La new age (?)
Questo 2012 è iniziato all’insegna della “paura” dell’avverarsi della “profezia dei Maya” del prossimo avvento della fine del mondo. Nello stesso tempo la paura viene ad essere quasi annullata dall’attesa dell’ “era nuova”. L’era dell’acquario che sostituirà l’era dei pesci. E’ vero che tutto ciò che girava attorno alla new age ha avuto il boom di simpatizzanti e attenzione mediatica negli anni novanta; ma è altrettanto vero che in “periodo di crisi”, spirituale prima ancora che finanziaria, la ricerca di risposte e di vie d’uscita si fa sempre più urgente. Il Card. Bertone, ai tempi in cui collaborava con il Card. Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della fede, di ritorno da un viaggio a Guadalajara (Messico) affermava: «Vi è una domanda di certezze spirituali, ma con una accentuazione fortemente soggettiva ed emozionale. Vi è la "nebulosa della New Age": un ammasso di realtà estremamente articolato e variegato, in continua espansione e movimento, i cui contorni sono difficilmente identificabili. È una forma di sincretismo religioso capace di fagocitare elementi di spiritualità da ogni tradizione religiosa. Si tratta di un relativismo che non ammette dogmi o rivelazioni definitive, ma che mira ad assecondare alcune tendenze che si muovono nella profondità del cuore umano: desiderio di felicità e di realizzazione, desiderio di autonomia, di adorazione e di armonia» (Teologia e sfide pastorali, intervista a mons. Bertone, in «Il Regno Attualità», 1996/14). Oggi, forse più ancora che negli anni Novanta, si vivono, con angoscia e frustrazione, alcuni vuoti nel cuore dell’uomo. Vuoti che la new age si propone come in grado di colmare. Infatti nel cuore di molti uomini regna una grande sofferenza e inquietudine, a causa di impedimenti, stress, malattie, penuria di mezzi e denaro. L’uomo aspira a una struttura globale di riferimento, all’interno della quale possa ordinare le proprie emozioni, idee, programmi. Possa vivere da protagonista l’attesa di un mondo nuovo. Tanta gente oggi è alla ricerca di segni, e per questo guarda alle stelle. «Lei, di che segno è?»; e se il segno è lo stesso, nasce una simpatia. La gente scandaglia i segni dello zodiaco, consulta gli oroscopi, e ci crede. L’attenzione alla new age si fonda, anche, sul fallimento del miti del progresso e del consumismo, sul bisogno insoddisfatto di pace interiore, sull’attrazione per la religiosità orientale, ecc.; ma, forse soprattutto, sulla sensazione diffusa che la religione offerta dalle Chiese cristiane sia formalistica, priva d’interiorità e di slancio mistico. Da qui una rinnovata azione ecclesiale che, come ricordano i Vescovi italiani in una Nota del 1993, attraverso l’individuazione dei valori che la gente ricerca nella New Age, porti a fare in modo che la Chiesa riscopra aspetti della sua dottrina e prassi che forse per vicende storiche contingenti sono finiti nell’ombra, dimenticati. Emergono in particolare per la Chiesa due grandi compiti da assolvere. Il primo è proporre una nuova evangelizzazione, che mostri come la fede cristiana sia in grado di rispondere ai problemi umani più profondi, assai meglio di quanto possono fare sia le altre religioni – in particolare, le religioni orientali – sia l’esoterismo gnostico, sia le «rivelazioni» delle Entità superiori. Sulla linea di una nuova evangelizzazione, c’è chi suggerisce di ricuperare la prassi dell’iniziazione cristiana, com’era vissuta nei primi secoli della Chiesa: con la trasmissione dell’identità esistenziale (io chi sono? da dove vengo?), dell’identità familiare (come mi rapporto con i miei genitori, fratelli, prossimo?) e dell’identità sociale (come mi integro nella Chiesa?). Occorre poi avviare un rinnovamento della spiritualità, che faccia dell’«esperienza» di Dio nella preghiera e nella contemplazione il suo punto di forza. Si tratta, inoltre, di dare il risalto che merita al carattere esperienziale del Cristianesimo, il quale non deve essere ridotto solo a un catalogo di dottrine religiose e di leggi morali. Esso infatti è anzitutto comunione dell’uomo con Dio nello Spirito, e presenza divinizzatrice di Dio-Trinità nell’uomo. Infatti proprio in questo «essere con Cristo in Dio» l’uomo trova la pienezza di vita, e la pace e gioia profonda, che invano cercherebbe altrove. (Cfr. Nota CEI del 1993) Padre Renato Gaglianone |
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