il Punto Coldiretti

Lotta alla cimice asiatica con metodi rispettosi dell’ambiente

Continua l’impegno di Coldiretti nel ricercare nuovi metodi e strategie di lotta alla cimice asiatica (Halyomorpha halys), l’insetto alieno che da anni crea enormi problemi e danni al comparto agricolo e fastidio alla popolazione. Vista l’enorme presenza ed il forte impatto diventa fondamentale trovare soluzioni rispettose dell’ambiente, per poter continuare ad offrire prodotti sani e certificati ai consumatori, ma allo stesso tempo trovando soluzioni concrete di lotta per le imprese agricole italiane.

Parallelamente alla lotta biologica, ovvero al rilascio in natura di insetti in grado di parassitizzare le uova della cimice asiatica mediante insetti locali come Anastatus bifasciatus adottando operazioni di “lotta aumentativa” della popolazione di cui Coldiretti è stata la prima a rilasciare sul territorio Piemontese e mediante insetti esotici come la “vespa samurai” Trissolcus japonicus dopo una lunga collaborazione con i Ministeri Agricoltura e Ambiente per il rilascio; un nuovo metodo ha riportato nuovamente risultati di efficacia: la lotta simbionticida.

Questo metodo, ideato e promosso dal professor Alma del Disafa dell’Università degli studi di Torino, mira infatti all’eliminazione dei batteri intestinali delle giovani cimici limitandone fortemente l’aspettativa di vita senza l’utilizzo di prodotti chimici o di sintesi. Per questo motivo  tale  metodo risulta totalmente abbinabile alla lotta biologica, in quanto i prodotti utilizzati non hanno effetti collaterali o negativi nei confronti degli insetti utili locali o esotici rilasciati nell’ambiente.

Tale  metodo di lotta si basa sulla “sterilizzazione” delle ovature deposte dalla cimice asiatica, eliminando così un batterio secreto dalla madre durante l’ovideposizione (Candidatus Pantoea carbekii) e che una volta ingerito dalle giovani cimice appena nate serve alla creazione della flora intestinale, fondamentale per la sopravvivenza delle giovani cimici. Senza l’ingestione di questo batterio le giovani cimici o non sopravvivono oppure generano individui adulti molto deboli e poco propensi alla riproduzione.

Per il secondo anno consecutivo i ricercatori del Disafa ed i tecnici Coldiretti hanno realizzato prove in pieno campo utilizzando un fertilizzante ammesso in agricoltura biologica, già oggetto di brevetto di una società di ricerca Israeliana, a base di sali di rame e zinco ottenuti per via elettrolitica e complessati con acido citrico, quest’ultimo ottenuto tramite un processo di fermentazione simile a quello che avviene in natura. Grazie all’interazione creata tra i due metalli e l’agente complessante, si rende possibile l’utilizzo di questo formulato con un apporto di microelementi molto basso, riducendone l’impatto sull’ambiente (con ogni trattamento infatti si distribuiscono in media unicamente 60/80 grammi di rame metallo ad ettaro).

Per un corretto utilizzo di questo metodo risulta fondamentale il monitoraggio, ovvero la definizione dei momenti (timing) in cui utilizzare questi fertilizzanti sulle ovature, ottenendo così un duplice effetto: positivo sulla vegetazione e negativo nei confronti della cimice. Il monitoraggio effettuato da Coldiretti Piemonte sul territorio Regionale è servito ad analizzare meglio il ciclo biologico e a dare dati certi anche all’interno dell’Osservatorio Cimice Asiatica per la definizione dei corridoi ecologici in cui è stato liberato il T. japonicus e dove fare le prove di lotta simbionticida. Fondamentale la collaborazione anche e soprattutto delle aziende agricole che a seconda delle colture aziendali devono monitorare le presenze tramite frappage, monitoraggi visivi e con il supporto tecnico anche mediante l’apposizione di trappole. Confrontando ed utilizzando tutti i dati raccolti in Piemonte si è iniziato ad adottare una lotta mirata alla cimice, anche la lotta simbionticida ha dato risultati davvero interessanti: per quanto riguarda il 2019, anno di forte incidenza della cimice asiatica ha portato a ridurre fortemente il cimiciato sulle nocciole in pieno campo della prova preliminare ed anche nel 2020, malgrado una presenza minore in campo di cimice asiatica ha comunque ribadito l’efficacia.

Dato interessante, emerso quest’anno è stata si la riduzione della pressione di H. halys, ma un aumento delle cimici indigene quali ad esempio Palomena prasina e Nezara viridula (cimici verdi), Raphigaster nebulosa (cimice grigia) e Pentatoma rufiphes (cimice dei boschi), che comunque sono state in gran parte controllate anche dall’immissione in natura dei parassitoidi (che ricordiamo non sono specifici per la cimice asiatica) e dall’applicazione di questo nuovo metodo di lotta. Ulteriori prove condotte nel 2020 sono state indirizzate al “potenziamento” del metodo simbionticida, ovvero cercando di aumentare la persistenza del fertilizzante fogliare per garantire una maggiore “copertura” ed efficacia del trattamento in campo e di ridurre il numero delle applicazioni.

La lotta alla cimice asiatica è, pertanto, quanto mai più integrata, sfruttando questi metodi di lotta, rispettosi dell’ambiente possiamo fornire soluzioni concrete alle aziende agricole, ottenere una produzione di qualità e garantire al consumatore un prodotto sano ottenuto in un ambiente salubre.

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