il Punto Coldiretti

Associazione imprese bio e biodinamiche di Coldiretti in campo per tutelare il biologico Made in Italy

Rilanciare le iniziative di Coldiretti sull’agricoltura biologica e favorire la creazione di reti tra le imprese biologiche e biodinamiche italiane: è questo l’obiettivo che ha portato alla riorganizzazione della Associazione delle imprese biologiche e biodinamiche della Coldiretti.

L’approvazione del nuovo statuto della Associazione consentirà una ampia partecipazione delle aziende agricole biologiche in modo da poter rappresentare in maniera ancora più incisiva le istanze di Coldiretti anche in un settore come quello del biologico, che sempre di più sta trovando spazio nelle strategie di sviluppo del nostro agroalimentare.

L’Italia è il primo paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico che, secondo i dati presentati da Coldiretti relativi al 2019, sono saliti a 80.643 gli operatori coinvolti (+2%) mentre le superfici coltivate a biologico sfiorano i 2 milioni di ettari (+2%). L’incidenza della superficie biologica longo lo Stivale ha raggiunto nel 2019 il 15,8% della Superficie agricola utilizzata (Sau) e questo ci posiziona di gran lunga al di sopra della media Ue (nel 2018 all’8%) e di quella dei principali Paesi produttori come Spagna (10,1%), Germania (9,07%) e Francia (8,06%). E nell’ambito della bioagricoltura spiccano i numeri di crescita della biodinamica con 4.500 aziende che applicano tecniche biodinamiche, secondo i dati del Bioreport Mipaaf 2018.

Sono ambiziosi anche gli obiettivi che si pone l’Unione Europea con il target presentato nella strategia Farm to Fork di arrivare al 25% di superficie in Europa dedicata al biologico. Uno scenario positivo di sviluppo per il settore, ma non mancano i problemi su cui la nuova organizzazione per il biologico di Coldiretti dovrà confrontarsi: primo tra tutti il necessario rilancio del Made in Italy Bio.

La crescita dei consumi registrati in questi anni, ed il massiccio impegno anche della Grande Distribuzione nel mercato del biologico, sta infatti premiando le importazioni di prodotto biologico da paesi extra Ue a scapito del nostro biologico italiano, che infatti trova grande difficoltà di entrare in alcuni mercati. Un problema questo sia per i produttori che per i consumatori che si trovano costretti, spesso a loro insaputa, ad acquistare un biologico di origine incerta, che non presenta le medesime garanzie di qualità del nostro biologico italiano.

Sul punto sono diversi gli ambiti di intervento sui quali l’Associazione è già impegnata: interventi normativi sia per la valorizzazione del biologico made in Italy (attraverso ad esempio l’adozione del marchio del biologico italiano) che per il miglioramento dei controlli nei paesi terzi e presso le dogane per il biologico di importazione. Ma anche in termini di organizzazione della filiera nazionale l’impegno sarà consistente nel definire specifici accordi di filiera per il bio italiano, anche con la GDO, e la valorizzazione di distretti locali legati all’adozione del metodo del biologico in specifici territori.

Altro tema su cui l’Associazione sarà fortemente impegnata con iniziative concrete sarà quello della semplificazione amministrativa: sono sempre di più infatti le imprese che si trovano costrette ad abbandonare la certificazione del bio perché sommerse da adempimenti burocratici spesso totalmente inutili e inefficaci. Sul punto diverse proposte di modifica della normativa sono già state predisposte, anche attraverso il ricorso a nuovi sistemi di tracciabilità a garanzie delle produzioni che, per il biologico, potrebbero fornire soluzioni assolutamente innovative.

Nasce quindi una nuova organizzazione di settore, integrata nel sistema della Coldiretti, che farà sentire con forza la voce delle imprese agricole nella filiera del biologico, in un confronto con i mercati e con le istituzioni, per segnare il ruolo centrale che il mondo della produzione deve avere in tutte le dinamiche di produzione e consumo del cibo.

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