il Punto Coldiretti

Siria, la via della pace è si alla vita

La crisi in Siria non accenna ad allentarsi. I popoli del Medio Oriente sono profondamente divisi e non trovano la strada per camminare insieme. La  crisi è grave perché dominata dalla violenza e da contrasti che sembrano insanabili. E la politica pare non saper interpretare ciò che i popoli sentono, pensano, soffrono, vogliono. Nessuna categoria sociale ama la pace più della gente dei campi, attenta da sempre alla qualità dei semi che getta nella terra. L’agricoltore è abituato a fare i conti con la realtà, utilizzando il bagaglio di sapienza e di esperienza accumulato da tante generazioni: dalla semente buona crescono germogli buoni; dalla terra luogo di vita, gli uomini, le pianure, le colline e i monti, gli animali, il paesaggio vivono in un continuo scambio di solidarietà. La terra invita al rispetto e alla speranza con un forte auspicio: “Vuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”. La terra se ascoltata fa buona la gente. Seminare violenza e morte porta a raccogliere sofferenza e disperazione. Per volere la pace bisogna rifiutare i semi della violenza e dell’odio. Facciamo fatica a sopportare che la pace sia costruita sulle sofferenze degli altri. Il mondo rurale non ignora le molteplici cause che stanno a monte dell’esplodere della violenza, ma ha un suo modo di centrare il problema: non il lupo, ma l’agnello, non i gelidi interessi, ma il servizio disinteressato al bene comune, costruiscono civiltà, anche se con fatica, sacrificio e passione continua.

Con la guerra si addormenta la ragione, si spegne il senso di umanità; con la guerra si perde tutto. La guerra non è mai una conquista, ma una sconfitta. Il diritto alla pace è una verità primaria, che non può essere sacrificata da nessun calcolo politico, ideologico, economico. Il “Non uccidere” non ammette scuse: nessun pretesto  può dispensarci dal prendere posizione contro tutto ciò che dà morte. Dire di sì alla pace comporta ricostruire la società nelle coscienze e nei rapporti umani con al centro il rapporto con Dio creatore. Davanti a scelte che programmano la guerra, dobbiamo ridiventare le staffette della vita ed inaugurare una stagione nuova, amica della pace. Digiuno e preghiera è stato l’invito di Papa Francesco: digiuno perché richiama il distacco da ogni forma di violenza, preghiera perché invita al silenzio e ad interrogarci cosa vale veramente nella vita. Il futuro ha bisogno del lievito della coscienza e della ragione anche se grano e zizzania continueranno a coesistere. Il rispetto della terra, è forza sicura di rigenerazione per fare la pace con la vita nonostante le tempeste della storia.

Don Paolo Bonetti

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