il Punto Coldiretti

Agricoltura biologica, serve sostenere l’uso del rame

Coldiretti nell’ambito del gruppo di lavoro del Copa Cogeca, relativo alle questioni fitosanitarie, ha sollevato una richiesta di sostegno a favore del rinnovo della registrazione del rame per un periodo di 10 anni a fronte del possibile rischio di esclusione della sostanza attiva che rischia di mettere in ginocchio l’agricoltura biologica in quanto non ha altri mezzi di difesa autorizzata per combattere efficacemente le malattie fungine tra cui la peronospora e per la produzione integrata dove si andrebbe incontro a fenomeni di resistenza.

Nel 2013 la Task force europea delle società produttrici di rame (EUCuTF) ha presentato domanda di rinnovo dell’approvazione europea dei composti rameici, seguita a luglio del 2015 dall’invio del dossier allo stato relatore Francia che, assieme al correlatore Germania, si è fatto carico della valutazione della documentazione.

La Francia ha condotto la valutazione preliminare del dossier e nel dicembre 2016 ha trasmesso il RAR (Renewal Assessment Report) ad Efsa che lo ha successivamente inoltrato al notificante stesso e agli Stati membri.

Efsa poi, sulla base di quanto emerso da un preliminare confronto tra gli Stati membri, ha organizzato alcuni incontri tecnici tra esperti, avvenuti tutti nell’ autunno 2017, a seguito dei quali ha poi pubblicato il 20 Dicembre 2017 il report sulla valutazione del rischio dei composti a base di rame nelle diverse formulazioni (idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame tribasico, ossido di rame, Poltiglia bordolese)

Nel contempo, con il Reg UE 84/2018, la scadenza della sostanza attiva, prevista al 31 Gennaio 2018, è stata prorogata di un anno (31 Gennaio 2019) al fine di permettere il completamento della valutazione in corso.

Coldiretti ha evidenziato come le criticità sollevate da EFSA hanno una comune origine: la caratteristica fondamentale di una sostanza attiva come il rame che è si tratta di un elemento chimico di base, presente nella tavola periodica, e, quindi, non una sostanza di sintesi chimica come la generalità degli agrofarmaci per i quali questi modelli di valutazione del rischio (risk assessment) sono stati messi a punto.

Inoltre il rame, come del resto anche lo zolfo, è un micro elemento costituente della materia vivente, ed essenziale ad ogni organismo animale o vegetale, al fine di poter svolgere molteplici funzioni metaboliche fondamentali per la sopravvivenza. Per fare un semplice esempio, si può basta fare riferimento alla problematica relativa ai residui di antiparassitari negli alimenti (LMR).

Come è noto, ogni essere vivente, proprio per poter essere tale, necessità di avere al proprio interno una certa quantità di ioni rame, essenziali per il funzionamento del proprio metabolismo. Al fine di poter determinare la quantità di residuo di rame generata, ad esempio, da un’applicazione fungicida, come logica, si dovrebbe misurare, nel medesimo campo, il quantitativo di rame nelle piante della parcella trattata detraendo poi da questo il quantitativo di rame presente nelle piante della parcella non trattata (cioè il quantitativo naturalmente presente nelle cellule).

Al momento questo procedimento di valutazione non è possibile poiché non contemplato dai modelli Efsa che, essendo predisposti per sostanze di sintesi chimica, presumono che la sostanza attiva si degradi generando altri composti (metaboliti) che vanno giustamente individuati ed investigati. Questo non può avvenire per un elemento chimico elementare come il rame che non si trasforma in altro, ma resta tal quale.

La posizione della Francia, come Stato membro relatore è stata, quantomeno, ondivaga. In un primo momento abbastanza rigido, ma poi, a fronte degli oggettivi elementi presentati dal notificante, ha assunto una posizione più collaborativa, tanto da portare ad Efsa una prima proposta di inclusione con limitazione a max 4 Kg di sostanza attiva/ha/anno: una posizione sicuramente non adeguata a realtà agricole come quella italiana, ma sicuramente praticabile impiegando i più moderni formulati a basso apporto / ha di rame, meglio se coniugati con i più recenti modelli di irroratrici.

Al momento, quindi, sarebbe opportuno che la Commissione Ue evidenziasse all’Efsa la necessità di avere modelli di valutazione del rischio adeguati alla verifica di sostanze attive inorganiche quali i metalli.

Un’indagine compiuta da Coldiretti, stima le perdite di rese che si avrebbero se il rame fosse escluso dall’impiego in agricoltura biologica e nella produzione integrata: in biologico la perdita è compresa in un range compreso tra il 40% ed il 100% se si considera ad esempio una coltura come la vite, mentre nella produzione integrata che può avvalersi in parte di sostanze chimiche la perdita di resa è compresa in un range più basso tra il 10% ed il 50%.

Coldiretti ha fatto presente che la ricerca italiana con il progetto Alt.RameInBio, coordinato dal Crea Difesa e Certificazione, ha individuato alcune sostanze naturali alternative che potrebbero sostituire il rame in biologico (ed anche nella produzione integrata ovviamente) o comunque essere impiegate con formulati di rame a bassissimo dosaggio per una funzione complementare e sinergica, ma prima di poter impiegate dagli agricoltori necessitano non solo di un’ulteriore fase di sperimentazione ma anche di società produttrici disposte a registrale per cui non saranno disponibili prima di un certo numero di anni.

Pertanto, considerato che un’ eventuale esclusione o drastica riduzione dei dosaggi di rame, comporterebbe per l’agricoltura biologica, una perdita di rese insostenibile, a seconda delle diverse colture in particolar modo sulla vite (si pensi agli effetti negativi solo sulla produzione di vino biologico) ma anche per l’agricoltura a produzione integrata in quanto il rame è spesso usato in combinazione con altri agrofarmaci al fine di evitare fenomeni di resistenza, Coldiretti ha chiesto al Copa Cogeca di seguire con priorità la discussione sulla ri-registrazione del rame intervenendo sugli interlocutori tecnici e politici, a difesa di tale sostanza attiva, fino a quando non verrà presa una decisione in merito dalla Commissione Ue.

Ciò a fronte anche del fatto che, il progetto italiano Alt.RameInBio sta individuando soluzioni interessanti per la loro efficacia, ma che comunque non arriveranno sul mercato prima di alcuni anni e che spesso, comunque, non possono prescindere da un quantitativo anche minimo di rame senza il quale l’attuale trend delle superfici a biologico ogni anno in vertiginosa ascesa in tutta l’ UE ed in Italia in particolare, subirebbe una drastica riduzione, fattore negativo sia in termini di valore economico che di impatto mediatico.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi