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Avicoltura biologica, l’Ue discute sugli allevamenti multistrato per le ovaiole

La zootecnia biologica rappresenta in Italia una realtà ancora piuttosto esigua seppure in crescita, quasi per tutte le specie, ma in particolare per gli avicoli. Secondo gli ultimi dati disponibili del Sinab, la produzione di avicoli ha raggiunto  2.399.885 capi e si è quasi quadruplicata rispetto al 2001.

In questo momento, il settore è all’attenzione del Ministero per le Politiche agricole (Mipaaf) per la problematica relativa alle galline ovaiole. In Europa, ai sensi della nuova legislazione vigente in materia di zootecnia biologica, sono ammessi sia gli allevamenti a terra che quelli multistrato. Questi ultimi sono realizzati su più piani, consentono  di non tenere in gabbia le galline, ma presentano una densità di allevamento maggiore rispetto all’allevamento a terra sfruttando lo spazio in senso verticale.

Come evidenziato da uno studio condotto in Francia dal Syndicat National des Labels Avicoles e dall’Association Européenne de volailles rurales, la presenza nei diversi Stati membri di entrambi i sistemi di allevamento sta creando una distorsione della concorrenza tra imprese visto che i costi di produzione degli allevamenti a terra sono più elevati rispetto a quelli degli allevamenti multistrato, con la conseguenza che la normativa vigente sta di fatto creando un ostacolo alla diffusione degli allevamenti a terra.

Il maggior costo di produzione sopportato dagli allevamenti a terra varia tra il 16% e il 33% in più rispetto a quelli multistrato, per cui le uova prodotte negli allevamenti a terra costano il 10% in più rispetto a a quelle ottenute con gli allevamenti multistrato.

L’ufficio agricoltura biologica del Mipaaf ha convocato una riunione ristretta del gruppo di lavoro zootecnica biologica, coordinato dal Centro per la produzione delle carni e il miglioramento genetico di  Monterotondo Scalo – Roma (al quale partecipano alcuni istituti di ricerca), nell’ambito del quale ha affrontato l’argomento sul piano tecnico visto che la Commissione Europea sta ascoltando, in merito, i diversi pareri degli Stati membri e dell’Ifoam.

I sistemi di allevamento multistrato  sono diffusi in gran parte dei paesi europei ed anche in Italia, mentre in Francia e in Spagna sono stati privilegiati gli allevamenti a terra in quanto quelli multistrato vengono considerati propri di un modello di produzione  industriale poco rispondente ai principi del metodo di produzione biologico.

Nell’ambito della zootecnia biologica si tratta di un tema importante di discussione in quanto nell’avicoltura biologica più che in altri comparti zootecnici gli Stati membri certificano come biologici sistemi di allevamento multistrato delle galline ovaiole sostanzialmente identici a quelli industriali che sembrerebbero, di per sé, inconciliabili con la filosofia del metodo di produzione biologico che richiede parametri superiori di benessere animale rispetto al metodo di allevamento convenzionale.

Dalla discussione del gruppo di lavoro è emerso che l’allevamento multistrato potrebbe al limite essere ammesso e certificato come biologico solo se rispondente a requisiti tecnici diversi da quelli attualmente impiegati attualmente nel convenzionale altrimenti si tratterebbe di un vero e proprio inganno ai danni del consumatore.

L’uovo prodotto da una gallina in un allevamento biologico con sistema multistrato, che non ha mai razzolato a terra e all’aperto, non ha alcuna caratteristica nutrizionale ed organolettica diversa da quella di un allevamento convenzionale.

Pertanto, Coldiretti sta seguendo la tematica con la massima attenzione. L’auspicio è che al termine del processo di studio ed approfondimento che il Ministero sta conducendo, si stabiliscano con un apposito provvedimento normativo, i requisiti tecnici che gli allevamenti di galline ovaiole in biologico devono avere, affinché risultino nettamente differenziati rispetto a quelli adottati nei sistemi di allevamento convenzionale.

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