il Punto Coldiretti

Agricoltura biologica e orti urbani, esperienze a confronto

L’undicesima edizione della Biodomenica, la manifestazione organizzata da Coldiretti Aiab e Legambiente per la promozione dell’agricoltura biologica che si è tenuta in moltissime piazze italiane domenica 3 ottobre, quest’anno ha aperto  i battenti con un convegno dedicato alle “Esperienze di Agricoltura Urbana” illustrando alcuni esempi di come la realizzazione di orti nelle città possa costituire un valido strumento per avvicinare i cittadini alla campagna e ai prodotti del territorio.

In armonia con il carattere internazionale o meglio “glocal” che ha assunto quest’anno la manifestazione, il convegno è stata un’occasione per mettere a confronto le esperienze presenti sul territorio italiano con quelle di alcuni paesi esteri, in particolare Senegal ed Argentina.

In base ad alcuni dati della Fao più del 50% della popolazione mondiale risiede nelle città. Tale percentuale si prevede arriverà al 70% nel 2050. I problemi che si riscontrano maggiormente sono legati al regime alimentare delle popolazioni delle aree urbane che nei paesi occidentali sono afflitte dal problema dell’obesità mentre nei paesi in via di sviluppo da quello della malnutrizione.

Per un corretto regime alimentare, si è evidenziata l’importanza delle scelte alimentari che operano le famiglie nella vita quotidiana visto che spesso queste adottano stili di vita non salutari. Secondo la Fao tramite la realizzazione di orti urbani é possibile da un lato, promuovere i sistemi agricoli locali valorizzando i prodotti del territorio e dall’altro, avviare campagne informative presso i consumatori per promuovere l’acquisto dei prodotti freschi di stagione.

Un esempio interessante in tale senso è quello dell’ Argentina che con il programma Pro-Huerta, ha promosso la diffusione di orti urbani, non solo rispondendo a un obiettivo di politica sociale in piena crisi economica, ma anche favorendo una nuova cultura alimentare basata sulla valorizzazione dei prodotti locali.

Dal convegno è emerso che lo strumento più adatto per promuovere un avvicinamento dei cittadini all’agricoltura è quello della vendita diretta. La Fondazione Campagna Amica ha evidenziato come la realizzazione degli orti urbani nelle città consente di riorientare i cittadini consumatori verso le produzioni locali allontanandoli dal modello di alimentazione che si è andato consolidando dagli anni ‘50 in poi, basato su un omologazione dei cibi.

Gli orti urbani, quindi, oltre ad essere un mezzo importante di socializzazione nelle aree urbane, può divenire l’occasione per riappropriarsi dei valori persi legati all’importanza di una sana alimentazione e non solo. A tal fine, la Fondazione ha realizzato una rete di orti urbani gestiti seguendo pratiche agronomiche sostenibili che intendono rispondere alle aspettative dei consumatori di avere prodotti ortofrutticoli freschi e di stagione, ottenuti con processi produzione a basso impatto ambientale e offerti ad un giusto prezzo.

Per quanto concerne l’esperienza italiana, inoltre, è stato sottolineato, inoltre, come il tema degli orti urbani appassioni i più, ma ci sia ancora molto da fare soprattutto a Roma, dove gran parte degli orti sono stati realizzati abusivamente. Oggi si sta cercando di legalizzare la maggior parte di questi. Un’esperienza importante è quella, a Roma, del Parco dell’Appia Antica, il cui ente gestore ha collaborato a regolarizzare gli orti presenti nell’area protetta. I problemi principali che si riscontrano con la Pubblica Amministrazioni non sono tanto legate alla richiesta di finanziamenti, quanto all’individuazione dei siti, al rilascio delle autorizzazioni e alla concessione insieme ai terreni anche di spazi edificati nei quali organizzare attività didattiche o momenti di socializzazione.

Per i paesi in via di sviluppo e per il Senegal, in particolare, l’agricoltura urbana è uno strumento non solo di sovranità alimentare, ma anche un modo per valorizzare l’impresa agricola a conduzione familiare incrementando le produzioni ortofrutticole nazionali e riducendo la dipendenza dalle importazioni. L’agricoltura biologica può, quindi, contribuire allo sviluppo del sistema agroalimentare anche nei paesi in via di sviluppo, se si promuovono le imprese familiari, i mercati locali, nonché sistemi di distribuzione propri della filiera corta.

In sostanza, l’ “arte di coltivare gli Orti” al fine di ottenere prodotti stagionali naturali anche oramai dimenticati o a rischio di estinzione, fa sì che questo diventi un luogo di aggregazione e di confronto, di scambio di conoscenze, di educazione agricola ed ambientale finalizzata alla corretta acquisizione di informazioni agroalimentari e gastronomiche, recuperando all’interno delle città, siano esse di grandi o piccole dimensioni, i valori del mondo rurale.

Proprio in considerazione del crescente interesse verso tali temi, la Fao ha annunciato l’organizzazione, a Dakar, in Senegal, dal 5 al 9 dicembre 2010 di un simposio dedicato all’agricoltura urbana e periurbana.

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