Ue: il lupo è ok, ora salviamo le pecore
Ora bisogna salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente il via libera dagli Stati membri Ue nella riunione del Coreper del 25 settembre 2024, all’inserimento del lupo nell’allegato III della Convenzione di Berna, per garantire flessibilità in più per permettere di affrontare i casi più difficili di coesistenza tra lupi e comunità negli Stati che ne hanno necessità. La proposta di modifica è stata avanzata dalla Commissione europea a dicembre 2023 e durante la votazione solo due Stati membri, Spagna e Irlanda, hanno votato contro la proposta mentre quattro sono state le astensioni (Cipro, Slovenia, Malta e Belgio). Dal momento che la Convenzione di Berna è attuata mediante direttiva, resta salva la possibilità per gli Stati membri di mantenere una disciplina più forte per la riduzione dello status di protezione del lupo come previsto dalla Convenzione di Berna. La modifica della Convenzione declassa “la protezione del lupo da rigorosa a semplice”. In Italia si è registrato un forte aumento da nord a sud della popolazione di lupi, stimata dall’Ispra nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola mentre il numero di pecore è diminuito di circa il 10% negli ultimi cinque anni secondo l’analisi della Coldiretti. I numeri sembrano confermare che il lupo ormai, non è più in pericolo e – sottolinea la Coldiretti – il rischio vero oggi è piuttosto la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude la Coldiretti – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città. |
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