il Punto Coldiretti

«Il futuro è vivere insieme»

Gli elementi per la riflessione per questa settimana li raccolgo qui a Sarajevo,  bella e struggente capitale della Bosnia Erzegovina. Sono passati venti anni dall’inizio dell’assedio e ancora sono visibili i segni dei proiettili e dei mortai che non sono stati ancora cancellati, insieme alla memoria di dodicimila morti tra il 1992 e il 1995.

Sarajevo è diventata la «città del futuro» grazie al meeting interreligioso della Comunità di Sant`Egidio, che culminerà con la preghiera interconfessionale, per la pace alla maniera di quel memorabile incontro di Assisi voluto da Giovanni Paolo II. Allora il beato Giovanni Paolo ebbe a dire: “dall’incontro dei diversi percorsi religiosi viene un grande aiuto per muoversi in maniera meno ripiegata su se stessi, più capaci di cogliere la complessità della vita e del mondo. Si diviene anche più capaci di cercare, assieme, le soluzioni per i conflitti impossibili… Non c’è futuro nella guerra… Non c’è speranza che le guerre tacciano senza il cambiamento del cuore dell’uomo. Non c’è forza più potente della debolezza della preghiera”.

Per capire e cogliere appieno la portata di questo evento vi riporto alcuni passaggi di alcuni interventi alla serata inaugurale a cui hanno partecipato, tra gli altri, il Presídente Monti, il Ministro Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio,   il patriarca serbo Irinej che assiste per la prima volta a una celebrazione nella cattedrale cattolica, il Gran Muftì Mustafà Ceric,  il cardinale Vinko Puljic, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. C`è partecipazione di popolo. Migliaia di persone giunte dall`Italia e da altri Paesi europei.

Benedetto XVI nel suo messaggio evidenzia: "La pace ha bisogno di essere sostenuta da cuori e menti che cercano la verità, si aprono all’azione di Dio, tendono le mani agli altri. È importante allora allargare lo sguardo al mondo intero e alle realtà problematiche per la convivenza, la riconciliazione e la pace, che ancora lo caratterizzano, con speranza e impegno".

Irinej, Patriarca della Chiesa Serba Ortodossa, sottolinea: "Le persone del Paese in cui ci troviamo, e quelle dei paesi vicini nel corso della loro storia passata e recente hanno vissuto molte sofferenze e visto molti caduti. Tutto questo è conservato in una memoria storica permanente delle persone di questa regione, non  come chiamata alla ritorsione, ma come memoria e guida per il futuro. Un futuro che chiede a  tutti noi una volontà di pace, l’accoglienza e il rispetto reciproco, il perdono e la consapevolezza del bisogno di vivere in una grande comunità di persone".

Vinko Puljic, Cardinale, Arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo, aggiunge: "Come afferma il titolo del Convegno “Vivere insieme è il futuro”, siamo qui per dire che proprio da questa città vogliamo mostrare che ciò e’ possibile. Se insieme scopriamo i principi che tutti dobbiamo rispettare e inserire nella vita quotidiana, possiamo diventare costruttori di pace e di speranza per il domani. Desideriamo perciò che questa dimensione emerga forte durante questo incontro. Per questo ci raduniamo qui a Sarajevo, così che ognuno in modo personale e tutti insieme diventiamo costruttori di pace stabile e duratura, per ogni uomo e per tutti i popoli".

Riccardi, infine, riassume il senso di questo evento: "In questi anni abbiamo compreso meglio quanto le religioni siano tornate a essere una realtà importante per la coesione sociale e per la pace del mondo. La crescente globalizzazione ci pone infatti di fronte a scenari e a sfide sempre nuovi, tra le quali vedo ai primi posti la sfida dell’imparare a costruire una società che viva e si alimenti delle diversità che la globalizzazione ci impone, per divenire più unita, più ricca e più solidale. … Uomini che trasformano se stessi cambiano il mondo e fondano la pace.
Di questo ha bisogno la vita quotidiana come la politica. Popoli diversi si mischieranno sempre più. Le frontiere non fermano il movimento della storia, accentuato nell’età della globalizzazione: genti diverse si avvicinano e prendono a vivere insieme.

Creare tale futuro è il grande compito delle religioni, che insegnano come agli occhi di Dio gli uomini siano uguali e che le diversità non cancellano l’uguaglianza nell’umanità. Gli uomini e le donne sono allo stesso tempo uguali e diversi. Le religioni lo sanno e debbono dirlo all’orecchio di ognuno e nel cuore dei popoli. Noi lo diciamo, come una carovana di umili conoscitori dell’umano. Lo diciamo e lo viviamo a Sarajevo, con l’aiuto di tanti amici". Per approfondire: http://www.santegidio.org/.

Padre Renato Gaglianone

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