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Agricoltura biologica, ecco le nuove indicazione dell’Ue per rafforzare il settore

La produzione biologica e il settore alimentare biologico nell’Unione Europea sono un modello di agricoltura sostenibile e un sistema di produzione avente una duplice funzione sociale in quanto  risponde da un lato,  ad una crescente domanda dei consumatori e fornisce allo stesso tempo, servizi alla collettività quali la tutela ambientale, elevati standard di benessere degli animali e la promozione dello sviluppo delle aree rurali. E’ quanto si dichiara nel documento finale dell’ultimo Consiglio europeo Agricoltura e pesca.

Agli Stati membri viene ad ogni modo chiesto un ulteriore impegno e cioè quello di «sviluppare il settore dell’agricoltura biologica ad un livello ambizioso, rivedendo l’attuale quadro normativo, al fine di migliorarne la fruibilità, prevedendo un periodo di stabilità e certezza e che miri a: un ulteriore chiarimento e semplificazione; affrontare le attuali questioni in sospeso che richiedono un ulteriore sviluppo; chiarire la situazione per quanto riguarda la protezione dell’uso del termine ‘biologico’ per prodotti non nell’Allegato I; fornire orientamenti sul termine ‘biologico’ associato alla preparazione dei prodotti biologici negli esercizi della ristorazione collettiva».

Si aggiunge che è necessario: – «continuare a ridurre al minimo le diverse deroghe previste dalla disciplina in materia di produzione biologica, mentre si fornisce flessibilità nell’applicazione delle norme di produzione per accogliere le circostanze specifiche dello stadio di sviluppo del settore a livello nazionale»; «riconoscere il lavoro del Expert Group on Technical Advice on Organic Production (Egtop) in relazione all’approvazione, l’inclusione o l’eliminazione di varie sostanze negli Allegati».

Il Consiglio invita quindi la Commissione a «riesaminare l’attuale processo di consulenza tecnica al fine di migliorarne l’efficacia, garantendo nel contempo che le norme non siano indebolite» e «adottare misure specifiche volte a tutelare la reputazione del settore biologico, andando incontro alle aspettative dei consumatori», attraverso anche un «rigoroso e proporzionato regime di controllo economicamente efficiente che dovrebbe includere l’assegnazione univoca di responsabilità tra i soggetti interessati al controllo ed un regime di sanzioni armonizzato concordato a livello europeo».

A tal fine è necessario «rafforzare e migliorare i canali di comunicazione tra tutte le agenzie di controllo ed esplorare i modi per migliorare ulteriormente la produzione, la presentazione e la rapida diffusione di informazioni, documentazione e dati pertinenti»; «richiedere l’armonizzazione dell’interpretazione delle norme e l’attuazione delle regole e fornire linee guida laddove potessero sorgere divergenze».
Aspetto importante risulta quello di «migliorare gli attuali meccanismi per facilitare il commercio internazionale di prodotti biologici che richiedono reciprocità e trasparenza negli accordi commerciali» ed «assicurare che la procedura di importazione sia rigorosa, ma non ponga in svantaggio gli operatori dell’Unione Europea». Viene sottolineata la necessità di «migliorare i meccanismi per la raccolta, la comunicazione e la diffusione delle statistiche del commercio» e si invita la Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, a «valutare la fattibilità di istituire certificati di importazione elettronici europei, al fine di agevolare e rafforzare la procedure di controllo ai confini Ue».

Il Consiglio auspica inoltre che si possa incoraggiare la promozione del settore biologico e aumentare il consumo di prodotti biologici, chiedendo di «intervenire per armonizzare e garantire l’applicazione del logo Ue come una misura molto positiva per aumentare il riconoscimento e la differenziazione dei prodotti biologici nel mercato; aumentando la consapevolezza dell’opinione pubblica e promuovendone il suo utilizzo attraverso l’informazione on-line e campagne specifiche».

Perciò risulta essenziale: «rivedere e aggiornare il Piano d’azione europeo per l’agricoltura biologica perché rifletta lo sviluppo prevalente e il futuro del settore e fornisca una visione politica ed un punto di riferimento per il futuro»; «riconoscere l’inclusione specifica dell’agricoltura biologica nelle attuali proposte di riforma della Pac e prendere in considerazione altre possibilità di fornire sostegno finanziario per la produzione biologica all’interno questo quadro»;  «continuare a riconoscere e favorire il dinamismo innovativo e le potenzialità del settore del biologico ed il sostegno necessario della ricerca e dell’innovazione, in particolare nel quadro dell’European Innovation Partnerships (Eip)».

Coldiretti ritiene senz’altro auspicabile un ulteriore sviluppo dell’agricoltura biologica che, però, deve essere legata al territorio in quanto espressione delle vocazioni produttive dei diversi areali di produzione. Infatti,  il metodo di produzione biologico ha un suo valore aggiunto se non si limita ad essere un insieme di pratiche agronomiche a basso impatto ambientale, ma un processo di valorizzazione della biodiversità animale e vegetale, recuperando varietà e razze animale locali che possono avere interesse non solo sul piano biologico-ambientale, ma anche economico. Il metodo, tuttavia, è evidente che per i vincoli che pone, si pensi ad es. nel caso della zootecnia biologica, alla necessità di disporre di aree a pascolo, non è praticabile ovunque e in qualsiasi territorio, pertanto, la spinta a promuovere tale metodo di produzione indicata dall’Ue, incontra poi di fatto, dei limiti oggettivi che pongono tale processo di produzione come complementare, ma non sostitutivo rispetto all’agricoltura convenzionale che oltretutto dal 2014 sarà tutta a difesa integrata.

Del resto,  se si considera che l’agricoltura biologica è la misura più sostenuta finanziariamente dai Piani di Sviluppo Rurale in ambito comunitario e soprattutto in Italia, e che ciò nonostante la filiera non è riuscita a svilupparsi in modo da soddisfare la domanda dei consumatori europei tanto da ingenerare un consistente fenomeno di importazioni di prodotti biologici da paesi extraeuropei è evidente che al di là delle dichiarazioni d’intenti il modello di sviluppo dell’agricoltura biologica incontra sul piano economico ambientale delle obiettive difficoltà, non facilmente superabili. Del resto, è noto che i paesi nord europei hanno finora ampiamente spinto per un biologico a volte troppo vicino al metodo di produzione convenzionale, proprio perché i vincoli che pone l’agricoltura biologica sono spesso o impossibili da rispettare in areali di produzione non vocati (si pensi ad es. al vino biologico nelle aree del centro Europa) o richiedono un aumento dei costi di produzione insostenibili per le imprese ed in termini di ricadute sui prezzo improponibili anche per i consumatori.

Del resto , nel concreto anche l’Ue  ha incontrato palesi difficoltà: a fronte delle dichiarazioni di principio a favore della necessità di promuovere ulteriormente l’agricoltura biologica, ha poi prodotto in questi anni, una legislazione piena di contraddizioni che evidenziano l’obiettiva complessità di attuazione di tale metodo di produzione su larga scala: si pensi ad esempio al caso delle numerose deroghe nel contesto della normativa comunitaria relativa al settore della zootecnia biologica, ma anche all’introduzione di una soglia di contaminazione accidentale per gli ogm, in contrasto con l’orientamento dell’Italia a favore di una legislazione che sia rispettosa il più possibile dei principi etici del metodo biologico,

In tal senso sono illuminanti le conclusioni di uno studio pubblicato sulla rivista Natura perché come emerge da un interessante studio pubblicato su "Nature", il biologico dà benefici ambientali, ma non può sfamare il mondo.Numerose pubblicazioni hanno enfatizzato la necessità di avere maggiori cambiamenti nel sistema alimentare globale: l’agricoltura deve rispondere alla doppia sfida di nutrire un popolazione crescente che nel 2050 potrebbe raggiungere i 9 miliardi di persone, con una domanda in aumento di carne e cibi ad alto contenuto calorico e, allo stesso tempo, minimizzare l’impatto ambientale. Il metodo di produzione biologico sembrerebbe rispondere ad ambedue gli scopi ed è spesso proposto come soluzione a tale problema.

In sostanza, lo studio dimostra che l’agricoltura biologica può essere utilizzata efficacemente in alcuni casi, ma non in altri, e che se estesa, come viene spesso auspicato da alcuni, in modo generalizzato, avrebbe un impatto sull’ambiente e sulla biodiversità negativo e contrario proprio alla filosofia stessa di tale metodo di produzione, visto che richiede un maggior utilizzo di terreni agricoli necessari per la coltivazione soprattutto dei cereali e degli ortaggi.

Pertanto, le indicazioni dell’Ue possono essere un atto di indirizzo, ma resta il fatto che sarà la capacità dei diversi sistemi economici degli Stati membri ed in particolare il mercato, come luogo d’incontro da tra domanda ed offerta di prodotti biologici, a stabilire come, quando e con quali modalità potrà svilupparsi in concreto la filiera dell’agroalimentare biologico in  Europa.

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