il Punto Coldiretti

Un po’ di storia non guasta

Il prossimo 29 aprile sarà beatificato Giuseppe Toniolo. Una figura di laico che ha lasciato una notevole eredità di pensiero che ha ispirato la più parte delle modalità in cui si è manifestata l’azione sociale del cattolicesimo italiano: L’Azione cattolica, la Fuci (federazione universitari cattolici), le Acli, La Cisl, la Coldiretti e le Bcc. Oltre a tutto il dibattito sulla presenza dei cattolici in politica. La sua spiritualità ha contagiato generazioni di giovani.

A Roma si è svolto un interessante convegno che ruotava intorno al tema: “Toniolo e l’attualità del movimento cattolico”. Il Cardinal Pavan, primo Consigliere ecclesiastico della Coldiretti, era un profondo conoscitore ed estimatore di Toniolo e sicuramente avrà consolidato in Bonomi quei riferimenti di pensiero, riconducibili al Toniolo, che sono alla base della fondazione della Federazione dei Coltivatori Diretti.

Idee che in Bonomi si erano radicati sin dal tempo della sua frequentazione dell’Azione cattolica (clandestina) di Novara dove è presente Giulio Pastore, a sua volta all’origine del sindacalismo cattolico del dopoguerra. Anche a Roma,  Bonomi, mantiene e intensifica i rapporti con i maggiori esponenti dell’Azione Cattolica e del mondo politico d’ispirazione cristiana. Qui conosce De Gasperi, ultimo segretario del disciolto partito popolare. Con De Gasperi, in clandestinità, ebbe modo di parlare anche di tematiche attinenti al mondo rurale.

E’ presumibile che da questa frequentazione, Bonomi assimili un pensiero del Toniolo sulla  questione sociale che, si vedrà in seguito,  si concretizzerà nella fondazione della Coltivatori Diretti. Toniolo considera il sindacalismo come un possibile strumento di rigenerazione sociale, che va incoraggiato e indirizzato, ma occorre che, al di là della mediazione con i capitalisti, riesca a concentrare nelle mani dei lavoratori capitale e lavoro, attraverso le società cooperative e forme di partecipazione diretta alla vita delle aziende. (Oreste Bazzichi La Società n.5-6 / 2011).

Bonomi aveva le idee chiare sul ruolo del sindacato dei Coltivatori Diretti tanto che spiazza un po’ tutti quando decide di tenere autonomo questo organismo, evitando di aderire alla grande associazione sindacale unitaria dei lavoratori. Le ragioni di una difesa integrale, e forse necessariamente separata, delle categorie lavoratrici-imprenditoriali del mondo rurale che ancora lamentavano una condizione subalterna nella politica, nella cultura, nel mercato del lavoro, nella protezione sociale, sono state orgogliosamente e puntigliosamente sostenute da Bonomi.

Infatti,  proprio per i lavoratori autonomi dei campi, crea un’associazione la quale dichiara di ispirarsi alla dottrina sociale cristiana, stabilisce e gradatamente realizza alcuni obiettivi pratici economico-sindacali, collega la difesa della proprietà per la famiglia coltivatrice con la lotta per le libertà democratiche.

Credo si possano riscontrare nell’azione di Bonomi le parole chiave del modello sociale del Toniolo (nel Trattato di economia sociale): una società fondata sulla persona umana, aperta alla relazione; l’etica come fattore intrinseco delle leggi dell’economia e come stretto collegamento dell’economia con l’etica e della dipendenza di quella da questa; una pedagogia dei fatti che guarda ai rapporti economici di fedeltà, al vantaggio economico collettivo, al capitale sociale positivo e produttivo, alla partecipazione responsabile di tutte le forze sociali al fatto produttivo; una democrazia che rispetta la persona e coopera al bene comune; una visione del tempo profondamente ancorata all’eternità, che consente di vivere il tempo con la tensione verso il traguardo dei “cieli nuovi” e della “terra nuova”, perché il cristianesimo ha il senso del futuro.

Pio XII, in un memorabile discorso ai Coltivatori Diretti riuniti nel loro Primo Congresso, manifesta come stava sommamente a cuore che non venisse meno la tradizionale vita religiosa dei rurali accompagnata da valori morali, quali la laboriosità, l’amore alla famiglia, l’onestà, il senso di solidarietà; perciò spesso metteva in guardia i coltivatori dalle attrattive illusorie della vita di città, che tanti pericoli presentano dal punto di vista morale e religioso.

Tuttavia particolarmente Pio XII si dimostra preoccupato della sorte che avrà la civiltà rurale, riconosciuta principalmente nel contatto con la natura, nel carattere personale del lavoro agricolo, nell’impresa agricola a conduzione familiare, valori che vede insidiati dalla speculazione capitalistica e dal predominio dell’industria. Sostiene quindi la necessità di un reddito equo per il coltivatore, dell’istruzione professionale, dello sviluppo della cooperazione ed esce in un’espressione che forse oggi potrà sorprendere perche fu pronunciata il 15 novembre 1946: «L’economia di un popolo è un tutto organico, nel quale tutte le possibilità produttive del territorio nazionale debbono essere sviluppate in sana reciproca proporzione ».

Padre Renato Gaglianone

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