il Punto Coldiretti

Inquinamento dimezzato in pianura padana, da rivedere le reali responsabilità del settore agricolo

Fanno riflettere i dati recentemente diffusi da Arpa Lombardia, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, relative alla diminuzione dell’inquinamento in Pianura padana legata agli effetti collaterali del Coronavirus.

Se il blocco del traffico ha infatti prodotto un abbattimento dell’inquinamento atmosferico (soprattutto di Pm10, le famigerate polveri sottili), bovini, suini, avicoli, in quella che è di gran lunga la prima regione zootecnica d’Italia, hanno continuano a mangiare, a produrre e quindi a rilasciare il loro contributo emissivo. Verrebbe da dire, allora, che la zootecnia non è responsabile dei picchi di inquinamento che di tanto in tanto si registrano nei principali centri abitati.

In effetti il discorso è un po’ più complesso in quanto la qualità dell’aria è determinata da un insieme di fattori e solo una valutazione completa e organica degli stessi consente di portare a conclusioni tecnicamente sostenibili. In ogni caso la zootecnia e l’agricoltura sono chiamate in causa per via delle emissioni di ammoniaca in atmosfera (affrontate in termini di riduzione di impatto dalla direttiva (UE) 2016/2284, la cosiddetta direttiva NEC) che sono propedeutiche alla formazione del particolato e delle polveri sottili.

Tuttavia l’ammoniaca di origine agricola è considerata un “precursore”, e cioè manifesta i suoi impatti solo in concomitanza di altri fattori.
La vicenda della drastica riduzione dell’inquinamento atmosferico in pianura padana legata alla riduzione del traffico veicolare mette, quindi, in risalto l’importanza di migliorare il grado di conoscenza dei processi che caratterizzano gli impatti effettivi del settore agricolo nei confronti dell’inquinamento atmosferico, così come per quanto riguarda il ruolo emissivo e di assorbimento in campo climatico (gas serra).

Sia sul piano degli impatti mediatici che per quanto riguarda la valutazione dell’efficacia delle misure di contenimento imposte sul piano ambientale (vedi la già citata direttiva Nec, ma anche direttiva nitrati, condizionalità Pac, normativa energetica sul biogas, attuazione dei regolamenti Esr e Lulucf, ecc.) è quindi di fondamentale importanza connotare con maggiore rigore scientifico le effettive responsabilità ambientali del settore agro-zootecnico, con studi specifici sui numerosi e diversificati modelli produttivi che caratterizzano l’agricoltura e la zootecnia italiana ed evitando inutili appesantimenti burocratici e vincoli alle imprese agro-zootecniche italiane sulla base di responsabilità che, evidentemente, risultano ancora suscettibili di migliore definizione.

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