Dalla Terra Santa
Come ben sapete, dallo scorso 23 settembre con un gruppetto di "pellegrini Coldiretti", ci troviamo in Terra Santa per un cammino di riscoperta della nostra fede visitando e pregando nei luoghi che hanno visto il realizzarsi del "disegno divino di salvezza" realizzatosi nell’evento Gesù Cristo. Qualcuno, forse si sta chiedendo: ma a cosa serve questo pellegrinaggio? Non credo esista una risposta esaustiva… Bisogna avventurarsi nel "cammino" per poter rispondere. Il Pontificio Consiglio per i Migranti In occasione del Giubileo del 2000, ha diffuso un documento sul Pellegrinaggio. Tra l’altro dice: Il pellegrinaggio,in genere, ha come meta la tenda dell’incontro personale con Dio e con se stessi. Disperso nella molteplicità degli affanni e della realtà quotidiana, l’uomo ha bisogno di riscoprire se stesso attraverso la riflessione, la meditazione, la preghiera, l’esame di coscienza, il silenzio. Nella tenda santa del santuario deve interrogarsi su quanto «resta della notte» del suo spirito, come dice Isaia nel suo canto della sentinella: «Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!». Le grandi domande sul senso dell’esistenza, sulla vita, sulla morte, sul destino ultimo dell’uomo devono risuonare nel cuore del pellegrino così che il viaggio non sia solo un movimento del corpo ma anche un itinerario dell’anima. Nel silenzio interiore, Dio si rivelerà proprio come una «voce di silenzio sottile» che trasforma il cuore e l’esistere. Solo così, quando si ritornerà a casa, non si piomberà di nuovo nella distrazione e nella superficialità, ma si conserverà una scintilla della luce ricevuta nell’anima e si sentirà la necessità di ripetere in futuro questa esperienza di pienezza personale, «decidendo di nuovo nel cuore il santo viaggio». In questi giorni, inoltre, abbiamo avuto anche l’occasione di entrare nella tenda dell’incontro cosmico con Dio. Infatti, i santuari visitati sono collocati in panorami straordinari, esprimono forme artistiche di grande fascino, addensano in sé antiche memorie storiche, sono espressioni di culture alte e popolari. Abbiamo fatto l’esperienza di come, nella maggior disponibilità ad apprezzare la natura, si rivela una preziosa dimensione spirituale dell’uomo moderno. Questa contemplazione e’ diventata tema di momenti di riflessione e di preghiera, così da dare lode al Signore per i cieli, che narrano la sua gloria, e ci si sente un po chiamati a essere ministri del mondo nella pietà e nella giustizia. Siamo convinti che questo pellegrinaggio, nella sua faticosità, nelle sua dimensione di cammino verso il compimento di una promessa e di cammino di liberazione dalla schiavitù serve a prendere coscienza di quanto la nostra fatica sia una risposta al grande Pellegrinaggio dell’Eterno nel tempo, pellegrinaggio che si è compiuto una volta per tutte e che rimane contemporaneo ed immediato per noi, offerto hic et nunc alla nostra libertà Man mano che il pellegrinaggio si snoda lungo i percorsi che sapientemente sono venuti a strutturarsi in anni e anni di presenza itinerante di folle di fedeli, e attraverso la guida appassionata di Don Danilo, si diventa sempre piu’ consapevoli dell’arricchimento che ne deriva a ciascun partecipante, plaudendo alla bontà della scelta fatta. Infatti, entrati nella dinamica propria del pellegrinaggio, ci si rivelano con chiarezza alcune tappe che il pellegrino raggiunge, e che diventano un paradigma di tutta la nostra vita di fede: la partenza rende manifesta la nostra decisione di avanzare fino alla meta e conseguire gli obiettivi spirituali della nostra vocazione battesimale; il cammino ci conduce alla solidarietà con i fratelli e alla preparazione necessaria per l’incontro con il Signore; la visita ai Santuari ci invita all’ascolto della Parola di Dio e alla celebrazione sacramentale; il ritorno, infine, ci ricordera’ la nostra missione nel mondo, come testimoni della salvezza e costruttori della pace. Padre Renato Gaglianone |
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