il Punto Coldiretti

Il suicidio

Sembra un bollettino di guerra le notizie dei suicidi che negli ultimi tempi trovano spazio nella cronaca dei media.Il suicidio è una di quelle cose "difficili" da trattare, perché è una questione emozionalmente carica.

Ci si sforza di darsi delle spiegazioni che spingono una persona a trovare il coraggio, perche ci vuole coraggio, e non poco, per mettere in atto azioni che portano a togliersi la vita. Si pensa che ci siano delle situazioni esistenziali tali che impediscono il continuare a vivere. L’abbandono, l’assenza di motivazioni al vivere, perché ci si sente estranei al mondo; sentirsi ingiustamente maltrattati; lottare per anni per dare un senso alla propria vita e continuare a brancolare nel buio e… sentirsi morti dentro. E poi, questa crisi di senso, che di questo in fondo si tratta, in questi ultimi tempi che viene barattata  con la crisi economica che frustra a tal punto da avere l’impressione di essere ingiustamente colpiti e, improvvisamente constatare che nulla intorno a se va per il verso giusto e niente va bene.

Ma, non è un pò un egoismo gettare al vento la nostra vita, sapendo che ci sono persone che ogni giorno muoiono, anche giovani, a causa di tumori, di incidenti, di fame?

Qualcuno ritiene che  il suicidio è un modo per fuggire dalla realtà senza affrontarla. E credo non costi poi tanto affermare che ogni problema, per quanto duro e complesso sia, vada sempre affrontato o comunque  sopportato.

Tutte le grandi Religioni mondiali condannano il suicidio. Una sintesi della posizione sul suicidio delle singole religioni lo si può trovare in rete su Wikipedia.

Per quanto riguarda noi, non c’è nessuna circostanza che possa giustificare un Cristiano, al suicidio.  I Cristiani sono chiamati a vivere la loro vita per Dio, la decisione di quando morire aspetta a Dio e a Lui soltanto. Ci sono seri dubbi della genuinità della fede di chiunque dichiari di essere Cristiano e poi commette il suicidio.

L’essere del cristiano, nei momenti di difficoltà  spinge a  cominciare una vera e propria rinascita interiore che porta ad assumere un atteggiamento migliore nei confronti della vita: si impara a discernere il bene dal male, la vita dalla morte, il giusto dall’ingiusto.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ai nn. 2280-2283 ricorda che ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. Siamo amministratori, non proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.

Ecco perché il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Si pensi alle conseguenze per familiari, amici e gruppo sociale. Ecco perché il suicidio si può caricare anche della gravità dello scandalo. La cooperazione volontaria al suicidio (eutanasia) è contraria alla legge morale.

Molto importante quanto il Catechismo afferma al numero 2283 che sgombra il campo a tutti gli equivoci sulla posizione della Chiesa nei confronti di quei cristiani che dovessere arivare a simile gesto estremo. Leggiamo, infatti: “Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l’occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita”.

Concludendo, noi c rediamo nella santità della vita umana, affermiamo il  principio che ogni vita umana è sacra – una meravigliosa e perfino miracolosa creazione di Dio – e deve essere compiuto ogni sforzo per salvarla e preservarla quando possibile.

Ci ricorda Jean Guitton: “Sperare non consiste nel rimandare a domani. Bisogna cominciare oggi. Sperare non consiste nell’attendere che qualcuno faccia al posto nostro. Significa incominciare a farlo noi ora”.

 Padre Renato Gaglianone

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