il Punto Coldiretti

Il valore dei migranti

Credo sia utile utilizzare questo spazio ne “il punto” per offrire uno strumento di approccio al problema dei migranti a partire da un documento della Conferenza delle Chiese d’Europa. Un tassello in più per arricchire il confronto e la discussione su un tema che spesso, in questi ultimi tempi in particolare, trova spazio negli interventi pubblici della Coldiretti. Per la comprensione della complessità di approccio al fenomeno, almeno per quanto riguarda l’Italia, bastano alcuni dati presi dal Dossier statistico sull’Immigrazione curato dalla Caritas e dalla Fondazione Migrantes e reso noto lo scorso ottobre.

Sono circa 4,5 milioni gli immigrati che vivono oggi nel nostro paese. Infatti, «il 2008 è stato il primo anno in cui l’Italia, per incidenza degli stranieri residenti sul totale della popolazione, si è collocata al di sopra della media europea» con il 7,2%, «e, seppure ancora lontana dalla Germania e specialmente dalla Spagna (con incidenze rispettivamente dell’8,2% e dell’11,7%), ha superato la Gran Bretagna (6,3%)».

Il costante monitoraggio dei dati è un servizio non solo alla verità statistica, ma soprattutto alla politica e all’opinione pubblica. Sulla loro base, infatti, la prima deve dotarsi di strumenti adeguati per favorire l’integrazione e per comprendere i luoghi dove essa è a rischio (vedi  fatti di Rosarno); la seconda deve poter confrontarsi a partire da una visione corretta della realtà.

E’ ovvio che l’attenzione delle Chiese d’Europa va ben oltre le situazioni delle singole Chiese. Ma da esse parte per proporre una articolata riflessione che sfocia in proposte per tutti i cristiani d’europa. Si parte da una constatazione: ogni anno migliaia di persone muoiono mentre sono in viaggio verso l’Europa.

Il mar Mediterraneo, lungi dall’essere crocevia di popoli e culture, sta divenendo un nuovo muro di separazione. In Europa e nel resto del mondo, i migranti con una situazione legale irregolare affrontano sfruttamento, incertezza, esclusione e violazione di alcuni dei loro diritti umani fondamentali, come il diritto all’assistenza sanitaria, all’educazione, alla vita familiare ecc. Molti migranti e i membri delle loro famiglie, persino coloro che vivono da anni nelle società europee o che sono nati in Europa, sono considerati irregolari e sono spesso passibili di espulsione verso paesi in cui non hanno mai vissuto.

I vescovi non nascondono la  preoccupazione che l’emigrazione possa impoverire le Chiese dei paesi d’origine, mentre notiamo che gli immigrati possono portare benefici sia ai paesi di provenienza, sia a quelli di destinazione.

Sottolineano come l’approccio dei cristiani verso i migranti è radicato nella Scrittura e in modo particolare nel chiaro comandamento di Cristo: «Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). «Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri interra d’Egitto» (Lv 9,34).
La costruzione di relazioni buone e fraterne con i migranti è divenuto un compito importante per molte Chiese in Europa negli ultimi decenni.

Le migrazioni, dicono ancora i Presuli europei, pongono sfide e opportunità considerevoli alla testimonianza e all’unità della Chiesa in Europa così come alla società in generale. Alcune di queste persone che sono state costrette a lasciare i propri paesi a causa della povertà, delle guerre, delle persecuzioni o di disastri ambientali, arrivano in Europa in cerca di un futuro migliore per sé e per le proprie famiglie. Nonostante ciò spesso è impossibile per loro ricevere la protezione che meritano e di cui hanno estremo bisogno.

Non bisogna aver paura della diversità: le migrazioni hanno aumentato la varietà culturale e religiosa in tutta l’Europa e nelle Chiese europee. Tale diversità è fonte di grande ricchezza e gioia, ma può anche suscitare sentimenti d’insicurezza e pregiudizi nella società e nelle Chiese. La dilagante povertà e i crescenti livelli di disoccupazione contribuiscono alle tensioni sociali e spesso i migranti vengono usati come capri espiatori. Negli ultimi anni si è avuto un allarmante intensificarsi di forme di razzismo e di atti di violenza contro i migranti e le minoranze etniche in Europa, in particolare contro la minoranza rom, che vive in Europa da secoli.

La Chiese europee hanno intitolato l’anno 2010 a «Le Chiese e la sfida delle migrazioni», per poter rendere più visibile l’impegno delle Chiese verso gli stranieri e così rispondere al messaggio della Bibbia e poter promuovere politiche inclusive a livello sia europeo sia nazionale per i migranti, i rifugiati e le minoranze etniche.

Per andare oltre le parole come Chiese europee ci impegniamo: a prendere posizione pubblicamente contro le violazioni dei diritti dei migranti e a denunciare qualunque atto di discriminazione razziale e di razzismo istituzionale; a organizzare e mantenere dei servizi per i più vulnerabili tra i migranti e i rifugiati che arrivano in Europa; a contrastare le paure che sorgono nelle società nei confronti delle migrazioni e a facilitare le iniziative ecclesiastiche volte al perseguimento di un modello pacifico di vita comune; a includere nelle nostre Chiese come membri di pari dignità i migranti che ci sono fratelli nella fede e a incoraggiare la loro piena partecipazione e l’assunzione di ruoli di leadership all’interno delle Chiese, e a promuovere relazioni fraterne con le Chiese dei migranti e delle minoranze etniche; a commemorare coloro che sono morti nel loro viaggio verso una vita dignitosa in Europa con l’istituzione di una giornata annuale di preghiera; a sostenere e ad accompagnare le Chiese di altre parti del mondo che vivono in condizioni critiche.

Come Chiese europee chiediamo alle pubbliche autorità: di aumentare la protezione sociale e legale verso i migranti più vulnerabili e in particolare delle vittime del traffico di esseri umani; di assicurare i diritti umani fondamentali ai migranti senza documenti, in particolare a quelli rinchiusi in centri di detenzione; di rimuovere gli ostacoli legali e di altra natura alla vita familiare dei migranti; di garantire il riconoscimento dello statuto di rifugiati a coloro che ne hanno necessità; di creare un quadro giuridico chiaro per combattere il razzismo; di astenersi da qualsiasi misura, legale o amministrativa, che sia discriminatoria e che produca l’isolamento di particolari gruppi etnici; di rafforzare l’aiuto allo sviluppo fra i più poveri del mondo.

Padre Renato Gaglianone

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