il Punto Coldiretti

Contro i cinghiali il piano Coldiretti per rilanciare le aziende faunistico venatorie

Rilancio delle imprese faunistico-venatorie per rafforzare la missione del presidio del territorio sempre più a rischio per la perdita di biodiversità, gli attacchi della fauna selvatica, gli incendi boschivi e il dissesto idrogeologico.

La Coldiretti ha abbattuto gli steccati tra cacciatori e agricoltori e ha realizzato un nuovo patto per creare un fronte di azione comune finalizzato al sostegno dell’agricoltura, in particolare nelle aree interne che più hanno sofferto dell’abbandono. Si parte infatti da un numero: 800mila ettari di terreni abbandonati e tra le cause principali ci sono i cinghiali e altri animali che in alcuni casi hanno distrutto oltre il 70% dei raccolti delle aziende spingendo così gli agricoltori a lasciare.

Ancora una volta la Coldiretti è scesa in campo per un intervento concreto dopo anni di mancate politiche. Il primo atto è stato il protocollo firmato da AB (Agrivenatoria Biodiversitalia), Coldiretti, Federparchi e Fondazione Una. Il protocollo è stato presentato nel corso di un convegno sulla biodiversità al quale con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, il segretario generale Vicenzo Gesmundo e gli altri firmatari dell’accordo, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, il presidente di Fondazione Una Maurizio Zipponi e il presidente dell’associazione Agrivenatoria Biodiversitalia Niccolò Sacchetti ha partecipato il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida.

Si tratta di un’intesa a tutto tondo che spazia dalla gestione dei frutti spontanei alla promozione del turismo fino allo sviluppo della filiera delle carni di selvaggina. E’ stato definito un piano in cinque punti con il primo fondamentale obiettivo di equiparare alle aziende agricole quelle faunistiche per aprire così anche a queste ultime le porte della Politica agricola comune.

Al secondo punto il riconoscimento ai titolari delle aziende faunistiche dei diritti e della gestione della raccolta di tartufi, funghi ecc, al terzo punto una normativa nazionale per la filiera delle carni di selvaggina, e infine sostegno al turismo e rinnovi automatici delle concessioni per evitare che le lentezze burocratiche blocchino la continuità delle imprese.

Il 99% delle imprese agrivenatorie, ha affermato Gesmundo, hanno a cuore la biodiversità. Il segretario generale ha ribadito l’impegno della Coldiretti a difendere tutte attività legate all’agricoltura, comprese quelle faunistiche, per garantire una reale ed efficace tutela dell’ambiente. Per questo ha rispedito al mittente le accuse di chi sostiene che la produzione agricola inquini e che si debbano chiudere le stalle per evitare il disastro ambientale. Così – ha denunciato – si mettono nel frullatore millenni di storia, territori e habitat.

Il presidente Prandini ha affermato che è solo frutto della demagogia la descrizione negativa dei cacciatori e proprio questo ha portato al venir meno della loro presenza e ad abbassare il livello di presidio dei territori. Servono – ha spiegato – numeri controllati per la riproduzione della fauna altrimenti avviene come per i cinghiali ormai fuori controllo. Non si può più stare a guardare, ha affermato il presidente della Coldiretti che ha sottolineato come il nuovo accordo sia una strategia futura che non si limita ad affrontare l’emergenza del giorno dopo ed è fondamentale anche per il turismo. Prandini ha poi sostenuto la necessità di implementare la filiera agroalimentare con cibo naturale e la fauna selvatica lo è .

Oggi la filiera italiana si alimenta di importazione di prodotto trasformato, perché dunque, secondo Prandini, non realizzare questi prodotti nel nostro Paese attivando anche un’attività artigianale che potrebbe rappresentare un valido contributo al sostegno economico dei piccoli borghi. Ma è indispensabile semplificare le regole per la trasformazione della selvaggina.

La Coldiretti ha aperto un nuove fronte. Sono sicuro – ha concluso Prandini – che quando portiamo progetti validi con un impatto positivo sulla collettività la parte intelligente della politica italiana non potrà che essere dalla nostra parte perché la gestione del territorio è un tema di democrazia.

Il ministro Lollobrigida intervenendo su un’altra questione posta dalla Coldiretti, quella della siccità, ha assicurato che sarà attivata una cabina di regia sotto il diretto controllo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Il ministro ha anche affermato che non si può parlare della siccità come di una emergenza: si tratta – ha sostenuto – di un evento ciclico e dunque si potevano prevedere risposte. Oltre all’emergenza il ministro ha garantito che sarà messa in campo una programmazione a partire dalla tutela delle riserve idriche. Lollobrigida ha ribadito ancora una volta il no deciso del Governo ai cibi sintetici che – ha detto – mi spaventano perché puntano a cancellare il sistema agricolo e la zootecnia. I bioreattori inoltre verranno realizzati dove non si rispettano le regole ambientali e i diritti dei lavoratori. E poi – ha concluso- si mette a rischio anche la democrazia alimentare: i ricchi continueranno a mangiare bene agli altri saranno riservati i prodotti alimentari finti. Il nostro obiettivo – ha concluso Lollobrigida – è di fare dell’Italia una superpotenza della qualità.

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