il Punto Coldiretti

Bioarchitettura nelle aree agricole, un’opportunità per la Green economy

L’agricoltura è fonte di materiali naturali per l’architettura e allo stesso tempo fruitrice dei nuovi criteri di costruzione promossi dalla bioarchitettura che intende stabilire un legame di continuità tra l’ambiente interno ed esterno degli edifici, aspetto questo di particolare importanza nel contesto della tutela paesaggistica delle aree rurali. E’ quanto sostenuto da Coldiretti che ha sponsorizzato insieme ad altri enti, il workshop “Rinnova2” organizzato, presso l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, dalla Fondazione Italiana di Bioarchitettura.

L’agricoltura italiana è ormai da tempo nella Green Economy grazie alla Politica Agricola Comunitaria e agli investimenti compiuti dalle imprese agricole a favore della valorizzazione e della tutela dell’ambiente. Negli ultimi anni gli agricoltori hanno introiettato il rispetto dell’ambiente nei processi di produzione aziendali e hanno posto anche particolare attenzione al ricorso nell’edilizia rurale all’applicazione dei principi della bioarchitettura, ricorrendo per interventi di costruzione o ristrutturazione a materiali di origine naturale quali legno, calce, paglia, canapa, sughero. In particolare, la canapa, mischiata alla calce, permette di fare massetti e intonaci dall’elevato potere isolante e ancora le fibre di legno e la paglia, nonché il sughero, straordinario prodotto isolante per tetti, pareti, solai e dotato anche di caratteristiche di insonorizzazione.

Il legno certificato FSC o PEFC da filiera corta è ottimo, per case con pareti di legno massello, prelevato in modo sostenibile dai boschi. I materiali non direttamente provenienti dall’agricoltura sono anch’essi di ampio impiego nell’edilizia rurale quali  la terra cruda, usata nel centro e sud Italia per fare mattoni che può essere usata come intonaco.

La bioarchitettura in agricoltura dovrebbe prevedere azioni progettuali per la realizzazione di un edificio effettivamente ecologico, non solo quando residenza abitativa dell’agricoltore ma anche come stabilimento produttivo (ad es. le stalle ed i silos) tra cui quelle legate all’uso di energia rinnovabili, ai materiali, alla gestione dell’acqua, allo studio bioclimatico, agli aspetti economici e agli elementi sociali. In sostanza perché un edificio rurale sia rispondente ai criteri della bioarchitettura occorre considerare l’intero approccio costruttivo. Non basta, infatti, l’introduzione di un singolo componente o materiale naturale per rendere un edificio ecologico né basta fare risparmio energetico per ottenere aziende ecologiche.

Coldiretti ha, inoltre, evidenziato che bisogna ridurre  il consumo di suolo da parte degli altri comparti produttivi che nel corso degli ultimi anni hanno aggredito le superficie agricole sottraendo migliaia di ettari, e  favorire con la bioarchitettura  la creazione di un indotto verde per milioni di piccole imprese, artigiani, aziende agricole.

In particolare, per quanto riguarda i vecchi edifici sono opportuni interventi di riqualificazione e  riuso degli edifici esistenti usando  materiali di origine agroforestale prevedendo opportuni incentivi fiscali, mentre per i nuovi edifici, occorre favorire l’impiego di materiali naturali quando possibile. Al fine di incentivare la bioedilizia nelle aree rurali è importante tener presente i regimi di sostegno previsti nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale dalla MISURA 216 – Sostegno ad investimenti non produttivi e dalla Misura 323 – Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale.

Coldiretti ha evidenziato anche che sarebbe il momento di fare il punto della situazione sullo stato di applicazione della legge 378/2003 sulla Tutela dell’architettura rurale che prevede uno specifico impegno delle Regioni in tal senso e la costituzione di un Fondo ad hoc ma nulla è dato sapere su quanti e quali interventi sono stati messi eventualmente in atto in base a tale provvedimento. L’intervento di Coldiretti si è chiuso, quindi, con l’invito agli architetti presenti a focalizzare l’attenzione sulle prospettive di collaborazione e lavoro con le imprese agricole per la diffusione dei criteri di bioedilizia.

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