il Punto Coldiretti

Giustizia e accesso all’acqua

Il 22 marzo si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite dal 2030 potrebbe patire la sete metà della popolazione mondiale. Nella stessa data si è chiuso anche il Forum mondiale sull’acqua di Istanbul: fra gli obiettivi c’era l’individuazione di una soglia minima da garantire.

Nelle pagine della Bibbia incontriamo l’esperienza viva di un popolo che sperimentò nella sua storia quello che significa la carenza e la presenza dell’acqua, che lottò e sospirò per essa. Frutto di questa esperienza vitale, l’acqua si converte anche in simbolo universale di vita spirituale. Tutte le grandi Religioni mondiali all’interno, e spesso in maniera privilegiata, della loro fondamentale simbologia hanno l’acqua. 

Ecco alcuni dati per entrare nel vivo delle problematiche. Lo sapete che quasi un miliardo di persone, circa una persona su otto, non ha accesso all’acqua potabile mentre due miliardi e mezzo di persone non ha accesso a servizi igienici? E che 4.000 bambini muoiono ogni giorno per malattie causate da acqua inquinata e il 50% dei posti in ospedale dei paesi in via di sviluppo è occupato da vittime di acqua inquinata.

Questo, mentre il 12% della popolazione mondiale usa l’85% delle risorse idriche del pianeta. Su queste drammatiche problematiche è focalizzata questa 18° edizione della “Giornata mondiale dell’acqua”. Lo slogan di quest’anno è: “l’acqua pulita per un mondo più sano”. Molte le azioni concrete che si possono mettere in campo. Una su tutte: attraverso microcredito e donazioni, con 25 dollari si può assicurare acqua potabile ad una persona per tutta la vita.

L’acqua potabile è un miraggio per oltre 125 milioni di bambini sotto i 5 anni d’età.
Trentamila persone al giorno, 4000 sono bambini, muoiono per malattie dovute all’assenza d’acqua potabile e di servizi sanitari; 600.000 agricoltori bianchi dell’Africa del Sud consumano per scopi irrigui il 60% delle risorse idriche del paese, mentre 15 milioni di cittadini di colore non hanno accesso all’acqua potabile, la metà dei villaggi palestinesi non ha acqua corrente, mentre tutte le colonie israeliane ne sono provviste, 85% del volume delle acque dei fiumi in Francia é inquinato.

Il consumo giornaliero medio della popolazione dei paesi “in via di sviluppo” si aggira sui 20 litri. In Italia è di 213, negli Usa di 600. Il Brasile rappresenta l’11% delle risorse idriche dolci del pianeta ma 45 milioni di brasiliani non hanno ancora accesso all’acqua potabile. Gli sprechi d’acqua sono enormi in tutto il mondo: 40% dell’acqua usata per l’irrigazione si perde per evaporazione; le perdite dell’acqua immessa negli acquedotti vanno dal 30 al 50%, anche nei paesi detti “sviluppati”; una lavatrice standard consuma in media 140 litri a ciclo, lo sciacquone circa 10 litri alla volta, una lavastoviglie 60 litri.

Come si vede è facile cogliere l’importanza del tema e le sue relazioni con la giustizia e la pace. Ciò risulta evidente soprattutto nei “social forum” che si svolgono contemporaneamente con il vertice ufficiale che analizzano il problema acqua dalla parte del sud del mondo.

In particolare si punta il dito contro la politica dell’acqua attuale sottolineandone il fallimento dal momento che dimostra di essere incapace di permettere a tutti di avere accesso all’acqua, promuovere un uso “sostenibile” delle risorse idriche e impedire le “guerre dell’acqua”.

Il Prof. Zichichi, ricordava: “Dall’alba della civiltà l’acqua è stata fonte di vita e di prosperità… Oggi assistiamo, senza reagire, alla distruzione di questa fondamentale fonte di vita, come se fosse inesauribile”.

La Santa Sede si rapporta al problema dell’acqua, come bene comune dell’umanità, in tutte le sue varie dimensioni, non solo fisica, economica e politica, ma anche etica, sociale e religiosa. L’acqua è un bene sociale, economico e ambientale, la sua gestione richiede principi etici e sociali non facili da conciliare con altre esigenze. In particolare vengono richiamati: il principio del rispetto della dignità della persona umana alla quale è indispensabile l’accesso all’acqua.

“La persona umana deve essere il punto centrale della convergenza di tutti i problemi relativi allo sviluppo, all’ambiente ed all’acqua. La centralità della persona umana così deve essere la prima tra le considerazioni delle problematiche legate all’acqua."; il principio di equità (tra nazioni, tra generazioni ecc.); il principio della destinazione universale dei beni tra i quali l’acqua occupa un posto fondamentale; il principio di solidarietà, che ne deve guidare la gestione anche per evitare conflitti; il principio di sussidiarietà per sostenere gli sforzi anzitutto locali; il principio di partecipazione in modo che tutti, compresi i poveri, siano coinvolti nella gestione dell’acqua.

Gli interventi della Santa Sede, nelle sedi internazionali, risultano particolarmente ricchi di riferimenti concreti che spaziano della necessità dell’accesso all’acqua sicura per prevenire le malattie, favorire lo sviluppo della persona nella sua interezza e nella sua capacità relazionale. Lo stesso sviluppo, quello agricolo in particolare, necessita di una gestione giusta delle risorse idriche. La lotta alla povertà e alla fame richiede sempre di più un intervento mirato e solidale per l’accesso, garantito a tutti, alle risorse idriche. Le stesse grandi religioni, come accennato sopra, offrono elementi simbolici e non, perché tutti ci si faccia carico di collocare la problematica dell’acqua al suo giusto posto: “Due qualità particolari dell’acqua sono centrali nelle religioni: l’acqua è un componente elementare primario di vita, una forza creativa”.

Il Magistero della Chiesa, in più occasioni ha condannato  (cfr. Caritas in Veritate, Compendio della Dottrina Sociale, Messaggio per la giornata mondiale della Pace 2010)  il ruolo centrale dell’essere umano per i guai procurati all’ambiente ed ai suoi elementi costitutivi. Solo quando l’umanità rispetterà l’integrità della creazione, conformandosi al piano provvidenziale di Dio, si arriverà ad apprezzare veramente il significato dell’acqua nella creazione e per l’umanità”.

Da qui la necessità di legare l’approccio della tematica acqua alla “responsabilità per il creato”. Uno sviluppo sostenibile, infatti, esige che siano soddisfatti i bisogni primari di tutti nell’accesso alle risorse idriche e che sia estesa a ciascun individuo la possibilità di dare realtà alle proprie legittime aspirazioni ad un miglioramento della qualità della vita.

Padre Renato Gaglianone

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