Ok al Bifenox contro le infestanti su pomodoro ed altre colture minori
Si tratta di un’estensione d’impiego in quanto il formulato è già autorizzato su soia. Le colture, avversità e periodi per i quali può essere utilizzato sono i seguenti: su pomodoro, contro Solanum nigrum, a partire dal 18 marzo 2021, su carota a partire dal 15 giugno 2021, su prezzemolo dal 1° agosto 2021, su carciofo a partire dal 1° luglio 2021 e, infine, su coriandolo da seme dal 1° aprile 2021 contro infestanti. Il Bifenox è un erbicida selettivo che agisce per assorbimento fogliare inibendo l’enzima Ppo (protoporfirinogeno ossidasi). Il prodotto, applicato in pre-trapianto su pomodoro, prezzemolo, carciofo e post emergenza su carota e coriandolo da seme, forma uno strato sulla superficie del suolo che risulta efficace nel contenimento delle giovani plantule in fase di emergenza. L’istanza si è resa necessaria a fronte di alcune tipologie di infestanti che danneggiano irrimediabilmente le diverse colture indicate non essendo presenti sul mercato prodotti fitosanitari anche di origine naturale in grado di difenderle adeguatamente. La coltura del pomodoro in pieno campo, relativamente all’imminente campagna di coltivazione, presenta rilevanti problemi di difesa fitosanitaria conseguenti alla revoca di oxadiazon. In particolare, al momento, non risultano presenti erbicidi registrati nel gruppo dei Ppo (Inibizione dell’enzima protoporfirinogeno ossidasi) in grado di integrare l’attività per il controllo di Solanum nigrum e Portulaca che rappresentano le principali infestanti in quanto difficili, da controllare ed in grado di generare ingenti danni quali-quantitativi. Risulta, pertanto, di fondamentale importanza poter disporre di prodotti fitosanitari in grado di controllare tali infestanti per poter preservare la sostenibilità della coltura considerato che nella campagna di trasformazione 2020, sono stati messi a coltura 17.229 ha pari a 5.546.814 quintali. In tale contesto, l’impatto negativo, in termini di superfici coltivate che si sarebbe generato in assenza del decreto approvato, in seguito alla difficoltà di controllo e relativa sostenibilità per l’agricoltore, si sarebbero ripercosse direttamente sulla disponibilità di prodotto per l’industria di trasformazione coinvolgendo l’intera filiera. Alle superfici di cui sopra, vanno aggiunte quelle coltivate a pieno campo e destinate alla raccolta del prodotto fresco da salsa distribuito nella Gdo e mercati agricoli. Per fronteggiare tale problematica, è stata individuata, pertanto, la sostanza attiva Bifenox che presenta un ottimo profilo ecotossicologico ed è inclusa in Allegato I del reg. CE n. 540/2011; appartenente al gruppo degli erbicidi Ppo (Inibizione dell’enzima protoporfirinogeno ossidasi), con meccanismo d’azione Gruppo E (Hrac), analogo ad oxadiazon, ma appartenente a diversa famiglia chimica. Nelle prove effettuate da Centri di Saggio, ha mostrato attività idonea su Solanum nigrum (analogamente a quanto avviene nell’uso su soia per cui è registrato) ed adeguata selettività quando utilizzato in pre-trapianto del pomodoro. A fronte di quanto evidenziato, in caso di mancata autorizzazione, gli agricoltori sarebbero incorsi in seri problemi per garantire le produzioni richieste dall’industria di trasformazione italiana e si sarebbe corso il rischio di un aumento delle importazioni di semilavorati da Paesi terzi, che non garantiscono le stesse caratteristiche qualitative e di sicurezza, comportando un ingente danno all’immagine della filiera del pomodoro “made in Italy” e la perdita di posti di lavoro nell’industria. La sostanza attiva Bifenox è, inoltre, importante per contrastare le infestanti anche su altre colture minori che in quanto tali non hanno formulati registrati per tale avversità. Il coriandolo da seme viene coltivato in Emilia Romagna, Marche, Puglia, Umbria, Abruzzo, Molise, Veneto, Toscana e Lazio ottenendo buoni risultati produttivi. Numerose aziende agricole, ogni anno, si dedicano a tale coltura ricavando redditi soddisfacenti. In questo momento, la sostenuta domanda dei mercati internazionali permette di programmare un significativo aumento delle superfici da coltivare per il raccolto 2021 per cui si registra un’escalation nella coltivazione del coriandolo, con un interesse e una domanda crescente da parte degli agricoltori. La coltura presenta anche un’importante rilevanza sotto il profilo agroecologico: è spesso impiegata nelle rotazioni per evitare il ristoppio dei cereali e nella pratica del greening, relativa alla diversificazione, che prevede l’obbligo della terza coltura per le aziende con seminativo superiore ai 30 ha. In base ai dati Istat, il prezzemolo in Italia è coltivato in pieno campo su una superficie di 1.331 ettari per una produzione di 271.856 quintali e in coltura protetta su una superficie di 9.328 are per una produzione di 25.693 quintali. Le principali regioni sono la Puglia per il pieno campo con 1.070 ettari e 219.350 quintali e la Campania per la coltura protetta con 4.250 are e 11.250 quintali. Il mercato del prezzemolo vive un momento di stasi avendo la coltura pochissime sostanze attive registrate che possano difenderla da avversità e parassiti. Si tratta, oltretutto, di una coltura ed un prodotto tra i più difficili da trattare, sia dal punto di vista della produzione che da quello della raccolta. I costi sono alti ed incidono molto nella gestione sostenibile della coltura. Proprio l’assenza di diserbanti funzionali autorizzati porta ad effettuare il diserbo manuale con un’incidenza notevole sui costi di produzione. In molte aree agricole la carota costituisce una varietà diffusa, rappresentando una fonte di reddito molto importante per le imprese agricole. La produzione di tale coltura sta risalendo dopo aver conosciuto un trend in diminuzione rispetto al 2006 (6.120.932 q.) per cui, quest’anno, ha raggiunto 5.109.172 quintali. La produzione di carciofi in Italia interessa 37.303 ha per una produzione raccolta pari a 3.573.518 q. di cui il 35% in Puglia, il 32% in Sicilia, il 21% in Sardegna, il 7% in Campania, il 4% nel Lazio e l’1% in altre aree. Tali livelli di produzione, rappresentano il 35% circa del valore mondiale che è di 1,5 milioni di tonnellate per cui l’Italia è oggi il maggior produttore di carciofo al mondo. Tra le ortive, il carciofo è una vera eccellenza del made in Italy annoverando tre Igp (Brindisino, Paestum e Romanesco del Lazio) ed una Dop (Spinoso di Sardegna). A fronte di tale contesto, la revisione dei prodotti fitosanitari, in corso, da tempo, a livello comunitario, ai sensi del Reg. CE n. 1107/2009 relativo all’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, sta riducendo fortemente la disponibilità di mezzi tecnici in grado di contrastare efficacemente il diffondersi di patogeni e parassiti delle colture, sempre più aggressivi, anche a causa del cambiamento climatico in atto. E’ questo il caso della coltura del carciofo che, ad oggi, essendo tra l’altro una coltura minore, non presenta alcuna sostanza attiva autorizzata contro la presenza di infestanti. Al pari di tutte le altre colture agrarie, anche per quella del carciofo è sempre stata molto sentita dagli orticoltori l’esigenza di attuare il diserbo, cioè l’eliminazione o almeno il contenimento delle malerbe, al fine di diminuirne il più possibile gli effetti dannosi. Solo difendendo opportunamente la coltura, infatti, diviene possibile salvaguardarne il potenziale produttivo sotto l’aspetto sia quantitativo sia qualitativo e, nel caso della coltura poliennale, ottenere una durata della carciofaia che sia più economicamente conveniente. Le problematiche di diserbo richiedono soluzioni che non sono sempre facili da attuare, specialmente per i cinaricoltori delle aree irrigue meridionali che praticano la coltivazione forzata; in tal caso, infatti, data la lunghezza del ciclo colturale, che può arrivare fino a 270-300 giorni, è conseguentemente più esteso il periodo di tempo durante il quale la coltura può risultare suscettibile alla competizione delle malerbe che iniziano appunto a emergere già nel periodo estivo |
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