il Punto Coldiretti

Agricoltura biologica, l’Ue discute una nuova riforma della legislazione

La Commissione Europea ha avviato la discussione in merito ad una nuova riforma della legislazione sull’agricoltura biologica. La decisione  lascia perplessi in quanto solo pochi anni fa, esattamente nel 2007, è stata abrogata la precedente normativain materia, il reg. CEE 2092/91 e sostituita con il reg. CE 834/2007 ed il reg. CE 889/2008 che ne stabilisce le disposizioni applicative.

A pochi anni di distanza, quindi, il Commissario Ciolos decide di avviare una nuova riforma, quando ancora non sono quantificabili i benefici attesi dai due regolamenti  la cui applicazione completa, per alcune norme specifiche, è recentissima (v. ad. es quelle relative al logo comunitario sui prodotti biologici). Come mai, quindi, questa spinta verso l’adozione di nuove disposizioni?

Il Commissario all’agricoltura Ciolos, prima che scada il suo mandato nel 2015, intende imprimere un nuovo slancio al  mercato dei prodotti biologici europei che al momento, nonostante tutti gli impegni di spesa della Politica Agricola Comunitaria, tramite la misura appositamente prevista per il sostegno a tale settore nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, non riesce a decollare e presenta tuttora delle caratteristiche di fragilità per cui gli alimenti biologici  continuano a rappresentare una percentuale  contenuta del sistema agroalimentare europeo. Basti dire, ad esempio, che in Italia, uno dei paesi che più ha  sostenuto nell’ambito delle misure agroambientali l’agricoltura  biologica,  il mercato degli alimenti bio non supera il 2 per cento dell’agroalimentare italiano con un fatturato di circa 3 miliardi di euro. L’andamento del settore, quindi, in una prospettiva di lungo periodo sembra incerto e, al momento, destinato a restare comunque un mercato di nicchia.

Proprio per favorire un’ulteriore sviluppo dell’agricoltura biologica, la Commissione Ue sta valutando le possibile ipotesi di modifica della legislazione vigente che  possono essere ricondotte a tre linee di indirizzo. Un recente documento dell’Ifoam, la Federazione Internazionale dei Movimenti per l’Agricoltura Biologica, sintetizza molto bene  quanto si sta dibattendo. I possibili percorsi di modifica da intraprendere per una nuova politica a favore dell’agricoltura biologica, oggetto di valutazione da parte della Commissione, sono: il mantenimento dello  status quo con l’introduzione di qualche misura di miglioramento;  l’introduzione di misure puramente finalizzate ad ampliare il mercato dei prodotti biologici; rafforzamento dei  principi ispiratori del metodo di produzione biologico.

Secondo l’Ue, attualmente, i prodotti biologici sono percepiti  dai consumatori come molto affidabili sul piano della sicurezza alimentare. La quantità di tali prodotti sul mercato continua ad aumentare. Tuttavia, i rischi di frode restano alti, sia per i prodotti comunitari che per  quelli importati. Lo standard di qualità del biologico si è indebolito a causa delle numerose deroghe previste dalla legislazione comunitaria. Si profila, quindi, il rischio di una progressiva erosione della fiducia dei consumatori. La situazione che si prevede è quella di un’espansione del mercato che, però presenta elementi di  fragilità a lungo termine. Le superfici coltivate a biologico continuano ad aumentare, ma con un progressivo rallentamento. Lo stesso processo si verifica per il numero di aziende agricole. Il reddito per l’impresa è dato dal differenziale di prezzo che riesce a spuntare rispetto allo stesso alimento ottenuto con metodo convenzionale.

Le piccole imprese biologiche sono al momento per lo più escluse dal sistema dell’agricoltura biologica. Lentamente tali imprese stanno abbandonando il settore per via degli oneri amministrativi e dei costi di certificazione che incidono in modo troppo significativo. Il numero di importatori continua a crescere lentamente
A fronte di questo contesto, le strade che l’Ue sta valutando per favorire lo sviluppo dell’agricoltura biologica sono: una riforma normativa che si limiti a rafforzare il sistema di controllo dell’agricoltura biologica cercando così di acquisire maggiore fiducia presso i consumatori con l’unica prospettiva che ciò determini un’espansione di mercato più sicura a lungo termine; una riforma legislativa che miri ad ottenere maggiori quantità sul mercato di alimenti biologici siano essi prodotti UE o importati, prevedendo degli aiuti per i produttori alla scadenza del periodo di impegno, stabilendo disposizioni più flessibili e  orientando, quindi, il modello di produzione del biologico in Europa verso principi meno restrittivi per aumentare la “facilità” a produrre secondo il metodo biologico. Il risultato atteso in questo caso è un mercato incoraggiato all’inizio del periodo, ma in diminuzione nel lungo termine; la previsioni di norme con standard più restrittivi di produzione rispetto a quelli attualmente vigenti, con la consapevolezza di avere minori quantità sui mercati all’inizio, poiché alcuni produttori non saranno in grado di rispettare tali standard più elevati ed abbandoneranno il settore, ma l’obiettivo è quello  di fidelizzare un maggior numero di consumatori che avranno maggiore fiducia in tale metodo di produzione. In tal caso il mercato sarebbe stagnante all’inizio del periodo, ma si avrebbe un’espansione a lungo termine.

Secondo Coldiretti la terza ipotesi è quella più opportuna in quanto l’agricoltura convenzionale a causa della riforma della Pac appena approvata e anche in virtù della modifica della legislazione comunitaria sui fitofarmaci che impone dal 2014 la conversione di tutte le imprese agricole convenzionali alla difesa integrata, ha elevato decisamente gli standard di produzione avvicinandosi sempre di più al modello di sostenibilità ambientale proposto dal metodo di produzione biologico. Quindi, affinché esista  un’effettiva differenza tra i due metodi di produzione è evidente che occorre elevare di conseguenza gli standard del biologico. In caso contrario, i consumatori non percependo ciò che contraddistingue il metodo di  produzione biologico, perderebbero, di conseguenza, la propensione all’acquisto.

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