Nuovo giro di vite contro i reati ambientali
Scatta un ulteriore giro di vite contro i reati ambientali. Il 27 febbraio scorso il Parlamento europeo ha approvato nuove misure e sanzioni. In particolare sono stati aggiunti il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell’Unione europea in materia di sostanze chimiche, e l’inquinamento provocato dalle navi. Alla lista sono stati aggiunti anche i reati qualificati paragonabili all’ecocidio, come gli incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di acqua, aria e suolo. Pesanti sanzioni fino all’arresto (che arriva 8 anni per i reati qualificati) per persone fisiche e rappresentanti di imprese. Per le imprese l’importo varia sulla base della tipologia di reato. Passa così la linea del chi inquina paga e dunque qualsiasi dirigente d’impresa responsabile di aver provocato inquinamento potrà essere chiamato a rispondere delle sue azioni. La normativa dovrà anche essere sostenuta da corsi di formazione specializzati per forze dell’ordine, giudici e pubblici ministeri, e inoltre dovranno essere redatte strategie nazionali e promosse campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale. Sono stati messi in campo nuovi interventi per arginare una vera emergenza poiché la criminalità ambientale è oggi la quarta attività criminale al mondo con redditi rilevanti sul livello di quelli realizzati con il traffico di droga, armi e la tratta di essere umani. La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea e da quella data gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirla nel loro diritto nazionale. |
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