il Punto Coldiretti

La “povertà dell’ignoranza”

Mi sembra si possa così caratterizzare il fulcro della «misericordiosa compassione» verso la gente della campagna: la povertà dell’ignoranza. Una povertà che non fa scalpore, che fino all’apparire dei grandi apostoli della elevazione culturale delle masse contadine e operaie, non veniva quasi calcolata.

L’andare con tanto ardore verso la gente rurale è determinato dalla sofferta percezione di quella speciale forma di povertà che è costituita dall’umiliante condizione dei rurali, privi di cultura e di istruzione. Una speciale forma di povertà che affligge nel mondo un’immensa percentuale di umanità: la «povertà dell’ignoranza». Una povertà, tra l’altro, che non si vince solo istituendo scuole e distribuendo libri – come tanti ritengono erroneamente – perché la povertà dell’ignoranza si vince donando a questi poveri più che conoscenze d’ogni tipo, il pane della verità che illumina e gratifica le coscienze.

Quanto grave sia la povertà di chi non ha la verità, lo comprendiamo nell’ascoltare Gesù, venuto a portarla come il più grande tra i beni messianici: «Andate e riferire a Giovanni quello che vedete e udite: i ciechi vedono, i sordi odono, i morti risorgono, gli storpi camminano, i lebbrosi sono mondati, ai poveri è annunziata la buona novella». Dopo di aver parlato del bene materiale, quale bene è giudicato più grande ed è posto in fine alla enumerazione per ottenere maggiore risalto?

«Ai poveri è annunziata la buona novella». Per secoli la vigile coscienza della Chiesa si è sentita in dovere di provvedere a tutte queste carenze, assumendo su di sé gli oneri connessi, assolvendo in proprio quelle mansioni che furono dette di supplenza, perché adottate per supplire alle carenze dei responsabili dei pubblici poteri. E anche quando, col progredire della coscienza del dovere di provvedere al bene comune da parte delle autorità responsabili, furono colmate tante lacune, nella Chiesa rimasero sempre tanti “spazi” per la sua carità. Anzi, proprio allora, direi in rapporto inversamente proporzionale, apparve quanto mai grande e attuale il compito di provvedere ad «evangelizzare i poveri»!.

Questa da Gesù era considerata l’opera più santa; a quest’opera, di conseguenza, molti nella Chiesa si sono sentiti chiamati e hanno chiamato anche altri a provvedere mediante la promozione e la costituzione di Organizzazioni  come Gesù stesso le sognava e le prospettava a quanti lo coadiuvavano nel suo lavoro apostolico.

Su questo punto della percezione di una vocazione speciale cui far fronte con speciale ardore, mi sento in dovere di attirare la vostra attenzione: perché sulla fedeltà a questo lineamento originario, a mio giudizio, si gioca tutto il futuro della Coldiretti la consistenza e lo sviluppo genuino della sua autentica vocazione e funzione nella Chiesa la quale la autentica con la propria autorità e ne caratterizza l’esistenza. Senza di questo, praticamente viene ad essere svuotata e dunque annullata, la sua stessa presenza nella Chiesa. Bisogna convincersi di essere  i legittimi incaricati di rappresentarla nel sovvenire a questa specifica «carità della verità».

Padre Renato Gaglianone

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