il Punto Coldiretti

Allarme Onu: cambiare rotta per salvare la biodiversità

Specie animali e vegetali estinte, aumento esponenziale delle emissioni di gas serra (dal 1980 sono raddoppiate, facendo salire le temperature medie di almeno 0,7 gradi Celsius),in una parola è il declino della natura, con l’erosione delle basi stesse delle economie mondiali, mezzi di sussistenza, sicurezza alimentare, salute e qualità della vita in tutto il mondo. È l’impietosa analisi tracciata dall’Ipbes, la piattaforma intergovernativa di scienza e politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici dell’Onu. Il Rapporto delle Nazioni unite rileva che circa 1 milione di specie animali e vegetali sono ora a rischio di estinzione. Le responsabilità dei disastri sono attribuite ai cambiamenti nell’uso della terra e del mare; allo sfruttamento diretto degli organismi; ai cambiamenti climatici; all’ inquinamento e alle specie esotiche invasive. La perdita di biodiversità viene considerata poi non solo una questione ambientale, ma di sviluppo, economica, di sicurezza, sociale e anche morale.

Secondo il rapporto però si può ancora intervenire per invertire la rotta. La terapia individuata è una riorganizzazione a livello di sistema che agisca sui fattori tecnologici, economici e sociali. Ed ecco nel dettaglio i numeri che fanno scattare l’allarme.

Dal 1970 è stato del 300% l’aumento delle coltivazioni alimentari e il 23% i territori dove a causa del degrado si è ridotta la produttività del suolo.

Il report ricorda che il 75% delle colture alimentari nel mondo si basano sull’impollinazione degli animali e dunque per la perdita degli impollinatori le coltivazioni a rischio sono valutate in circa 577 miliardi. Arrivano a 5,6 gigatonnellate le emissioni annue di Co2 sequestrate negli ecosistemi terrestri e marini pari al 60% delle emissioni globali di combustibili fossili. Dal 1980 al 2000 è stato rilevato un aumento delle aree coltivate in America Latina e nel Sud est asiatico, dove l’80% delle piantagioni è rappresentato dall’olio di palma. Secondo lo studio, poi, nei Paesi Ocse vale circa 100 miliardi di dollari il contributo destinato all’agricoltura potenzialmente dannosa per l’ambiente. E non è migliore la situazione delle specie marine

Così come è allarmante lo stato di salute delle foreste con un aumento del 45% della produzione di legname grezzo dal 1970 e un 50% dell’espansione agricola avvenuta a scapito delle aree forestali, con un tasso di perdita del 50% dagli anni Novanta.

Da tempo la Coldiretti denuncia la perdita di biodiversità con la scomparsa nell’ultimo secolo di tre varietà di frutta su quattro: dalle 8mila del secolo scorso si è passati infatti a 2mila e 1500 sono a rischio di scomparsa. Ma non va meglio negli allevamenti dove, negli ultimi 10 anni, in particolare nella fattoria Italia sono spariti 1,7 milioni di capi tra mucche, maiali, pecore e capre. Un duro colpo per la biodiversità delle stalle italiane che hanno perso 130 razze. Un valore che la Coldiretti si è impegnata a difendere e che ha portato a 311 il numero di prodotti e razze animali strappati all’estinzione e blindati sui territori.

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