il Punto Coldiretti

Progressi a Ginevra, verso la firma dell’accordo mondiale sul clima

Prosegue il percorso di avvicinamento a Parigi 2015, per la firma del nuovo accordo mondiale sul clima. A Ginevra si è svolto recentemente un altro incontro importante nell’ambito del negoziato climatico e si è giunti alla predisposizione di un testo di base condiviso dalle Parti, in vista di Parigi.

Rispetto alla bozza predisposta a Lima, infatti, ora il testo è più che raddoppiato, passando dalle iniziali 39 ad 88 pagine, ma la cosa più importante è che si esce dalla fase segretariale per considerare il documento ormai di proprietà delle Parti, con il risultato di poter assegnare all’incontro di Ginevra almeno il merito di aver generato un senso di appartenenza generale e rafforzato la fiducia che nei negoziati sull’accordo di Parigi saranno prese decisioni in considerazione delle opinioni di tutti.

Il testo di Ginevra copre tutte le principali aree interessate dal negoziato, dall’adattamento alla finanza, alla tecnologia, alla mitigazione e alla trasparenza, tuttavia, leggendolo, si nota come la versione attuale rifletta più nitidamente le differenze di posizione tra le parti e seppure questo deve considerarsi un progresso sul piano della rappresentatività, inevitabilmente porterà a lavorare duramente per raggiungere posizioni di compromesso.

La mitigazione rimane la preoccupazione fondamentale sulla strada per Parigi. Permane, infatti, un grande divario tra le riduzioni delle emissioni promesse e quelle necessarie per guidare il mondo verso un percorso di gestione in sicurezza dei cambiamenti climatici.

A questo proposito, il testo di Ginevra comprende una vasta gamma di idee (vecchie e nuove) su come impostare gli interventi di mitigazione, compresi il REDD+, la gestione territoriale, i meccanismi di mercato, il commercio di emissioni e i meccanismi migliorati di clean development. Tuttavia va rilevato che gli annunci di riduzione delle emissioni previste post-2020 da parte di Cina, Stati Uniti e Ue hanno creato preoccupazioni sul fatto che l’accordo di Parigi possa non essere sufficientemente ambizioso verso il target del contenimento del riscaldamento globale sotto i 2 °C.

Il documento elaborato a Ginevra, comunque, comprende varie proposte per la valutazione degli impegni e dei contributi delle parti e le scadenze, oltre che sui "cicli" per la presentazione pubblica degli impegni. Questi dettagli, apparentemente tecnici, sono elementi vitali per garantire quello che molti hanno definito un "accordo dinamico", che consente di rivedere periodicamente le ambizioni di mitigazione e rafforzarle anche dopo Parigi, ma su questa opportunità non tutte le parti si sono trovate d’accordo.

I diversi punti di vista sulla questione riguardano un ipotesi di assessment ex-ante e/o ex-post degli impegni e se questi debbano essere considerati in aggregato o a livello individuale, oltre alla necessità o meno di prevedere una distinzione tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Altre opzioni “ancora da negoziare” riguardano la periodicità della presentazione dei nuovi impegni, con la maggior parte dei Paesi che preferisce cicli quinquennali (rispetto ad alcuni che vorrebbero, invece, cicli decennali) e, infine, le opzioni che riguardano la compliance delle parti verso i loro impegni di mitigazione nel quadro dell’accordo. Tra queste, spiccano le proposta per l’istituzione di un Organismo di Vigilanza, nonché di un tribunale internazionale di giustizia climatica.

Il tema delle risorse finanziarie è un altro argomento di primaria importanza: diciassette pagine di testo comprendono una vasta gamma di opzioni riguardanti le fonti di finanziamento (private e pubbliche), le istituzioni responsabili della sua erogazione e le soglie minime di partecipazione. Anche qui, esiste una serie di punti di vista su come applicare una differenziazione degli impegni (coinvolgere solo i paesi dell’Allegato II o prevedere a contributi finanziari da tutte le "parti in grado di farlo").

Molti riferimenti in tutto il nuovo testo, inoltre, affrontano la questione di dare maggiore risalto all’adattamento nell’accordo di Parigi, oltre a nuove idee sulla delicata questione dei danni, cui la Cop19 di Varsavia ha assegnato un meccanismo dedicato. Sono molti a pensare, infatti, che la questione dei danni sia fortemente legata al rapporto tra l’azione del cambiamento climatico e la protezione dei diritti umani, facendo particolarmente riferimento alle condizioni delle popolazioni indigene, delle donne e dei bambini. A testimonianza dell’importanza del tema, nel corso della sessione plenaria di chiusura dell’incontro di Ginevra, diciotto paesi, sia sviluppati che in via di sviluppo, hanno annunciato una iniziativa volontaria ed informale per facilitare la condivisione delle migliori pratiche e delle conoscenze per gestire il rapporto tra i diritti umani e clima.

Importante anche la nuova proposta, questa da parte dei paesi meno sviluppati, sulla creazione di un meccanismo di coordinamento delle migrazioni causate dal cambiamento climatico. In conclusione, con il testo di Ginevra ora in mano al Segretariato per la modifica formale e la traduzione, i delegati hanno più di tre mesi per prepararsi ai negoziati della prossima sessione degli organi sussidiari Unfccc (prevista nel mese di giugno), con incontri in programma nel mese di aprile e maggio, e riunioni ministeriali in marzo e maggio. La sensazione è che, in generale, si stia diffondendo un atteggiamento cautamente ottimista, recependo alcuni riallineamenti importanti delle alleanze storiche, rispetto a quanto accaduto a Copenaghen nel 2009, con molti nuovi gruppi negoziali ed una maggiore disponibilità a colmare il tradizionale divario tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.

Nonostante i progressi di Ginevra, comunque, è certo che, anche se alcuni segnali positivi stanno arrivando (vedi gli accordi bilaterali sottoscritti dagli Usa con Cina ed India), la situazione del negoziato internazionale resta comunque ancora in stallo, sospesa tra chi sostiene la tesi del mantenimento dello status quo e chi, invece, vorrebbe andare ben oltre "Kyoto".

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