il Punto Coldiretti

Nuove tecnologie per produrre di più e difendere la distintività

Produrre di più rispettando le indicazioni della nuova strategia dell’Unione europea Farm to Fork  e cioè riduzione  del 50% dell’impiego della chimica nei campi e raggiungimento del 25% di superficie agricola investita a biologico: è questa la strada segnata per lo sviluppo dell’agricoltura italiana ed europea che deve fare i conti  con  la difficile  concorrenza, in termini di costi e sicurezza, dei Paesi terzi, e con la necessità di rafforzare i redditi degli agricoltori.  Si tratta di obiettivi  particolarmente complessi soprattutto per  un’agricoltura come quella italiana che  non può prescindere dalla tutela della sua  ricchezza primaria, la distintività.

E’ necessario dunque, in questa ottica, azionare una serie di strumenti, uno dei quali è rappresentato dalle nuove tecnologie. Su questo tema la Coldiretti ha promosso un confronto ad ampio raggio con i rappresentati della ricerca e i parlamentari europei. Al primo dibattito sulle nuove tecnologie di  evoluzione assistita (Tea),  con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini   e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, hanno preso parte Mario Pezzotti, presidente della Società italiana di genetica agraria,  Stefano Vaccari direttore generale del Crea, Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, gli europarlamentari Paolo De Castro, Herbert Dorfmann, Silvia Sardone, Pietro Fiocchi, Daniela Rondinella Mara Bizzotto, Dino Giarrusso e  Angelo Ciocca.

L’incontro è stato promosso dalla Coldiretti alla vigilia della presentazione, il 29 aprile, dello studio della Commissione Ue sulle nuove tecniche genomiche.

E’ stata una occasione per analizzare le caratteristiche delle nuove tecnologie  che,  senza apportare modifiche al Dna  delle produzioni, accelerano i processi evolutivi naturali  e soprattutto, è stato chiarito nel corso del dibattito  che questi processi derivano da una domanda dell’agricoltore e non dalla pressione delle multinazionali come nel caso degli Ogm. Nessun rapporto con i prodotti geneticamente modificati osteggiati con forza dalla Coldiretti che, come è stato ribadito, rappresentano il passato.

Stefano Masini, responsabile Ambiente di Coldiretti che ha svolto la relazione introduttiva, ha evidenziato come Green Deal e Next Generation abbiano delineato un nuovo scenario che porta anche alla modifica delle regole di ingaggio delle nuove tecnologie. Masini ha spiegato che le Tea puntano alla diversificazione produttiva e allo sviluppo di un’agricoltura differenziata. La ricerca pubblica in questo contesto svolge un ruolo chiave per una soluzione sostenibile. Gli obiettivi principali sono il riequilibrio dei rapporti economici nelle filiere, il rafforzamento della trasparenza e del dialogo con i consumatori e il ruolo chiave di Cai.

“Dopo il fallimento degli Ogm in agricoltura è importante avviare una riflessione sulla genetica green capace di sostenere la produzione nazionale, difendere il patrimonio di biodiversità presente in Italia dai cambiamenti climatici e far tornare la ricerca italiana protagonista dopo l’emergenza covid” ha dichiarato il il presidente della Coldiretti Ettore Prandini -. La Coldiretti ha siglato una convenzione con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) che ha sottoscritto importanti proposte di ricerca che puntano a tutelare la biodiversità dell’agricoltura italiana e, al contempo, migliorare l’efficienza del nostro modello produttivo attraverso, ad esempio, varietà con meno bisogno di agrofarmaci e risvolti positivi in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale per far diventare l’Italia capofila in Europa nelle strategie del New Green Deal, in un impegno di ricerca partecipata anche da ambientalisti e consumatori”.

L’Italia, ha spiegato il presidente della Coldiretti, può svolgere un ruolo di protagonista nella valorizzazione delle filiere agroalimentari come dimostra il lavoro portato avanti con Filiera Italia con la quale si stanno creando le condizioni per portare le industrie italiane ad acquistare solo prodotti Made in Italy. La Coldiretti guarda con interesse all’introduzione nella Ue di  varie forme di ricerca per rafforzare la produzione agricola, dalla cisgenetica agli Nbt, che non sono nelle mani delle multinazionali, ma che coinvolgono anche piccoli gruppi di ricerca.

Prandini ha comunque ribadito che la priorità per Coldiretti resta la valorizzazione della distintività e della biodiversità così come è fondamentale l’attenzione “maniacale” al consumatore  che è stato e  resta  il primo alleato delle battaglie portate avanti dall’organizzazione, dall’etichetta con l’indicazione dell’origine alla chiusura netta agli Ogm.  Da qui l’impegno a promuovere dibattiti che chiariscano la portata delle nuove tecnologie.

Per evitare strumentalizzazioni come quelle che, per esempio, hanno colpito la zootecnia, ma che potrebbero un domani  mettere sul banco degli imputati  l’ortofrutta facendo leva sull’uso di pesticidi. Si tratta di azioni dietro le quali – ha detto Prandini –  ci sono interessi di lobby. Per questo è necessario comunicare bene motivazioni e punti di forza, perché solo con il supporto dei cittadini-consumatori e della buona politica  “la partita dell’innovazione non solo la possiamo giocare, ma anche vincere”.

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