il Punto Coldiretti

Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi

Luce del mondo è il titolo con il quale sta per essere pubblicato il libro che raccoglie la conversazione di Benedetto XVI con il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald. 
La nuova opera, edita in italiano dalla Libreria Editrice Vaticana, esce in contemporanea in altre lingue il prossimo 23 novembre e ha come sottotitolo Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Nei 18 capitoli che lo compongono, raggruppati in tre parti – "I segni dei tempi", "Il pontificato", "Verso dove andiamo" – Benedetto XVI risponde alle più scottanti questioni del mondo di oggi.

In questo libro-intervista Benedetto XVI mostra tutto il suo spessore del suo essere Papa, cristiano, uomo di cultura. Affronta, con disarmante semplicità, unita ad una fedeltà alla verità, e da “uomo di fede e di Chiesa”, tutte le problematiche del mondo contemporaneo. Attingo alla sintesi anticipata dall’Osservatore romano del 21 novembre per sottolineare alcuni passaggi che, spero, inducano a leggere tutta l’intervista per evitare affrettati giudizi entusiastici e/o forzature mediatiche.

Essere cristiani è aprirsi alla gioia: “il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti.” Il cammino nella gioia è facilitato se compiuto da “mendicante” in compagnia dei santi e soprattutto alla presenza di Dio “con il quale parlo medicando, ringraziando e/o alla cui presenza mi metto… semplicemente”.

Con molta onestà il Papa parla anche delle difficoltà del suo essere a capo della Chiesa: “Ma che l’atmosfera non sarebbe stata sempre gioiosa era evidente in considerazione dell’attuale costellazione mondiale, con tutte le forze di distruzione che ci sono, con tutte le contraddizioni che in essa vivono, con tutte le minacce e gli errori. Se avessi continuato a ricevere soltanto consensi, avrei dovuto chiedermi se stessi veramente annunciando tutto il Vangelo.
Lo shock degli abusi… Vedere il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo, e con ciò la stessa Chiesa Cattolica, è stato difficile da sopportare. In quel momento era importante però non distogliere lo sguardo dal fatto che nella Chiesa il bene esiste, e non soltanto queste cose terribili”. 

Benedetto XVI dichiara che al di la della “cattiveria” di alcuni media la sua azione è stata guidata solamente dalla pura ricerca della verità perché la verità unita all’amore, inteso correttamente, è il valore numero uno. A proposito del progresso e dello sviluppo si ribadisce quanto già espresso nella caritas in veritate ribadendo che la Chiesa  non dà risposte a tutti i problemi.

“Vuole essere un passo in avanti per guardare le cose da un altro punto di vista, che non sia soltanto quello della fattibilità e del successo, ma dal punto di vista secondo cui esiste una normatività dell’amore per il prossimo che si orienta alla volontà di Dio e non soltanto ai nostri desideri. In questo senso dovrebbero essere dati degli impulsi perché realmente avvenga una trasformazione delle coscienze”.

Accanto alle tematiche relative allo sviluppo, il papa si confronta con tematiche, per certi versi scottanti come la tolleranza, Moschee e burqa,
Cristianesimo e modernità. L’ottimismo proprio del cristianesimo mette le ali anche per affrontare temi legate al disagio sociale come la droga, l’aids e la sessualità.

Su quest’ultimo tema, in particolare sull’uso del profilattico il Papa dice: “Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano nella sua totalità. 


Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità”.

Questo passaggio più che tutti gli altri passaggi dell’intervista, ha scatenato l’attenzione dei media con interpretazioni simili a quelle suscitate dall’intervento fatte sull’aereo che lo portava in Angola. Tanto che il Direttore della Sala stampa P. Lombardi ha dovuto fare delle precisazioni per evitare equivoci. Dice: “Con le dichiarazioni pubblicate dal libro, sottolinea il portavoce vaticano, “il Papa non riforma o cambia l’insegnamento della Chiesa, ma lo riafferma mettendosi nella prospettiva del valore e della dignità della sessualità umana come espressione di amore e responsabilità”.

“Allo stesso tempo – aggiunge – il Papa considera una situazione eccezionale in cui l’esercizio della sessualità rappresenti un vero rischio per la vita dell’altro. In tal caso, il Papa non giustifica moralmente l’esercizio disordinato della sessualità, ma ritiene che l’uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio sia ‘un primo atto di responsabilità’, ‘un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana’, piuttosto che il non farne uso esponendo l’altro al rischio della vita”.

“In ciò, il ragionamento del Papa non può essere certo definito una svolta rivoluzionaria”, afferma padre Lombardi. Tanti altri tema ha affrontato il Papa in questo libro-intervista che si preannuncia come un vero e proprio evento letterario. Certamente avremo modo di confrontarci su molti temi della nostra quotidianità di cristiani, forse, troppo spesso “spaesati” in ordine a coerenza e testimonianza. Buona lettura.

Padre Renato Gaglianone

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