il Punto Coldiretti

Siccità: soffrono 300mila imprese agricole, via alla cabina di regia

Sono circa 300mila imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità che si estende anche alle aree urbane per effetto della caduta del 30% di precipitazioni in meno nell’ultimo anno, con la percentuale che sale al 40% per il nord Italia. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al primo Tavolo sull’acqua a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal quale è venuto un importante impegno sulla semplificazione anche per accelerare la realizzazione delle infrastrutture di cui il Paese ha bisogno.

“Finalmente è stato affrontato il tema dell’acqua non solo come emergenza ma anche per consentire la programmazione necessaria per gestire una risorsa essenziale per l’intera collettività attraverso una cabina di regia tra tutte le Istituzioni interessate a livello nazionale e territoriale – ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini -. Gli agricoltori  sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi civili industriali ed agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare.

Con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana – ha aggiunto Prandini – abbiamo elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”.

Ad essere assediate dalla siccità sono soprattutto le aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. A rischio è l’ambiente, l’economia, l’occupazione e la stessa sovranità alimentare in una situazione già difficile per gli effetti della guerra in Ucraina

Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Senza parlare del riso le cui previsioni di semina prevedono un taglio di 8muila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

In una situazione in cui lo scorso anno secondo la Coldiretti sono caduti circa 50 miliardi di metri cubi di acqua in meno lungo la Penisola, il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate, secondo l’ultima rilevazione della Coldiretti. Lo stato di magra del più grande fiume italiano è rappresentativo delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 36% del lago di Garda al 39% di quello Maggiore fino al 19% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.

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