morandi, dell’ultima serata.

Non è mia intenzione unirmi al coro dei pro e dei contro il contenuto e/o le modalità dei “monologhi”. Ritengo, infatti, trattarsi della manifestazione di un disagio diffuso tra i credenti e non solo. A mio parere è un disagio che affonda le sue radici nelle nebbie di una post-modernità che brancola alla ricerca di risposte alle macerie della modernità.

Con molta leggerezza si era pensato che all’assoluto, fallimentare, della scienza e del progresso si potesse sopperire con una “fede” indiscussa nel liberismo, nel potere taumaturgico di un mercato senza regole e/o di un’economia senza etica.  Ci convinciamo sempre più che così non è! Siamo stati tentati ancora una volta a dimenticare la nostra natura di creature segnate dal peccato. Ci siamo convinti che potessimo bastare a noi stessi per ritrovarci, ancora una volta, “nudi”.

La Chiesa è venuta meno alla sua missione di proposta della salvezza in Gesù il Cristo, oppure  il nostro orecchio è sordo al “messaggio politico” che deriva all’uomo che si riconosca bisognoso di salvezza? La Dottrina sociale della Chiesa non è forse il luogo privilegiato della Chiesa di parlare di Dio, del Paradiso, della vocazione alla felicità dell’uomo che si riconosce figlio e fratello e quindi impegnato “politicamente” per affermare con Gesù: “oggi il regno di Dio è in mezzo a voi”? L’inizio della Quaresima, il prossimo 22 febbraio sono le ceneri, attraverso il messaggio del Papa riprenderemo queste tematiche.

Ho detto sopra che non è mia intenzione unirmi al coro delle critiche, favorevoli o contrarie, a Celentano. Ma questo non mi impedisce di fare alcune sottolineature prendendole a prestito dalla Lettera di San Giacomo.

“Se qualcuno ritiene di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo”. (Gc. 1,26-27)

“Anche la lingua è un fuoco, il mondo del male! La lingua è inserita nelle nostre membra, contagia tutto il corpo e incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geènna.
“Chi tra voi è saggio e intelligente? Con la buona condotta mostri che le sue opere sono ispirate a mitezza e sapienza”.(Gc. 3,6.13)

“A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta”. (Gc. 2,14-17)

”Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non dite menzogne contro la verità. Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrestre, materiale, diabolica; perché dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia”. (Gc. 3, 14-18). A voi le considerazioni finali.

Padre Renato Gaglianone

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