il Punto Coldiretti

Cimici e nocciolo: dalla lotta biologica nuove speranze contro la cimice asiatica

Se il nostro Paese vuole mantenere il primato nella produzione di nocciole, è necessario risolvere, prioritariamente, alcune problematiche agronomiche tra le quali, quella del controllo delle cimici è senz’altro la più importante. E’ la conclusione alla quale sono giunti i più importanti esperti riuniti ad illustrare le più recenti soluzioni di lotta alle cimici su nocciolo, in primis, la cimice asiatica, nell’ambito di un convegno su Internet, dedicato al tema “Nocciolo e cimici: nemici giurati”.

Coldiretti è stata più volte citata per essere partecipe di progetti di ricerca innovativi relativi al monitoraggio ed alla lotta biologica del parassita. Per risolvere tale problematica occorre, infatti, una stretta cooperazione tra centri di ricerca, istituzioni e produttori di nocciole. Nel convegno sono stati illustrati i più recenti risultati della ricerca, le iniziative di monitoraggio e gestione delle avversità in corso, nei territori più vocati e le strategie di difesa sostenibile adottate dai produttori.

La coltura del nocciolo è in espansione nel nostro Paese (80.275 ettari per una produzione pari a 1.405.630 quintali) anche grazie alla domanda da parte dell’industria dolciaria legata agli elevata standard di qualità delle produzioni italiane. L’Italia è il secondo Paese produttore di nocciole al mondo dopo la Turchia (e il secondo importatore dopo la Germania). La produzione italiana è di 136.000 tonnellate pari a 87.000 ettari coltivati che rappresentano l’11% della superficie mondiale e registra un trend in crescita grazie alla redditività della coltura che ha incentivato la conversione dei terreni alla coltivazione del nocciolo ampliando cosi la filiera italiana della nocciola.

A minacciare questo primato, è la cimice asiatica (Halyomorphahalys) che si è insediata e sovrapposta alla presenza delle cimice “nostrane” che pure hanno grande capacità di causare danni che possono compromettere sia le rese che la qualità tecnologica del raccolto quali Gonocerus acuteangulatus, Palomena prasina, Nezaraviridula, ecc. che quest’anno hanno gravemente colpito i noccioleti.

I test effettuati sui consumatori, dal Centro Italiano di Analisi Sensoriale, evidenziano che il sapore della nocciola è l’elemento che caratterizza maggiormente sia la percezione della qualità sia il tempo di conservazione del prodotto trasformato. I danni provocati dalle cimici alterano l’aroma del prodotto nel suo complesso, aumentando le sensazioni di rancido, astringente, odore di buccia e di terra.

L’unica possibilità di evitare tale alterazione è quella di prevenire e contenere il danno da cimice nel noccioleto.
Gli esperti hanno evidenziato come per il produttore sia importante avviare come primo intervento il monitoraggio della presenza delle cimici sul noccioleto. Una presenza che può essere molto precoce. Il danno delle cimici sulla nocciola, se si verifica in maggio, può causare cascola e “vuoto”. In seguito, dall’accrescimento del seme fino alla raccolta (il guscio non le ferma), provoca l’alterazione indicata con il termine “cimiciato”: imbrunimenti e deformazioni causati dagli enzimi salivari che possono condizionare, anche con poche nocciole colpite, tutta la massa di prodotto trasformato.

La difesa fitosanitaria è complessa contro le cimici “nostrane” in quanto attualmente sono rimaste pochissime sostanze attive autorizzate (deltamterina, etofenprox, lambda cialotrina) che danno luogo spesso a fenomeni di resistenza. Il monitoraggio è anch’esso difficile e può essere effettuato attraverso il cosi detto “frappage”, ma sono insetti monovoltini che prediligono habitat semi-naturali.

L’arrivo della cimice asiatica ha modificato tutto il contesto. Si tratta infatti di una specie che si riproduce più volte all’anno, polifaga e altamente mobile, con un’elevata dannosità sul nocciolo. Il monitoraggio è oggi facilitato dalla disponibilità di trappole alimentate da feromoni di aggregazione. L’approccio integrato, con il corretto impiego di formulati di sintesi chimica, consente di ridurre i danni ma prospettive molto interessanti vengono ora grazie alla ricerca e per il futuro l’approccio biologico.
Nelle diverse regioni, si stanno realizzando reti di monitoraggio per il riscontro tempestivo della presenza di cimice asiatica sui noccioleti.

Nell’ambito della lotta alla cimice asiatica su nocciolo, considerata la rilevanza di tale coltura per la filiera dell’industria dolciaria italiana e il ruolo rilevante che essa riveste nei contesti ad alto valore paesaggistico e naturalistico, Coldiretti partecipa a due importanti progetti in Piemonte e Campania finalizzati a tenere sotto controllo il temibile parassita. Il progetto in Piemonte al quale partecipa la Federazione Coldiretti Cuneo realizzato dal DISAFA di Torino prevede un sistema innovativo e “biologico” in quanto la lotta alla cimice asiatica é basata sul debellamento dei simbionti intestinali necessari alla cimice asiatica per crescere e svilupparsi nei vari stadi entomologici tramite il ricorso ad un formulato a base di sali di rame e di zinco complessati con acido citrico”. La strategia suggerita dal DISAFA di Torino per i noccioleti convenzionali integra questo trattamento con un intervento insetticida abbattente alla comparsa degli adulti. Per i noccioleti biologici la sola applicazione del battericida sempre al superamento della soglia termica di 18° e poi 4-5 trattamenti ogni 10 giorni.

In Campania la cimice asiatica sta già provocando danni sulle colture, in particolare su melo e nocciolo. L’Ipsp-CNR (Istituto per la Protezione sostenibile delle Piante CNR –Portici (Na) ha realizzato una rete di monitoraggio su nocciolo, in collaborazione con il Servizio fitosanitario della Regione Campania che permette, con avvisi in tempo reale, di realizzare strategie di difesa sostenibile e di individuare i corridoi naturali adatti per i lanci di vespa samurai, che in tale Regione devono ancora partire e che si auspica siano effettuati, come già in altre aree del territorio nazionale, nel 2021.

A tale importante progetto collabora Coldiretti Campania che da il proprio supporto sia coinvolgendo le imprese agricole associate produttrici di nocciole nella rete di monitoraggio sia tramite le proprie strutture tecniche per la messa punto della strategia di lotta fitopatologica con sistemi rispondenti a criteri di sostenibilità ambientale. Il progetto sulla lotta alla cimice asiatica è stato fortemente voluto da Coldiretti Campania a tutela di una produzione che si contraddistingue per gli elevati standard qualitativi e che ha un ruolo importante nello sviluppo economico delle aree interne.

Nel Lazio secondo quanto illustrato da DAFNE (Università della Tuscia), la gestione sostenibile del noccioleto può beneficiare molto di approcci basati sull’ agricoltura di precisione. Un caso studio sui Monti Cimini paragonato la gestione integrata realizzata dal disciplinare relativo al Sistema di qualità nazionale di produzione integrata e del metodo di produzione biologico del noccioleto, evidenziando le maggiori difficoltà di quest’ultima nel controllo della cimice sebbene le soluzioni di lotta biologica più efficaci e, cioè, il ricorso a lanci di Vespa Samurai ed a simbionticidi, devono ancora essere effettuati. Il controllo della cimice asiatica è molto più difficile sui noccioleti biologici. In questo caso, l’unica sostanza permessa è il piretro che tuttavia è molto più delicato nell’applicazione e presenta un’efficacia relativa contro Halyomorpha halys, oltre alla sua scarsa selettività.

In conclusione, la ricerca ha evidenziato come sia fondamentale il monitoraggio delle popolazioni tramite il posizionamento delle trappole (ottimi risultati danno quelle a feromone) situate ai bordi dei campi per attrarre ed intercettare gli insetti. In ogni caso, dato che la trappola richiama esemplari anche provenienti dal di fuori del terreno coltivato, è necessario ricorrere alla tecnica del “frappage” che consente di monitorare la presenza in campo delle cimici intervenendo con i trattamenti chimici e/o di lotta biologica quando è strettamente necessario ed al momento di superamento della soglia.

La presenza in Italia di parassitoidi come Trissolcus mitsukuriie T.japonicus, quest’ultimo lanciato diffusamente sulle aree colpite grazie al progetto nazionale di lotta biologica, dovrebbe consentire un controllo maggiore della cimice asiatica. Nuove prospettive si stanno aprendo con la sperimentazione del formulato a base di sali di rame e di zinco complessati con acido citrico in merito al quale la società produttrice sta avviando l’iter di richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio come prodotto fitosanitario al fine di consentirne l’impiego per il controllo della cimice asiatica in agricoltura biologica e produzione integrata.

 

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