il Punto Coldiretti

L’uomo al centro delle scelte socio-politiche

Dal Forum di Bruxelles, organizzato dalla Coldiretti lo scorso 27 maggio, possiamo trarre qualche imput per alcune sottolineature intorno all’etica. La stessa riunione dell’Ocse a Parigi ha evidenziato la necessità di affrontare la crisi che attanaglia il villaggio globale con un forte richiamo a rigorose norme etiche.

Un ostacolo da superare affinché alla dichiarazione d’intenti seguano comportamenti e scelte operative coerenti è dato dal fatto che il governo degli uomini è affidato ai mercanti, i quali scriveranno regole per affermare il proprio potere. Innegabile, infatti, il predominio dell’economia sulla politica mentre la sfera sociale è in difficoltà, e la constatazione è quella di una perdita di capacità nel saper andare oltre i bisogni dei singoli.

Nella Caritas in veritate Benedetto XVI ribadisce il concetto secondo cui «il bene comune è la finalità che dà senso al progresso e allo sviluppo». Un bene comune che, però, non può esaurirsi nella produzione, nell’industrializzazione e, in definitiva nella ricchezza materiale. Esistono dei fattori inalienabili, senza i quali infatti l’uomo sarebbe più povero.

Quali sono questi fattori? La dignità, innanzitutto, che  si sostanzia nella partecipazione alle innumerevoli forme di vita sociale. Siano esse politiche, economiche o culturali. E al n. 9 spiega come – uno dei maggiori rischi nel mondo attuale è quello che "all’interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l’interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano" .

Una tale interazione, ad esempio, appare essere troppo debole presso quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi più deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di governo della finanza. La politica deve avere il primato sulla finanza e l’etica deve orientare ogni attività».

Concetti questi, per certi versi, presenti anche negli interventi di Bruxelles anche se, con un certo rammarico, non si può non costatare come «Troppo spesso – come lamenta il gesuita padre Gianni Notari, direttore dell’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe – l’ispirazione etica è stata utilizzata dai politici in modo retorico, senza coerenza tra il detto e le azioni, e così, fatte le dovute eccezioni, tutti parlano di sintonia con le parole del Papa. Tuttavia è incomprensibile la parola di chi è garantito dal potere alle orecchie di chi non ha nulla».

Ciò che serve, suggerisce, è «un’etica cristiana, l’esercizio della democrazia, indispensabili opzioni e progetti concreti» che legittimino un nuovo ordine politico che riporti il bene comune al centro del dibattito.

Non sarà facile, certo: «In fondo – spiega Notari, citando Karl Popper – il mondo è un luogo meraviglioso che noi, come giardinieri, possiamo ancora migliorare e coltivare, usando però la modestia di un giardiniere esperto il quale sa che molti dei suoi tentativi falliranno». Eppure, se teniamo “le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera”, come scrive Benedetto XVI nell’enciclica, «abbiamo non poche probabilità – conclude padre Notari – di essere buoni giardinieri».

Padre Renato Gaglianone

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