il Punto Coldiretti

I “verbi dell’esistenza”

Nei giorni scorsi con i confratelli Consiglieri ecclesiastici regionali, in sostituzione del tradizionale viaggio studio, ci siamo recati ad Ars per un corso di esercizi spirituali. E’ stata un’esperienza veramente arricchente per noi sacerdoti recarci nel luogo dove san Giovanni Maria Vianney ha costruito la sua santità. Una santità costruita attorno ai sacramenti dell’Eucarestia e della Penitenza. Una santità “ordinaria” fondata sulla fedeltà.

Fedeltà all’impegno preso al momento dell’Ordinazione presbiterale, di essere “trasparenza” dell’amore infinito di Dio Padre. Un amore particolare per ogni uomo. Il Curato d’Ars sapeva far in modo che ognuno di quelli che incontrava cogliessero questa particolare “tenerezza” di Dio per ciascuno. Un richiamo per i Sacerdoti e per i cristiani tutti. Il Cristiano,infatti, non può dimenticarsi che anche lui è chiamato ad essere trasparenza della santità di Dio “nell’ordinario” della sua quotidianità.

Nel silenzio della campagna di Ars o di Taize, nonostante la presenza di oltre mille giovani (e non solo giovani), ci si può render conto di quanto importante sia, per “gustare” la propria esistenza, dare spazio alla propria interiorità. Non tutti possono recarsi ad Ars e/o Taize ma, alla scuola di Carlo Carretto che invitava a creare spazi di “deserto” nella città, o, trovando la forza di apprezzare l’invito del Cardinal Martini a  “staccare la spina”, periodicamente e sistematicamente, ci si può confrontare con i “verbi dell’esistenza”.

“Verbi dell’esistenza” che, per scendere nel concreto, mi permetto di proporvi  parafrasando alcune riflessioni prese da “laparrocchia.it” e proposte in occasione della solennità del Corpus Domini. I verbi in questione sono:  Prendere, Benedire, Dare, Mangiare.

Prendere… prendere in mano la nostra vita, ad osservarla accuratamente, ad entrare nel profondo della stessa e coglierne tutto il suo valore intrinseco.  Un’analisi seria e severa della propria esistenza porta al “esse quam videre”, essere piuttosto che apparire. Il verbo dice come l’uomo debba fare delle scelte giuste e mirate… saper dare alla propria vita degli orientamenti precisi… fondarla su valori che illuminano le scelte quotidiane e finalizzano l’intera esistenza.

Benedire… è un gesto usuale presso gli ebrei come lo è stato presso di noi fino a qualche tempo fa. È un ringraziamento che un buon padre di famiglia elevava al Signore prima dei pasti per dire il suo grazie per ciò che si trovava sulla tavola… e serviva per il nutrimento umano. Oggi si è perso l’uso di fare ciò… non si ringrazia niente e nessuno; non si è capaci di "Benedire" = "Dire Bene" né di Dio né degli altri. Niente è visto più come dono, ma tutto è dovuto, frutto del proprio lavoro e del proprio impegno, manca l’attitudine alla gratuità. Non si è capaci di accettare le cose belle della vita, le cose semplici e preziose, francescanamente parlando.

Anzi, alcune volte di fronte alla realtà dell’esistenza siamo abituati a vedere gli aspetti negativi e a fare un confronto immediato con le altre persone… i termini di paragone con gli altri sono sempre a portata di mano e sono il nostro punto forte in una forma di auto giudizio: non ci misuriamo con Dio, ma sempre con gli altri.

Dare… Alcune volte si va in cerca dello scoop, della notizia eclatante, del rumore e di tanti altri fattori per manifestare la nostra fede e il nostro attaccamento al Signore. L’indicazione evangelica va su un altro verso: imparare a dare le cose semplici ed elementari… l’importante che siano l’espressione della nostra genuinità interiore e della purezza del nostro cuore. Agli altri bisogna dare le cose che possediamo come valori e ci rendono felici… dare ciò che abbiamo e ciò che siamo. La cosa più efficace sarebbe quella di offrire la nostra vita. La coerenza della vita con il vangelo è l’offerta più efficace che possiamo dare agli altri.

Mangiare… dal nostro impegno e dalla nostra auto-educazione dipende il nutrimento di coloro che ci sono vicini. È importante sottolineare come ciò si rende possibile attraverso la collaborazione, la responsabilità che si avverte in una determinata situazione. Gli altri possono nutrirsi di Gesù se vedono in noi gli effetti del nutrimento… della nostra comunione con Lui. In questo modo noi diventiamo la longa manus, il braccio o le braccia di cui il Signore si serve per stabilire un contatto diretto con tutti.

Quattro verbi che se vissuti e applicati in pienezza fanno dell’uomo un autentico cristiano… vero volto di Cristo.

Padre Renato Gaglianone

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