il Punto Coldiretti

Autosufficienza energetica, l’agricoltura fa scuola

L’agricoltura, attraverso il recupero energetico dei residui colturali, dei reflui zootecnici ed un recupero delle attività forestali è il primo settore che può ambire all’autosufficienza energetica: è’ quanto emerge da una serie di dati presentati in occasione della Seconda Conferenza Nazionale sulle rinnovabili termiche, organizzata dall’associazione Amici della Terra in collaborazione con Coldiretti.

L’evento si è svolto il 19 e 20 aprile a Roma, presso Palazzo Rospigliosi, e ha avuto come obiettivo principale la promozione delle rinnovabili termiche, in un momento che vede in atto la riforma del sistema incentivante dell’intero comparto delle rinnovabili ed in cui si rende necessaria una particolare attenzione al tema dell’efficienza e del risparmio energetico.

L’iniziativa è stata caratterizzata anche da una esposizione delle tecnologie di settore più mature ed interessanti e dalla presentazione di oltre 50 casi studio, al fine di contribuire alla diffusione della conoscenza delle principali tecnologie a rinnovabili termiche, evidenziando il loro potenziale applicativo, la loro convenienza economica, i benefici per gli utenti e gli ulteriori benefici per la collettività. Grande spazio, in questo senso, è stato dato all’agricoltura, per il suo ruolo chiave nel favorire uno sviluppo delle energie rinnovabili basato sul recupero e valorizzazione energetica dei residui agricoli, piuttosto che sulla diffusione incontrollata di impianti industriali incompatibili con le caratteristiche del territorio agricolo e del paesaggio nazionale.

La seconda giornata della manifestazione è stata, invece, incentrata sulle novità introdotte dal nuovo decreto legislativo di recepimento della direttiva sulle fonti rinnovabili, con particolare riferimento alle rinnovabili termiche e all’efficienza energetica e con l’obiettivo di sollecitare un dibattito pubblico sui benefici per la collettività, sugli oneri di incentivazione e sul rapporto costi/benefici delle diverse opzioni di sviluppo, basate sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica.

La conferenza si è dimostrata una importante occasione per ribadire l’importanza delle rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento, un macro-settore giustamente valorizzato anche dalla direttiva europea 2009/28/CE, che va ad aggiungersi, in termini di inquadramento normativo e di sistema incentivante, ai settori pre-esistenti delle rinnovabili per la produzione di elettricità e dei biocarburanti per i trasporti.

Tuttavia, per comprendere a pieno il potenziale di questo comparto, occorre sottolineare come, in attesa che il sistema statistico delle fonti rinnovabili gestito dal GSE (incentrato sulla quota elettrica) sia esteso anche a quelle termiche, i dati ufficiali al momento disponibili si basano esclusivamente su stime.

Il Piano nazionale per le fonti rinnovabili (PAN 2010), infatti, stima che le rinnovabili termiche abbiano contribuito nel 2009 per 3,4 Mtep ai consumi finali lordi di energia dell’Italia, con un contributo del 34% rispetto al totale delle rinnovabili (rinnovabili elettriche 5,4 Mtep, biocarburanti 1,0 Mtep). La Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (REF) ritiene, invece, che questo dato sia sottostimato per almeno 5 Mtep (a causa dell’autoconsumo di legna da ardere che sfugge alle contabilizzazioni istituzionali) e che l’Italia dovrà necessariamente correggere questa sottostima nei prossimi anni, così come hanno già fatto Germania e Francia. Anche tenuto conto di un incremento di 0,5 Mtep fra il 2009 e il 2010, l’attuale stima dei consumi delle rinnovabili termiche nel 2010 deve considerarsi, allora, pari a 9,5 Mtep, di cui 7,9 Mtep per le biomasse, 1,3 Mtep per le pompe di calore, 0,23 Mtep per la geotermia e 0,11 Mtep per il solare termico.

Il consumo di energia rinnovabile per il riscaldamento nel 2010 risulta pertanto essere oltre il doppio di quello riportato dal PAN (3,9 Mtep) e questo rischia di inficiare la credibilità dell’obiettivo al 2010 indicato per le rinnovabili termiche (10,5 Mtep), che sarebbe praticamente già raggiunto.

Discrepanze ancora maggiori risultano dal confronto tra gli obiettivi del PAN nei singoli settori delle rinnovabili termiche (solare, pompe di calore, biomasse e geotermia usi diretti) e le valutazioni di potenziale effettuate dagli operatori. Questi ultimi, infatti, ritengono praticabile e conveniente per l’Italia un potenziale termico al 2020 di almeno 19,6 Mtep, pari al 91% dell’obiettivo nazionale di produzione interna da fonti rinnovabili (21,5 Mtep).

Queste valutazioni convergono nell’affermare che l’incidenza attuale delle rinnovabili termiche sui consumi energetici per usi di riscaldamento/raffrescamento sia già del 16% (2010) e può raggiungere il 32% nel 2020.

Anche se non si dispongono di dati sistematici di dettaglio nei singoli settori di consumo per riscaldamento/raffrescamento (terziario, residenziale, industria e agricoltura), si può ritenere che questa incidenza potrebbe essere relativamente maggiore nel settore del terziario (forte penetrazione delle pompe di calore), nella media nel settore residenziale, mentre è inferiore nell’industria.

L’agricoltura, invece, attraverso il recupero energetico dei residui delle proprie attività e dei reflui zootecnici, e la crescita delle attività forestali, è il primo settore che può ambire all’autosufficienza energetica mediante rinnovabili nei consumi per riscaldamento/raffrescamento.

Questo ultimo dato emege dall’elaborazione dei risultati di un indagine effettuata da Coldiretti-CETA nel 2009, in ragione del confronto effettuabile tra il contributo energetico aggiuntivo al 2020 del settore agricolo in termini di produzione di energia termica (pari a 3,16 Mtep, quota parte dei 4,3 Mtep potenziali totali, che comprendono anche la quota elettrica) con i consumi del settore che il BEN 2009 ci dice essere pari a 2,8 Mtep (3.3 totali – 0,5 elettrici).

Un’altra importante considerazione, emersa dal convegno, riguarda il disequilibrio attualmente esistente nella incentivazione delle rinnovabili termiche e quelle elettriche.
Il raggiungimento di 19 Mtep di rinnovabili termiche a partire dalla situazione effettiva attuale (praticamente un “raddoppio” in dieci anni) richiederebbe, infatti, un tasso annuo di incremento dell’energia termica prodotta da fonti rinnovabili del 7,5% l’anno.

In virtù degli obblighi di consumo delle rinnovabili termiche per i nuovi edifici e le grandi ristrutturazioni, introdotti dal Dlgs n. 28 del 3 marzo 2011, e delle prerogative delle tecnologie esistenti, in grado di offrire, in generale, bassi costi d’esercizio e/o elevati risparmi energetici direttamente fruibili dagli investitori, appare dunque evidente come gli oneri di incentivazione delle rinnovabili termiche potrebbero essere assai più contenuti rispetto a quelli delle rinnovabili elettriche.

Il dibattito su questo punto è stato particolarmente acceso, anche a causa delle forti pressioni da parte degli operatori del fotovoltaico, preoccupati, al punto di aver praticamente monopolizzato l’attenzione mediatica, in vista di una probabile riduzione degli incentivi al settore, sancita dall’imminente uscita del decreto attuativo (il cosiddetto quarto conto energia).

Rosa Filippini, presidente degli Amici della Terra, ha posto l’accento sull’argomento dichiarando: “ci troviamo in una situazione paradossale dove, su tavoli separati col governo, l’industria del fotovoltaico chiede sacrifici ai consumatori per i prossimi 25 anni dell’ordine di 116 miliardi, cioè quasi 2000 euro per abitante, per realizzare installazioni energetiche principalmente di tipo speculativo, a bassa intensità occupazionale e con un impatto sulla qualità del paesaggio. La seconda Conferenza nazionale sulle rinnovabili termiche ha invece evidenziato che sono a portata di mano alternative tecnologiche in campo energetico che possono offrire opportunità di un reale sviluppo per l’economia italiana, basate sulle rinnovabili termiche e sull’efficienza energetica, settori in cui l’industria italiana presenta posizioni di primato”.

Andrea Molocchi, responsabile dell’ufficio studi di Amici della Terra, ha aggiunto: “Le valutazioni di costo/beneficio sinora realizzate da Amici della Terra sulle principali opzioni di sviluppo della green economy, riguardanti le rinnovabili elettriche e gli interventi di efficienza energetica, possono ora tener conto anche degli studi sulle rinnovabili termiche, presentati alla Conferenza da REF, FIRE e RSE: i dati da noi elaborati ci dicono che l’Italia può ampiamente realizzare l’obiettivo di rinnovabili puntando principalmente su quelle termiche, che presentano un indicatore di resa di energia rinnovabile per euro di incentivo che è circa otto volte superiore alla resa energetica del fotovoltaico (4,0 kg equivalenti al petrolio contro 0,5 kg e.p./euro) e appena inferiore alla resa energetica unitaria degli interventi di efficienza (4,5 kg eq. di petrolio risparmiati per euro di incentivo), che rimangono i più convenienti di tutti. Anche per quanto riguarda i benefici occupazionali attesi, i dati sulle rinnovabili termiche (300.000 addetti diretti, inclusi quelli in agricoltura per l’approvvigionamento delle biomasse + almeno altrettanti di indotto) evidenziano un indicatore di 85 addetti per milione di euro di incentivo, contro i 68 addetti delle misure di efficienza energetica (dati del pacchetto Confindustria) e appena 1,3 addetti per il fotovoltaico (dati Assosolare)”.

In considerazione di quanto detto, anche alla luce del nuovo decreto (dlgs 28/2011), che prevede una promozione dell’efficienza energetica e delle rinnovabili termiche secondo una logica di integrazione degli interventi, il raggiungimento degli obiettivi al 2020 di risparmio energetico e di rinnovabili dell’Italia appare oggi più a portata di mano, a patto che si riesca a disporre di una regia di Governo basata su una rigorosa analisi costi benefici di tutte le opzioni di sviluppo oggi in discussione, rinnovabili elettriche incluse. Solo così si potranno ottimizzare i ritorni di valore aggiunto e occupazionali nei diversi settori della nostra industria e creare opportunità per uno sviluppo davvero sostenibile della nostra agricoltura, baluardo delle qualità del nostro territorio.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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