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“Dio oggi non è negato, è sconosciuto”

“Dio oggi non è negato, è sconosciuto”. E’ quanto ha affermato nel Discorso conclusivo  mons. Fisichella Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Rettore della Pontificia Università Lateranense,  al convegno “Dio oggi: con lui o senza di lui cambia tutto”, organizzato a Roma dal Comitato per il Progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana.

Mons. Fisichella ha ricordato che i giorni del Convegno hanno permesso di riflettere, di vedere, di ascoltare e discutere sul tema "Dio" in riferimento ai diversi segmenti in cui la cultura si organizza: dalla filosofia alla teologia; dalla scienza al cinema, dalla bellezza delle arti alla letteratura.

Scorrendo la cronaca dell’evento con i relativi interventi sono riandato agli anni sessanta quando fior fiore di Sociologi da tutto il mondo si riunirono a Vienna per certificare “definitivamente” la “morte di Dio”. Con grande sorpresa di tutti, soprattutto per quelli di matrice marxista, bisognò convenire che non solo Dio non era morto ma, al contrario presentata una vitalità inaspettata. Chi, “tra noi del millennio scorso”, non ha canticchiato, magari attorno ad un falò nelle sere d’estate, la canzone dei Nomadi “Dio è morto”. Corsi e ricorsi! Ancora una volta, con disappunto di qualcuno, bisogna dire che Dio è vivo… eccome! Ecco allora alcuni brani dell’intervento del Rettore della Lateranense che aiuta a far chiarezza.

“Scrive il Libro del Siracide: "Quando uno ha finito, allora comincia" (Sir 18,6). E’ proprio così. Concludere queste giornate ricche di provocazioni su diversi fronti dalla cultura alla fede, equivale ad iniziare a riflettere con maggior intensità sui contenuti che sono stati partecipati. Nella lectio conclusiva del suo insegnamento nel 1993, l’ideatore della "teologia politica", J. B. Metz, diceva: "La crisi che ha colpito il cristianesimo europeo non è più primariamente o almeno esclusivamente una crisi ecclesiale… La crisi è più profonda: essa non ha affatto le sue radici solo nella situazione della Chiesa stessa: la crisi è divenuta una crisi di Dio. Schematicamente si potrebbe dire: religione sì, Dio no; dove questo no a sua volta non è inteso nel senso categorico dei grandi ateismi. Non esistono più grandi ateismi. L’ateismo di oggi può in realtà già di nuovo riprendere a parlare di Dio –distrattamente o tranquillamente- senza intenderlo veramente" [1]. In una parola, si ammette che la crisi odierna è determinata dal potere e sapere parlare di Dio; la cosa non può lasciare neutrali soprattutto a oltre quarant’anni dal Vaticano II che aveva tra i suoi scopi quello di parlare di Dio all’uomo di oggi in modo comprensibile. La crisi che viviamo, comunque, si potrebbe riassumere in maniera ancora più sintetica: Dio oggi non è negato, è sconosciuto. Probabilmente, all’interno di quest’espressione c’è qualcosa di vero circa il modo di porsi del nostro contemporaneo dinnanzi alla problematica che ruota intorno al nome di "Dio". Per alcuni versi, si potrebbe dire che si è passati dal "Dio: un’ipotesi inutile" di venerata memoria, al "Dio: la possibilità buona per l’uomo" di G. Vattimo nell’ultima pubblicazione di alcune settimane fa su questo tematica [2].

La parte conclusiva merita particolare attenzione per i risvolti e le ricadute che potrebbe avere in ordine alla propria esistenza, alla liberta personale, alla responsabilità sociale etc.
“Nel mistero dell’enigmaticità della propria esistenza personale, del cosmo e di quanto ci circonda deve sorgere l’interrogativo che tocca il senso e il significato dell’esistenza. Ricorrere, mitologicamente, al "fato" –come molti oggi sono tentati di fare- potrebbe essere una scappatoia facile e già utilizzata nel passato, ma si verrebbe a compromettere il valore della libertà personale che è quanto di più geloso ognuno dovrebbe conservare. In questo richiamo ultimo e radicale alla libertà nel suo rapporto con la verità si esprime anche l’originalità del cristianesimo. Niente come la fede nel Dio che si fa uomo provoca la libertà ad assumere in prima persona il principio di responsabilità. Il Dio che ama come Gesù è il Dio responsabile del fratello che non rimane nella solitudine della morte. Senza Dio viene meno la possibilità dell’autocomprensione, dell’esercizio della libertà e della responsabilità sociale. Dunque, è proprio vero: con lui o senza di lui cambia tutto.”

Padre Renato Gaglianone

note
1) In R. Fisichella (ed.), Il Concilio Vaticano II, Cinisello B. 2000, 67.
2) G. Giorgio (ed.), Dio: la possibilità buona, Rubettino 2009, 20.
3) Agostino, De fide rerum quae non videntur, I,1.
4) E’, di fatto, l’obiezione mossa spesso da E. Severino ai cattolici.
5) E’ sufficiente riprendere tra le mani il testo di H. U. von Balthasar, Die Gottesfrage des heutigen Menschen, Wien 1957, per verificare il passaggio su questa problematica.
6) Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI all’Arcivescovo Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense, in occasione del Convegno sul tema: "Dal telescopio di Galileo alla cosmologia evolutiva. Scienza, filosofia e teologia in dialogo", 26 novembre 2009.
7) De Trinitate liber, PL III, 889.890.
8) Anselmo, Proslogion, I.

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