il Punto Coldiretti

Agricoltura, donne e ambiente: per una nuova idea di crescita

Coldiretti è intervenuta al convegno organizzato a Roma dalla Fondazione Nilde Iotti sul tema: “L’agricoltura delle donne per una nuova idea di crescita” nell’ambito del quale ha evidenziato che due sono le parole-chiave dell’agricoltura di oggi e di domani: innovazione ed ambiente. 

La Politica Agricola Comunitaria, dal 1990 in poi, ha indotto le imprese agricole ad adottare processi di produzione sostenibili orientati non più ad obiettivi quantitativi, ma qualitativi, improntati a garantire ai consumatori alimenti sicuri sotto il profilo igienico- sanitario, standard elevati rispetto alle caratteristiche nutrizionali del prodotto, legame con la tipicità e la tradizione attraverso la certificazione dell’origine e ottenuti tramite pratiche agronomiche a basso impatto ambientale.

Coldiretti ha sottolineato come rispetto ad altri comparti produttivi, l’agricoltura sia, già da tempo, improntata ad un modello di sviluppo sostenibile grazie, ad es., al regime di condizionalità degli aiuti. Tuttavia, l’attuale crisi economica pone le imprese agricole in un contesto difficile che può essere affrontato grazie ad una cultura d’impresa che persegua innovazione e rispetto dell’ambiente.

L’innovazione in agricoltura si declina, attualmente, in varie forme. All’imprenditore o l’imprenditrice agricola si chiede, sempre più, di essere un/a manager del territorio, in quanto le pratiche agricole contribuiscono in modo determinante a tutelare e  valorizzare non solo le risorse naturali presenti, ma a modellare il paesaggio. Un interessante studio di Coldiretti ha dimostrato come,  a seconda delle diverse scelte di orientamento colturale o di allevamento, effettuate dall’impresa agricola anche sulla base degli incentivi della Pac, così il paesaggio si trasforma.

Chi non ha presente, ad esempio, le immagini delle colline della campagna dell’Italia centrale, ricoperte dal giallo dei fiori di colza, i filari di cipressi, siepi e boschetti che abbelliscono molte aree rurali tanto che, uno di questi paesaggi, quello della Val d’Orcia, è considerato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità? Tutto ciò avviene grazie alla scelta degli agricoltori di aderire alle misure agroambientali dei Piani di Sviluppo Rurale ed è proprio a seguito della loro capacità di gestire il territorio se oggi molti di questi paesaggi rurali sono così belli da suscitare la sindrome di Stendhal.

Tali paesaggi costruiti consapevolmente da imprenditori ed imprenditrici agricole hanno oltre ad un valore estetico anche un valore economico, perché attraggono ogni anno migliaia di turisti italiani e stranieri. Il successo dell’agriturismo che oltre a somministrare servizi di pernottamento e ristorazione “vende” il paesaggio del contesto territoriale nel quale opera, è, appunto, un esempio di come l’agricoltura può trarre benefici investendo nell’ambiente anche sotto il profilo economico.

Per approfondire  il nesso tra paesaggio e marketing, il Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali dell’Università di Padova ha compiuto uno studio per verificare in che misura la degustazione del vino è influenzata dalla qualità del paesaggio dove viene prodotto. Agli intervistati è stato chiesto di scegliere tra diversi vini caratterizzati da diverse combinazioni di alcuni attributi  quali la qualità (alta, media e bassa), il prezzo della bottiglia (3, 5 e 7 euro), le caratteristiche del paesaggio (degradato, monotono, ben conservato, evocativo). Sono state, poi, organizzate delle degustazioni per cui ad ogni partecipante si è fatto assaggiare un vino mostrando con delle foto, da quale tipo di paesaggio proveniva. Ebbene il risultato dell’esperimento è stato che uno stesso vino viene percepito come più buono se ad esso è associato un paesaggio più bello. La scelta del consumatore di acquistare un alimento è, quindi, fortemente influenzata anche dall’immagine del territorio d’origine.

Altro elemento importante di innovazione riguarda le modalità di commercializzazione del prodotto alimentare. Coldiretti con gli oltre duemila punti vendita di Campagna Amica ha dimostrato che la filiera corta è uno strumento alternativo valido in quanto, da un lato, consente di garantire un maggior margine di reddito all’agricoltore grazie all’eliminazione dei passaggi intermedi della distribuzione, consentendogli di riappropriarsi di quel “premium price” che altrimenti viene ad essere percepito da grossisti e dettaglianti e dall’altro lato, permette al consumtaore di acquistare un prodotto alimentare ad un prezzo più conveniente, nonché di conoscere l’origine dell’alimento ed i metodi di produzione con i quali è stato ottenuto, grazie al rapporto diretto con il produttore agricolo.

Coldiretti, inoltre, ha evidenziato che sotto il profilo ambientale innovazione è oggi utilizzare la chimica in agricoltura in modo sostenibile. Dal 2014, a seguito della riforma della legislazione comunitaria in materia di fitofarmaci, tutta l’agricoltura italiana convenzionale dovrà convertirsi al metodo di difesa integrata, basato su un impiego combinato di molecole chimiche e lotta biologica. A fianco della difesa integrata, resterà sempre possibile ovviamente la scelta del metodo di produzione biologico.

Sebbene la difesa integrata sia già ampiamente diffusa in Italia, gli agricoltori convenzionali che finora hanno ricorso alla tradizionale lotta fitopatologica, saranno chiamati a rimodellare il proprio processo di produzione e questo richiederà un notevole impegno in termini di formazione ed aggiornamento professionale. Si deve comunque sottolinare che questa sfida non coglie le imprese agricole impreparate in quanto l’Italia è all’avanguardia nel mondo per la correttezza con cui impiega i fitofarmaci tanto che, secondo i dati del Ministero della salute, il 99.7% dei campioni di ortofrutta analizzati presenta o residuo zero di antiparassitari o residui entro i limiti di legge ammessi. D’altro canto, l’affinarsi delle tecniche di coltivazione grazie alla professionalità degli agricoltori ha consentito di ridurre nel decennio 2001-2011 la quantità di prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo di 5.346 tonnellate (-3,6%) . In particolare, si osserva un calo dei fungicidi (-8,8%), degli insetticidi e acaricidi (-19,0%) e dei prodotti erbicidi (-9,7%). Considerando il livello di tossicità, la quantità di prodotti molto tossici e tossici si è ridotta del 27,4%.

A proposito del tema dell’uso della chimica in agricoltura Coldiretti, ha sottolineato, inoltre, che il ricorso all’impiego dei fitofarmaci è tuttora indispensabile, in quanto come evidenziato da un interessantissimo studio pubblicato sulla rivista Nature “il biologico dà benefici ambientali, ma non può sfamare il mondo” (v. In Internet: http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature11069.html).

In sostanza, lo studio dimostra che l’agricoltura biologica può essere utilizzata efficacemente in alcuni casi, ma non in altri, e che se estesa, come viene spesso auspicato da alcuni, in modo generalizzato, avrebbe un impatto sull’ambiente e sulla biodiversità negativo e contrario proprio alla filosofia stessa di tale metodo di produzione, visto che richiede un maggior utilizzo di terreni agricoli necessari per la coltivazione soprattutto dei cereali e degli ortaggi.

A fronte delle conclusioni di questo autorevole studio, sarebbe opportuno abbandonare la sterile querelle che contrappone l’agricoltura biologica a quella convenzionale ed individuare nell’interesse comune, soluzioni complementari o alternative stabilendo a seconda dei diversi contesti territoriali, quale sistema di produzione agricolo possa produrre i migliori risultati sia dal punto di vista delle rese che dell’impatto ambientale, senza pregiudizi ideologici, ma valutando attentamente i costi e i benefici delle diverse opzioni.

In questo contesto, le donne in agricoltura siano esse imprenditrici o lavoratrici agricole, hanno la possibilità di essere protagoniste “nel”  e “del” cambiamento grazie alla naturale predisposizione femminile alla flessibilità, alla curiosità, all’intuitività alla capacità di adattamento ai cambiamenti e alla volontà di saperli gestire al meglio. Non è casuale, infatti, il risultato dell’indagine compiuta dall’INEA, secondo la quale le imprese agricole gestite da titolari donne, sono quelle che stanno fronteggiando meglio l’impatto con la crisi economica, riuscendo a rimanere sul mercato in numero superiore rispetto a quelle gestite da imprenditori uomini.

Oggi l’agricoltura richiede una formazione imprenditoriale improntata alla multidisciplinarietà in quanto l’impresa, per rimanere sul mercato, deve saper rispondere alle diverse istanze che vengono dal mondo dei consumatori che sono non solo domanda di beni, ma anche di servizi sociali, ambientali, ricreativi, energetici. Di qui il modello di impresa agricola multifunzionale convenzionale, biologica o biodinamica che sia: agriturismo, fattoria sociale, fattoria didattica, impresa agroenergetica, oppure, perché no, semplicemente orientata alla produzione di grandi colture (mais, cereali) in quanto queste ultime hanno un ruolo fondamentale nella filiera agroalimentare dovendo sostenere la domanda alimentare destinata al consumo umano ed animale.

Proprio per queste ragioni, nulla sembra rendere meglio il rapporto tra l’universo femminile e l’attività agricola che le parole di Margaret Mitchell riferite alla protagonista Rossella O’Hara nel romanzo Via col Vento, lette, nell’ambito del convegno, dall’attrice Eleonora Cicconi: “Solo il suo sentimento per Tara non aveva subito cambiamenti…Il suo amore per la terra era una parte di lei stessa che rimaneva immutata, anche quando tutto il resto si trasformava”.

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