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Agromafie, contro irregolarità la Camera chiede più semplificazione

La Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha condotto un’indagine conoscitiva sulla situazione del sistema agroalimentare, con riferimento ai fenomeni di illegalità che incidono sul suo funzionamento. Il documento ha messo in evidenza che il ruolo delle organizzazioni criminali nel settore altera, in particolare, il mercato del lavoro caratterizzato dalla presenza di forme diffuse di irregolarità, come il  fenomeno delle false cooperative create per fare figurare in maniera fittizia, come lavoratori, persone residenti nel luogo.
 
In alcune aree, invece, le modalità di gestione della manodopera mal si raccordano con le caratteristiche del territorio, dove l’estensione fondiaria è ridotta e per raccogliere le produzioni servono meno giorni di lavoro di quanti sono richiesti per mettere i lavoratori in regola. In danno degli enti previdenziali, vengono effettuate dichiarazioni di rapporti di lavoro fittizi, finalizzati alla percezione indebita di prestazioni assistenziali e previdenziali.
 
I fenomeni illeciti maggiormente individuati riguardano: le imprese agricole fantasma, create con l’obiettivo di denunciare i rapporti di lavoro inesistenti; le imprese agricole che denunciano manodopera in esubero con una compresenza sia di rapporti di lavoro regolari che irregolari; la somministrazione irregolare di lavoro agricolo attraverso la denuncia di rapporti di imprese diverse da quelle per le quali hanno lavorato.
 
Pertanto, alla luce dei fenomeni di illegalità individuati nel mercato del lavoro agricolo, la Commissione Agricoltura ha espresso la necessità di attuare le misure normative che possano rafforzare la rete dei controlli e intervenire sul costo del lavoro, operando una semplificazione delle procedure. Sul punto, si è ipotizzata, ad esempio, l’introduzione della comunicazione di assunzione cumulativa e non individuale nonché l’esonero dall’obbligo contributivo per i rapporti di lavoro fino a 110 giornate annue.
 
Per sconfiggere il fenomeno del caporalato, oltre ad introdurre nell’ordinamento una specifica fattispecie di reato, si è espressa la necessità di istituire delle commissioni composte dai sindacati, dai datori di lavoro e dalle istituzioni, che facciano incontrare la domanda e l’offerta di lavoro. 
 
Secondo uno studio Coldiretti/Eurispes nel 2011 con il racket, il pizzo e gli altri fenomeni malavitosi si è sviluppa a danno delle campagne italiane un giro di affari di 12,5 miliardi di euro (il 5,6 per cento dell’intero business criminale), con la criminalità organizzata che in agricoltura opera attraverso furti di prodotti, attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo, anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione europea e caporalato.

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