il Punto Coldiretti

No a restrizioni all’uso del rame in agricoltura biologica

Nell’ambito del Gruppo di dialogo civile sull’agricoltura biologica, tenutosi con la Commissione Ue  a Bruxelles, Coldiretti ha denunciato i problemi che la proposta di rinnovo dell’autorizzazione del rame per 7 anni, con una dose di 28 kg/ettaro (cioè 4 kg a ettaro l’anno per 7 anni), creerà per i Paesi dell’area mediterranea ed, in particolare, per l’Italia.

Si tratta di una consistente perdita di rese in molte colture, visto che il cambiamento climatico ha determinato una maggiore aggressività delle malattie fungine, stimata  al 100% per la vite ed il pomodoro ed al 70% per le colture frutticole. La previsione di un meccanismo di flessibilità, per cui l’agricoltore potrà gestire il quantitativo complessivo a seconda dell’andamento climatico della campagna agraria, purché non si superi il tetto dei 28 kg, non migliorerà di molto la situazione.

Coldiretti ha evidenziato come i prodotti sostitutivi al rame di origine naturale che sono, attualmente, oggetto di studio in Italia, nell’ambito del progetto Alt.RameinBio del Crea-Difesa e Certificazione di Roma, non arriveranno sul mercato che tra diversi anni in quanto dovranno essere registrati da società produttrici per essere immessi in commercio come prodotti fitosanitari autorizzati per l’agricoltura biologica.

Coldiretti ha chiesto ai rappresentanti della Commissione come mai, in attesa che arrivino nuove soluzioni sul mercato per gli agricoltori biologici,  non si sia valutato di proporre un dosaggio di rame  differenziato tra i diversi Stati membri, per fasce climatiche, visto che per i solfiti nel vino bio, pur di andare incontro alle richieste di alcuni paesi nordeuropei come la Germania, si sono stabiliti dosaggi  tali da  mettere in condizione tali Paese di produrre vino bio altrimenti impossibile date le condizioni climatiche del nord Europa, ma i burocrati di Bruxelles si sono trincerati dietro un imbarazzante silenzio.

Resta, quindi, da vedere cosa accadrà alla votazione della proposta di regolamento prevista nell’agenda dello Scopaff (Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi) per il 26-27 novembre prossimo, in cui l’Italia risulta totalmente isolata. Alcuni Paesi europei non avendo problemi particolari con le malattie fungine, come la peronospora, hanno vietato, già tempo, l’uso del rame in biologico  (Danimarca, Finlandia, Olanda, Norvegia, la Svezia lo ha vietato ma acconsente all’utilizzo di fertilizzanti a base di rame ), altri ne consentono l’uso, ma ad un dosaggio inferiore ai 4 kg/ettaro/anno.

La Germania, dal canto suo, ha trovato il modo di aggirare l’ostacolo: pur essendosi autoimposta, già da tempo, un limite di 3 kg/ettaro/anno, consente l’impiego in biologico di fosfonato di potassio, avendolo classificato come un rafforzante delle piante. In tal modo, non essendo una sostanza  inquadrata nella normativa tedesca come prodotto fitosanitario o fertilizzante può essere impiegata in biologico in quanto l’art. 16 del reg. CE 889/2008 stabilisce che uno Stato membro può consentire l’uso di sostanze ulteriori, oltre quelle riportate nell’allegato del regolamento, purché non appartenga alle medesime categorie ivi indicate.

La partita del rame resta, quindi, una questione di esclusivo interesse dell’Italia in quanto anche gli altri Paesi dell’area mediterranea non si sono opposti alla proposta della Commissione Ue. E’ possibile che contino sul fatto di poter impiegare in alternativa, aggirando le normative in vigore, concimi a base di rame.

Sembra, comunque, che Efsa sia stata incaricata di rivedere il metodo di valutazione delle sostanze attive naturalmente presenti nell’ambiente come il rame e questo potrebbe portare a conclusioni diverse da quelle contenute nel parere recentemente pubblicato rispetto agli aspetti eco tossicologici del rame.

La Commissione ha fatto presente, poi, che nell’ambito del progetto Relacs (Improving inputs for organic farming) si stanno studiando quattro prodotti pilota tra cui l’estratto di larice, come alternative all’impiego del rame. Gli studi sono già in fase avanzata e riguardano le principali malattie della vite, del melo, del cetriolo e del pomodoro.

Le prove sono state condotte in serra ed in pieno campo. L’estratto di larice è stato sperimentato contro la Plasmopara viticola ed ha dato buoni risultati con una percentuale di efficacia pari al 76-81% : percentuale,  inferiore, ovviamente, al rame che raggiunge il 98%, ma è evidente che con le sostante attive di origine naturale occorre una combinazione di pratiche agronomiche oltre all’uso del principio attivo per poter ottenere risultati soddisfacenti. Deve, quindi, cambiare la strategia fitosanitaria.

A fronte di questa situazione, Coldiretti ha evidenziato alla Commissione Ue, l’assoluta contraddizione tra le misure comunitarie volte a incentivare l’agricoltura biologica e la proposta di limitare drasticamente l’impiego del rame mettendo in ginocchio i Paesi dell’area mediterranea escludendo soluzioni ponte, in attesa della commercializzazione di nuove sostanze attive di origine naturale a disposizione degli agricoltori biologici.  Non resta che augurarsi un possibile fronte comune tra i Paesi mediterranei il giorno della votazione, guidato dall’Italia,  che possa respingere la proposta della Commissione.

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