Vogliamo vedere la giustizia a Copenhagen
Sta per iniziare l’Assise ONU di Copenaghen. Molte le attese… e molti scetticiscmi. Riusciranno i re della terrà a trovare un punto di incontro per mettere in atto una strategia che riduca il riscaldamento della Terra? E’ chiara una cosa, che i Paesi ricchi hanno non poche resistenze per mettere in atto misure atte a ridurre le emissioni di co2 (non economico fanno osservare i re dell’economia) e i paesi poveri e/o in via di sviluppo, non ci stanno a pagare il prezzo per la situazione attuale (prevalentemente determinatasi per uno sviluppo senza regole e insostenibile che ha attraversato gli ultimi decenni e non provocato da loro) soprattutto, non ci stanno, perché non si fidano dei Paesi ricchi, a intraprendere una via per lo sviluppo che parta e si fondi prevalentemente sulle energie rinnovabili. Non raramente i Paesi che si stanno affacciando ora nella scena, da protagonisti, dell’economia mondiale non hanno nessuna voglia di rinunciare e ritornare ad essere subalterni. Veramente ci vorrebbe un colpo di reni da parte di tutti per entrare in visione nuova che riconsideri le vie fin qui percorse cominciano a rimettere al centro dello sviluppo stesso la centralità dell’uomo. Ciò potrà avvenire se si avrà il coraggio di una “conversione” che abbia come orizzonte quello che dice il Papa Benedetto XVI all’Angelus di ieri. "La salvaguardia del creato", ha aggiunto, "postula l’adozione di stili di vita sobri e responsabili, soprattutto verso i poveri e le generazioni future". Mons. Crociata ricorda quanto lo stesso Papa scrive nella Caritas in Veritate a partire daln 48. Secondo l’Enciclica l’ambiente naturale « è stato donato da Dio a tutti […]. La natura è espressione di un disegno di amore e di verità. Essa ci precede e ci è donata da Dio come ambiente di vita». Il dato della precedenza e il carattere di dono propri della creazione chiedono una coscienza corrispondente che sola può collocare nella giusta relazione con la realtà tutta, a cominciare da se stessi. Il potere di devastazione ha la sua radice sempre nell’illusione tragica dell’essere umano di non avere nessuno prima di sé e nemmeno dopo di sé, di non dover rispondere a nessuno, di non dovere a nessuno ciò che è e ciò che ha. Il rapporto con l’ambiente si decide in quel primo barlume di coscienza che fa riconoscere di essere figlio e fratello e padre, di non essere padrone assoluto di alcunché, perché chiunque per vivere ha bisogno di aria, di sole, di cibo e frutti della terra, e prima ancora di affetti e legami, di servizi e di cure. La teologia della creazione è da un lato un principio di intelligibilità del reale, dall’altro ci porta alla coscienza del senso della dipendenza e del senso del limite, della propria finitezza, del bisogno che abbiamo di tutto e di tutti. Senza questa coscienza non c’è rapporto di realtà con l’ambiente attorno a sé, ma neanche con se stessi, e non c’è prospettiva etica di sorta, e non solo in rapporto all’ambiente. Poiché l’etica si tiene tutta, sta nell’intero, dalle piccole alle grandi cose. In questo senso può essere intesa l’ecologia umana di cui parla la Caritas in veritate al n. 51, o anche il legame strettissimo posto tra etica della vita ed etica sociale al n. 159.ha sottolineato. La necessità di prestare attenzione ai poveri è stata sottolineata nei giorni scorsi anche da organizzazioni come Caritas Internationalis e il Catholic Group International Cooperation for Development and Solidarity (CISDE), che rappresentano 180 agenzie cattoliche che lottano per un nuovo accordo sui cambiamenti climatici che metta al primo posto i più svantaggiati. "Dobbiamo optare tutti per stili di vita meno consumistici e più sostenibili – ha commentato -. Sarà doloroso, ma non così doloroso come non fare nulla. Il risultato di Copenhagen dovrà far parte di una nuova etica globale che ci ricolleghi alla natura, altrimenti avrà fallito". "Le comunità cattoliche del mondo vogliono che i loro leader prendano le misure necessarie per salvaguardare il nostro futuro", ha dichiarato il Segretario Generale del CIDSE, Bernd Nilles. "Rimandare è inaccettabile. Vogliamo vedere la giustizia a Copenhagen", ha dichiarato. Padre Renato Gaglianone |
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