Federpensionati, il welfare partecipato punta sugli anziani
Valorizzazione del ruolo dell’anziano, visto non più solo come destinatario di politiche sanitarie, ma come risorsa attiva nell’attuazione degli strumenti di welfare. Valorizzazione delle potenzialità solidaristiche della famiglia rurale in una rete di mutuo aiuto. Ruolo delle imprese agricole multifunzionali come fornitori di servizi alla comunità. Sviluppo delle politiche di conciliazione e dei servizi di accoglienza. Partecipazione attiva delle imprese agricole al progetto “Reti Amiche”. Sostegno alle pensioni agricole e recupero del potere di acquisto. Sono queste le principali proposte che la Federpensionati Coldiretti presenterà nel corso dell’Assemblea di metà mandato che si terrà a Roma mercoledì 19 novembre. La situazione di forte crisi economica vissuta dal nostro Paese, il crescente disagio delle famiglie e la prospettiva demografica di progressivo invecchiamento della popolazione con ripercussioni preoccupanti sotto il profilo della spesa sanitaria, rendono necessario ripensare un modello di sviluppo sociale che contempli la partecipazione di tutti i soggetti privati che, a diverso titolo, possono svolgere un importante ruolo attivo in un welfare partecipato che dia concreta attuazione al principio di sussidiarietà. Non è ormai più ipotizzabile immaginare gli interventi sociali secondo la logica di un sistema orientato alla semplice assistenza economica alle forme di disagio; è necessario passare invece al concetto di “rete dei servizi”, centrata sul benessere della persona nel suo complesso, destinata quindi a tutta la collettività e finalizzata a migliorare la qualità della vita, riducendo così le aree di disagio su cui dover intervenire. La Federpensionati Coldiretti è fermamente convinta che l’agricoltura possa offrire un contributo importante nell’affermazione di questa nuova concezione di welfare partecipato. A cominciare dagli anziani, che spesso, a differenza delle altre categorie, svolgono un ruolo attivo fino ad un’età avanzata e sono espressione di un invecchiamento più sano: gli anziani sono portatori di tradizioni, valori, conoscenze, che possono essere messe a servizio della comunità, sia come occasione di aggregazione di altri individui di pari età (ad esempio nell’esperienza degli “orti sociali”), sia per avvicinare bambini e ragazzi ai valori del territorio, della tradizione, dell’educazione alimentare ed ambientale. Non meno importante è il ruolo che le aziende agricole possono svolgere nelle politiche di accoglienza e di aggregazione, come centri diurni per anziani o ludoteche e fattorie didattiche per l’infanzia, o ancora come promotrici di percorsi formativi per disabili o stranieri, finalizzati al loro inserimento o recupero nel tessuto sociale e lavorativo. Ma l’impresa agricola può offrire alla comunità anche molti servizi di pubblica utilità che, integrando o sostituendo i servizi che gli attori pubblici non sono più in grado di offrire per motivi di contenimento delle spese, possono contribuire ad arrestare lo spopolamento di molte aree rurali, marginali o montane con le conseguenze – di tipo ambientale, geologico ed economico – derivanti dall’abbandono del territorio e dalla mancata manutenzione del suolo. E’ necessario però che queste iniziative siano inserite in un progetto complessivo in cui le Istituzioni sono chiamate a fare la loro parte, fornendo i necessari supporti normativi e le leve fiscali necessarie ad adeguare il potere di acquisto delle famiglie, contribuendo così anche a creare un volano positivo per il rilancio dell’economia del Paese. Sarà poi necessario affrontare il tema del potere di acquisto delle pensioni: le pensioni agricole sono in assoluto le più basse e per questo risentono, più delle altre categorie, della perdita di potere di acquisto; è necessario quindi, anche sotto questo aspetto, studiare dei correttivi adeguati, anche per evitare che il livello delle pensioni costituisca un ostacolo all’esercizio dell’attività agricola da parte delle future generazioni. |
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