Non basta il rombo di un trattore
Davanti alla sfilata di trattori che ogni giorno ha attraversato paesi, città, piazze e strade a sovrastimare la protesta sono stati in molti. A partire dalla politica che ha preferito flirtare con le tante e sfilacciate sigle nate come funghi, che in modo scomposto hanno portato avanti richieste spot sempre più confuse che in alcuni casi, come per la carne sintetica, riguardano addirittura questioni già risolte. Molto rancore ma poche adesioni tanto che le annunciate prove di forza, in particolare quella al Circo Massimo di Roma, hanno sì raccolto presenze, ma non i 100mila annunciati inizialmente e poi rivisti al ribasso a 25mila per scendere alla fine a poco più di mille. I toni roboanti, gli insulti gratuiti e anche gli atti teppistici come bruciare le bandiere hanno dovuto fare i conti con la realtà dei numeri. In democrazia la rappresentanza va pesata perché significa responsabilità. Una cosa che non è avvenuta nelle recenti manifestazioni con decine di sigle in conflitto tra loro, pronte ad alzare i toni della protesta ma incapaci di offrire programmi chiari e risultati concreti. E’ assai difficile pensare che così si possa spuntare qualcosa in Italia o a Bruxelles. Perché chiedere tutto e il contrario di tutto non porta da nessuna parte. Eppure a dare manforte a questi movimenti, ciascuno con le proprie diverse motivazioni, sono stati i politici di tutti i colori, dal governo al parlamento, dalle regioni ai comuni. Troppo ghiotta l’occasione di trovare l’ennesimo motivo di contrasto tra opposizione e maggioranza, ma anche all’interno di questa per guadagnare un po’ di voti alla vigilia delle elezioni Europee. A perderci rischia di essere però la credibilità delle Istituzioni che hanno dimostrato tutta la loro fragilità di fronte al semplice rombo di un trattore. A cura dell’Osservatorio Strategico Coldiretti |