il Punto Coldiretti

Comunicazione e nuovi linguaggi

Per la riflessione di questa settimana attingo al discorso pronunciato sabato 13 novembre da Benedetto XVI nel ricevere in udienza in Vaticano i partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura sul tema: "Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi". I temi, infatti, legati alla Giornata del Ringraziamento, soprattutto quelli opportunamente evocati dal Papa, sono stati ripresi dal Presidente Marini e dal Delegato dei giovani e ad essi vi rimando.

Affronto invece il tema della comunicazione perché vede impegnata tutta l’Organizzazione nel trovare le modalità per mediare, attraverso una adeguata comunicazione, tutto il “progetto” Coldiretti. Mi permetto di parafrasare alcuni passaggi del discorso del Papa, che, ovviamente, parla della comunicazione del vangelo, per recepire quei percorsi virtuosi che ci portino a mettere in campo modalità comunicative efficaci.

“Parlare di comunicazione e di linguaggio significa, dice il Papa, non solo toccare uno dei nodi cruciali del nostro mondo e delle sue culture… Comunicazione e linguaggio sono anche dimensioni essenziali della cultura umana, costituita da informazioni e nozioni, da credenze e stili di vita, ma anche da regole, senza le quali difficilmente le persone potrebbero progredire nell’umanità e nella socialità”.

Una rinnovata capacità di comunicare necessità  di mettersi in ascolto degli uomini e delle donne del nostro tempo. “Ascoltando, infatti, le voci del mondo globalizzato, ci accorgiamo che è in atto una profonda trasformazione culturale, con nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione, che favoriscono anche nuovi e problematici modelli antropologici”.

La forza delle idee che sostiene il “progetto” spinge ad avvalersi con rinnovato impegno creativo, ma anche con senso critico e attento discernimento, dei nuovi linguaggi e delle nuove modalità comunicative.

Si deve avere il coraggio di non chiudere gli occhi da vanti a una realtà che disorienta: “Oggi non pochi giovani, storditi dalle infinite possibilità offerte dalle reti informatiche o da altre tecnologie, stabiliscono forme di comunicazione che non contribuiscono alla crescita in umanità, ma rischiano anzi di aumentare il senso di solitudine e di spaesamento. Dinanzi a tali fenomeni, ho parlato più volte di emergenza educativa, una sfida a cui si può e si deve rispondere con intelligenza creativa, impegnandosi a promuovere una comunicazione umanizzante, che stimoli il senso critico e la capacità di valutazione e di discernimento”.

Importante comunque che  anche “nell’odierna cultura tecnologica, è il paradigma permanente dell’inculturazione del Vangelo deve fare da guida, purificando, sanando ed elevando gli elementi migliori dei nuovi linguaggi e delle nuove forme di comunicazione”. Per questo compito, difficile e affascinante, la Chiesa può attingere allo straordinario patrimonio di simboli, immagini, riti e gesti della sua tradizione”.

Io sono sempre stato convinto che il limite più grosso per il nostro comunicare sta nel prescindere dalla “testimonianza”. Facciamo della “discontinuità” un imperativo assoluto che ci spinge a trovare nel nuovo le “gambe” per dare mobilità al progetto. E’ un’illusione! Se continueremo ad aver paura e a non mettere in conto la forza condizionante del passato, una volta passata l’euforia della “novità”, non si andrà da nessuna parte. 

Credo che l’ammonimento del Papa, per nella diversità dei contesti, può servire per aprire la nostra mente per la ricerca di strumenti veramente idonei per una comunicazione efficace. Dice, infatti, Benedetto XVI:  “Alla fine, solo l’amore è degno di fede e risulta credibile. La vita dei santi, dei martiri, mostra una singolare bellezza che affascina e attira, perché una vita cristiana vissuta in pienezza parla senza parole. Abbiamo bisogno di uomini e donne che parlino con la loro vita, che sappiano comunicare il Vangelo, con chiarezza e coraggio, con la trasparenza delle azioni, con la passione gioiosa della carità”.

Padre Renato Gaglianone

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