il Punto Coldiretti

Approvato l’uso in deroga del Bacillus subtilis per la lotta al brusone sul riso bio

Il Ministero della Salute ha accolto l’istanza di Coldiretti per l’uso d’emergenza del Bacillus subtilis ceppo QST 713 per la lotta al brusone (Pyricularia grisea) sul riso biologico. Il decreto  autorizza l’uso del microrganismo per il periodo 27 giugno – 24 ottobre 2016.

La dose consentita è di 4 Kg/ha utilizzando volumi d’acqua di 300 – 500 l/ha per un massimo di due trattamenti che devono essere effettuati all’infestazione o secondo le indicazioni locali, da allungamento degli internodi fino alla raccolta. Il prodotto deve essere applicato con un atomizzatore con barra verticale, con erogatore da campo o con pompa a spalla Il prodotto va versato direttamente nel serbatoio riempito a metà d’acqua e poi si aggiunge il volume d’acqua rimanente mescolando accuratamente la soluzione.

La produzione italiana di riso biologico è pari a 10.903 ha di cui 3.787 in conversione e 7.116 biologici. Il provvedimento è importante in quanto nonostante la produzione di riso biologico rappresenti solo circa il 5% della superficie risicola nazionale, notevole è l’interesse manifestato da tutti gli operatori del settore verso tale coltura, a causa del rapido aumento della domanda di riso biologico sul mercato nazionale ed europeo.

Inoltre, l’incremento dell’impiego di tale metodo di coltivazione determina una diminuzione delle quantità di fertilizzanti ed agrofarmaci di sintesi chimica in risaia, con effetti positivi su un ecosistema che garantisce la sopravvivenza di molte specie, determinando, così,  una reazione positiva da parte dell’ opinione pubblica, molto sensibile ai temi della sicurezza alimentare e di tutela dell’ambiente.

Dal punto di vista agronomico, la produzione di riso con metodo di coltivazione biologico è generalmente inferiore rispetto alla coltivazione tradizionale. Il contenimento delle infestanti della risaia è l’elemento principale da considerare per il successo aziendale del metodo biologico e di controllo preventivo e meccanico delle malerbe deve essere integrato con opportune tecniche colturali, quali la sistemazione e la preparazione dei terreni, la gestione dell’ acqua, le modalità di semina e coltivazione del riso, la scelta della varietà e la rotazione colturale.

A fronte di tale contesto, negli ultimi dieci anni è andata aumentando la produzione del riso ottenuto con metodo di coltivazione biologico, anche per soddisfare una domanda da parte dei consumatori italiani ed europei che è in progressiva crescita. Attualmente secondo i dati del SINAB, anno 2015, si coltivano 10.903 ha di riso biologico di cui 3.787 in conversione e  7.116 biologici, soprattutto in Piemonte e Lombardia per un numero di aziende risicole  biologiche pari a 235.

Si sottolinea che tra le colture con metodo biologico il riso è quella che presenta maggiori difficoltà in quanto, più di altre, richiede un elevato ricorso a lavorazioni fisiche e meccaniche, una gestione molto precisa delle acque, delle operazioni colturali e, complessivamente, un maggior ricorso alla manodopera. In definitiva, l’agricoltore deve lavorare di più ed investire in forza lavoro.

Negli ultimi anni la produzione di riso è stata costantemente condizionata da attacchi di brusone, con perdite di produzione e riduzione delle rese alla lavorazione, che condizionano il livello quantitativo e qualitativo del risone. Le malattie fungine come il Brusone sono causate anche da squilibri nutrizionali di natura azotata e, al momento, non ci sono varietà particolarmente resistenti. Per tutte queste motivazioni, nelle Regioni a produzione risicola, sono in atto alcuni progetti di ricerca per sperimentare l’applicazione del metodo di produzione biologico al riso.

Inoltre, si evidenzia come la presenza del brusone sul riso biologico causi danni economici ancora più gravi in termini di perdita di produzione che nel riso convenzionale, se si considera che la resa media stimata, per ettaro, in biologico é di circa 59,8 quintali ( in alcune annate sfavorevoli può essere ancora più bassa come nel 2013 quando la resa media è stata pari a 44,65 quintali per ettaro), contro i 66 quintali per ettaro che l’Ente Nazionale Risi indica per il riso convenzionale.

Come ben noto, il brusone rappresenta,  la principale fitopatologia del riso. La malattia si manifesta costantemente ogni anno con un’intensità variabile  e imprevedibile, dovuta all’andamento climatico, al metodo di coltivazione del riso, alla sensibilità varietale e, in alcune zone, alla tipologia dei terreni, ma con effetti sempre negativi per la quantità e la qualità delle produzioni italiane. L’incidenza e la pericolosità di questa fitopatologia riguarda purtroppo la maggior parte delle varietà di riso coltivate in Italia, anche quelle di più recente introduzione.

Ad oggi, gli unici strumenti di controllo utilizzabili per il riso coltivato con metodo biologico, sono solo mezzi agronomici quali un’attenta e limitata concimazione e la coltivazione di varietà meno sensibili (non esistono purtroppo varietà completamente resistenti al brusone), riducendo in alcune zone la scelta varietale e la produttività, con particolare riferimento alle varietà tradizionali italiane da risotto quali Carnaroli, Vialone nano, Arborio, Baldo, S. Andrea, ecc.

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