il Punto Coldiretti

Nuove restrizioni Ue sul rame in agricoltura, bio a rischio

La maggioranza degli Stati membri dell’Ue, ignorando le esigenze dell’agricoltura mediterranea e di quella italiana, dove a seguito del cambiamento climatico le malattie fungine diventano sempre più aggressive,  ha votato a favore del rinnovo dell’autorizzazione per l’uso in agricoltura dei composti del rame, come la poltiglia bordolese, imponendo una riduzione dei quantitativi. Il limite passa dai 6 kg/ettaro/ anno a 28 kg in 7 anni (4 kg/ettaro/anno) consentendo un meccanismo di flessibilità a seconda dell’andamento stagionale per cui un agricoltore può ridurre un anno la dose ad ettaro ed aumentarla  in quello successivo purché nei 7 anni non superi il quantitativo massimo dei 28 kg.

Per l’agricoltura biologica l’impatto è drammatico trattandosi dell’unico fungicida essenziale ammesso, per cui si prevede un rischio di perdite nella viticoltura bio, settore finora in crescita esponenziale, ed in alcune colture, quali il pomodoro, che possono arrivare anche al 100%. La Commissione Ue non ha inteso attendere che sul mercato arrivassero dei prodotti sostitutivi di origine naturale ed ora si apre uno scenario di grande incertezza per gli agricoltori biologici privi del loro principale mezzo di difesa, ma anche in agricoltura convenzionale il rame ha un ruolo importante in quanto viene impiegato con altri prodotti per limitare il fenomeno delle resistenze.

Le misure restrittive non trovano fondamento nell’inquadramento attuale della sostanza attiva che, secondo il reg. (CE) n. 1272/2008, sulla classificazione, etichettatura e imballaggio (CLP) delle sostanze e delle miscele non  è classificato come materiale CMR (cancerogeno, mutageno, dannoso per la riproduzione) o PBT (persistente, bio-accumulante, tossico). Infatti, il Rame non è presente nell’allegato XIV del Regolamento Europeo (CE) n. 1907/2006 (Reach) che regola le sostanze altamente pericolose (SVHC-Substance of very high concern).

Le sostanze “estremamente preoccupanti” sono sostanze con le seguenti caratteristiche di pericolo (art. 57 del suddetto regolamento): sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (CMR), ai sensi del Regolamento CLP; sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) o molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB), secondo i criteri dell’allegato XIII del regolamento Reach.

La Commissione Europea ha predisposto una strategia per l’identificazione e la valutazione delle sostanze dette interferenti endocrini, al fine di salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini dell’Unione. Una delle iniziative di questo piano è data dalla redazione di un elenco di potenziali interferenti endocrini. In questo elenco non è presente il rame mentre compaiono altre sostanze attive, che potrebbero essere adeguatamente sostituite dal rame come soluzione tecnica.

Perplessità sono state sollevate sul metodo di valutazione di Efsa che non ha tenuto conto del fatto che il rame è naturalmente presente nel suolo e nelle piante oltre che nell’organismo umano per cui avrebbe dovuto impiegare un metodo di valutazione del rischio diverso da quello impiegato per le sostanze di sintesi chimica tenendo conto di queste sue specifiche caratteristiche di sostanza naturalmente presente nell’ambiente. Infatti, il metodo attualmente utilizzato per condurre la valutazione del rischio ambientale, che è stato sviluppato per le molecole organiche, non è adatto per elementi naturali come il rame, aspetto questo  peraltro riconosciuto dalla Commissione stessa.

Quando sono impiegati questi metodi per valutare i rischi derivanti dall’uso del rame, i risultati sono soggetti a conclusioni inesatte per i mammiferi, per gli uccelli e per gli organismi acquatici, come sostenuto dall’Efsa. Infine, il rame è naturalmente presente in tutto il mondo vegetale come elemento nutritivo (concentrazione di “background”): di ciò dovranno tenere conto i futuri metodi di valutazione, la cui applicazione è ritenuta necessaria e prevista, secondo la Commissione, nei prossimi anni.

Oltretutto, il rame, al pari dello zolfo, ha il più basso rapporto costo/ettaro nel controllo delle principali patologie. Le restrizioni adottate al suo utilizzo come mezzo fitosanitario rischiano di provocare un aumento dei costi produttivi delle aziende agricole, già fortemente penalizzate dalla concorrenza delle derrate alimentari provenienti dai paesi in via di sviluppo. Come altro effetto collaterale, il consumatore finale potrebbe assistere ad un consistente aumento dei costi di frutta e verdura, con probabili ripercussioni nel consumo di questi importantissimi alimenti.
È importante sottolineare come la produzione dei prodotti formulati rameici avvenga da parte di piccole-medie aziende situate sul territorio europeo, che utilizzano principalmente rame riciclato, rispettando i parametri della green economy.

L’impronta carbonica di un chilogrammo di un prodotto fitosanitario a base di rame è fino a 10 volte inferiore rispetto allo stesso quantitativo di un prodotto a base di molecole di sintesi utilizzato per il controllo della stessa patologia. Come è noto, l’impronta carbonica di un prodotto è un valore inversamente proporzionale alla sua sostenibilità ambientale. Inoltre, gli studi scientifici effettuati sulla sostanza attiva in Italia, dimostrano come alcune pratiche agronomiche consentano di ridurre l’accumulo di rame nel suolo e la loro applicazione avrebbe potuto evitare la drastica decisione dell’Ue in attesa che l’Efsa rivedesse il metodo di valutazione della sostanza attiva e fossero registrate le sostanze alternative già individuate dal progetto ALT.Rameinbio del Crea-Difesa e Certificazione di Roma.

Ciò avrebbe consentito una gestione della problematica senza danneggiare le imprese agricole soprattutto quelle biologiche. Ad esempio una gestione conservativa dei suoli tramite l’incremento della sostanza organica e dell’attività biologica degli stessi, permette di mitigare gli effetti tossici su batteri e funghi del suolo, permettendo di raggiungere ottimali livelli di fertilità anche in presenza di concentrazioni di rame di gran lunga superiori a quelli dei limiti convenzionali di tossicità. Inoltre, gli studi dimostrano che adottare misure di stabilizzazione del suolo mediante arricchimento con composti inorganici favorisce la precipitazione e l’immobilizzazione del rame riducendo il suo accumulo nella pianta e, quindi, la sua tossicità.

In conclusione, resta il sospetto, a questo punto piuttosto fondato, che se la questione rame fosse stata strategica per l’agricoltura nord Europea le sorti della sostanza attiva sarebbero state probabilmente diverse: del resto, la Germania è già pronta ad aggirare il limite avendo autorizzato da tempo l’uso del fosfonato di potassio in biologico, classificandolo come un rafforzante delle piante e non come prodotto fitosanitario  mentre l’Italia, rispettosa del parere della Commissione Ue, ne ha vietato l’impiego. E’ molto probabile inoltre il moltiplicarsi di un fenomeno già diffuso: l’uso di fertilizzanti a base rameica ad alto dosaggio. Purtroppo fatta legge trovato l’inganno. Ma di questo evidentemente non importa a nessuno.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi