Un dopo Kyoto?
All’Angelus di domenica scorsa il Santo Padre ha ricordato che a Durban, in Sud Africa, sono al via i lavori della Convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici e del Protocollo di Kyoto. Il timore diffuso è che, come è già successo a Copenaghen e a Cancun, i 200 stati rappresentati a questa importante Conferenza perdano un’altra occasione per assumersi delle responsabilità che aiutino il pianeta a “riprendersi” le energie necessarie per ritornare ad essere quel giardino che opportunamente coltivato e custodito, ritorni ad accogliere la famiglia umana. Per questo il Papa continua: “Auspico che tutti i membri della comunità internazionale concordino una risposta responsabile, credibile e solidale a questo preoccupante e complesso fenomeno, tenendo conto delle esigenze delle popolazioni più povere e delle generazioni future”. Alcuni dati che circolano nell’ambito della Conferenza dovrebbero spingere i governi riuniti a Durban, ad agire ora per salvaguardare le scorte di cibo ed evitare che milioni di persone finiscano per soffrire fame e povertà. Gli eventi climatici estremi mettono a rischio la sicurezza alimentare in molti Paesi del mondo, riducendo milioni di persone in condizioni di fame e povertà. Si stima, ancora che gli eventi climatici estremi sempre più frequenti avranno un pericoloso impatto sui raccolti e sui prezzi alimentari, riducendo le scorte, destabilizzando i mercati e provocando improvvise impennate dei prezzi. Le cronache di questi ultimi tempi ci ricordano che dal Corno d’Africa al Sudest asiatico, dalla Russia all’Afghanistan, un anno di inondazioni, siccità e caldo estremo ha contribuito a diffondere fame e povertà. Lo scenario può soltanto peggiorare perché i cambiamenti climatici si intensificano e gli agricoltori devono fare i conti con le alte temperature. Per quanto attiene all’Italia, le ultime inondazioni che hanno interessato varie zone del Territorio, devono indurre a seria riflessione. L’obiettivo minimo e necessario da prefiggersi è limitare il riscaldamento a due gradi centigradi per scongiurare gli effetti più devastanti del cambiamento climatico. Le emissioni di gas serra anche nel 2010 hanno raggiunto livelli record e gli scienziati lanciano l’allarme: il riscaldamento medio sarà di quattro gradi, ben oltre la soglia dei due gradi che dovrebbe garantire impatti limitati sulla società e sull’economia. Già sarebbe un bel segnale, richiesto tra l’altro dai Paesi emergenti, dare un futuro al protocollo di Kyoto. Quello di Kyoto è un trattato simbolico, il solo che impone obiettivi di riduzione dei gas serra a gran parte dei paesi industrializzati, anche se, con l’assenza di Usa, Cina, India e Brasile, copre ormai meno del 30% delle emissioni globali. Il primo periodo di impegni previsto dal protocollo si chiude nel 2012 e molti paesi, come Giappone, Russia e Canada, non vogliono saperne di un trattato che gli Usa si rifiutano di firmare e a cui la Cina sfugge. Il blocco di Kyoto invierebbe un pessimo segnale a pochi mesi dalla festa, a giugno in Brasile, per il ventesimo anniversario dell’Earth Summit di Rio de Janeiro. Per il presidente sudafricano Jacob Zuma Zuma: «Per molte persone nei Paesi in via di sviluppo e in Africa, il cambiamento climatico è una questione di vita o di morte». E aggiunge: «Come conferenza africana, il risultato di questa 17esima conferenza sul cambiamento climatico dovrà riconoscere che risolvere il problema del clima non può prescindere dalla lotta contro la povertà». Un accordo concreto e vincolante perchè gli impatti del cambiamento climatico sono già evidenti e colpiscono in primis le comunità più fragili, lo richiedono le ONG della rete internazionale Climate Justice Now. E, Alberto Zoratti, ricorda: «Le recenti inondazioni in Thailandia, dovute a piogge monsoniche estreme, così come le siccità devastanti che si stanno vivendo nel Corno d’Africa e in alcune zone del Pacifico dimostrano come il tempo stia scadendo». E continua: «Centinaia di milioni di piccoli produttori sono a rischio ed il paradosso è che gli impatti più pesanti verranno subiti nelle zone più povere, come l’Africa Subsahariana. C’è quindi bisogno di una forte mobilitazione delle coscienze, che parta dal cambiamento di stili di vita verso modelli sostenibili, ma che parli anche di una forte pressione sui Governi perchè assumano la questione del cambiamento climatico come una priorità al pari della crisi economica e finanziaria». Contemporaneamente alla Conferenza di Durban, Benedetto XVI parlava a dei giovani della Fondazione “Sorella Terra” . Dalle sue parole possiamo trarre le ragioni delle difficoltà delle nazioni a trovare un accordo che contrasti gli effetti negativi del cambio climatico. Se, ancora una volta prevarranno ragioni meramente economiche e/o finanziarie, come sembra emergano dalle posizioni espresse da Usa (che non ha neanche aderito al protocollo di Kyoto) UE, Cina e Brasile, come ho avuto modo di riportare sopra, il fallimento è dietro l’angolo. Ecco perche il Papa, domenica richiamava alla responsabilità. Ai giovani ribadiva: ”Se infatti, nel suo lavoro, l’uomo dimentica di essere collaboratore di Dio, può fare violenza al creato e provocare danni che hanno sempre conseguenze negative anche sull’uomo, come vediamo, purtroppo, in varie occasioni. Oggi più che mai ci appare chiaro che il rispetto per l’ambiente non può dimenticare il riconoscimento del valore della persona umana e della sua inviolabilità, in ogni fase della vita e in ogni sua condizione. Il rispetto per l’essere umano e il rispetto per la natura sono un tutt’uno, ma entrambi possono crescere ed avere la loro giusta misura se rispettiamo nella creatura umana e nella natura il Creatore e la sua creazione”. Certamente la Santa Sede, attraverso il suo Rappresentante, illustrerà la posizione del Papa e c’è da augurarsi che qualcuno trovi il coraggio di farvi riferimento. Padre Renato Gaglianone |
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.