il Punto Coldiretti

Biodiversità, i servizi forniti dagli agricoltori vanno promossi e remunerati

Durante una audizione informale tenutasi alla Camera, presso la XIII Commissione Agricoltura, nell’ambito dell’esame della proposta di legge C. 2744 in materia di tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare, Coldiretti ha affermato come sia importante far conoscere ai cittadini questo tema fondamentale, in quanto, come emerge da studi condotti a livello europeo, la maggior parte dei cittadini ritiene di non essere adeguatamente informata sulla biodiversità  e non risulta sufficientemente consapevole del ruolo della biodiversità nella produzione di beni, come il cibo, le medicine, o nelle misure di contrasto al cambiamento climatico.

Come è noto, la biodiversità di interesse agricolo rappresenta, a tutti gli effetti, una componente della biodiversità, legata, in particolare, agli agroecosistemi, cioè agli ecosistemi naturali modificati dall´uomo al fine di renderli produttivi attraverso l´agricoltura. Ebbene, questo tipo di biodiversità deve essere conservata nell’ambiente in cui essa, in virtù dell’opera umana, si è sviluppata, quindi, spesso, nelle imprese agricole.

Inoltre, si tratta di quella particolare sottocategoria della biodiversità biologica per la quale è il mancato utilizzo a determinare la perdita e l’erosione genetica. Si tratta, cioè, di una diversità genetica che deve essere utilizzata per essere conservata, cosa che richiede un coinvolgimento attivo delle imprese agricole, come, peraltro, è richiesto dal diritto internazionale e comunitario. 

Gli agricoltori, dunque, hanno un interesse diretto alla qualità delle risorse naturali, per un mantenimento di lungo periodo delle attività produttive medesime; subiscono maggiormente le conseguenze che la perdita di biodiversità ed il cambiamento climatico hanno sugli input di processo; devono mantenere buone pratiche agricole e forestali, per garantire la sopravvivenza della biodiversità naturale, agricola e forestale.

Le imprese agricole, quindi, sempre di più, sono chiamate a lavorare per il mantenimento della biodiversità. Ciò, a fronte di dati che sono a dir poco allarmanti. A titolo di esempio, in Europa i grandi agro-ecosistemi, in particolare le zone umide, costiere e terrestri, hanno subito un degrado irreversibile, tanto da poter affermare che due terzi di questi corrono oggi il pericolo di essere distrutti. I tipi di habitat presenti in ambito Natura 2000 ed associati alle attività agricole presentano uno stato di conservazione peggiore rispetto ad altri utilizzi del suolo: solo il 7% delle valutazioni, infatti, è soddisfacente rispetto al 21% degli habitat non destinati ad uso agricolo. In alcune zone ciò è spiegabile con il passaggio ad un’agricoltura più intensiva, mentre in altre l’abbandono delle terre e l’assenza di gestione sono i motivi alla base del declino.

Per quanto riguarda le specie domestiche, i dati confermano la perdita continua di razze animali, rispetto alla quale, secondo la Fao, circa il 50% delle principali razze di bestiame (bovini, suini, caprini, ovini e pollame) nell’Europa a 15 sono estinti, minacciati di estinzione o in uno stato critico. Si pensi, poi, che in Italia sono considerate a rischio di estinzione ben 1.500 varietà di frutta. A livello globale, poi, gli scenari indicano che dall’inizio del ventesimo secolo tre quarti della diversità genetica delle principali colture agrarie è scomparsa. Attualmente, solo 150 specie vegetali risultano coltivate, 12 delle quali forniscono approssimativamente il 75% della nostra alimentazione e 4 di esse (riso, mais, grano e patata) producono più della metà del cibo consumato dall’uomo; per quanto riguarda la diversità animale, delle 50.000 specie di mammiferi e di uccelli, circa 30 sono state usate estensivamente per l’agricoltura e solo 15 specie si stima corrispondano a oltre il 90% della produzione del bestiame globale.

Secondo uno studio sull’economia degli ecosistemi, in uno scenario immutato, la perdita annuale di benessere causata dalla perdita dei servizi ecosistemici entro il 2050 sarà pari al 6% del Pil mondiale. L’agricoltura, dunque, produce veri e propri beni pubblici, cosa che fa emergere la necessità, rilevata dalla stessa Commissione europea, di incentivare il pagamento dei servizi ecosistemici, inteso a premiare i soggetti i cui terreni forniscono i servizi rispetto a quelli che beneficiano di tali servizi, come è stato ribadito da Coldiretti in sede di audizione.

Occorre rafforzare la politica di sviluppo rurale proprio per sviluppare i servizi ecosistemici, puntando a preservare e potenziare un’agricoltura e una silvicoltura di alto valore  naturalistico nel contesto della Pac. Purtroppo, la politica attuale non  affronta adeguatamente la problematica dei servizi ecosistemici, i quali, peraltro, devono essere garantiti anche al di fuori delle aree protette.

Perciò è necessario sviluppare ed investire nelle cosiddette infrastrutture verdi, che ricomprendono  i terreni agricoli, nell’83% del territorio dell’Ue che non è compreso nella rete Natura 2000. Sotto il medesimo profilo, anche la protezione del  paesaggio agrario e degli elementi lineari, fondamentali per il mantenimento della biodiversità, la cui realizzazione è richiesta anche dall’attuazione di Natura 2000, rappresentano una prospettiva di sicuro interesse per il mantenimento e lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e la tutela della biodiversità.

E’ necessario, inoltre, promuovere altri strumenti a disposizione dell’agricoltura che possono contribuire alla tutela della biodiversità e, in particolare, della sua componente agricola, come, ad esempio, le produzioni di qualità; la coltivazione e l’allevamento di specie minacciate di estinzione; l’agricoltura biologica; gli appalti verdi per gli alimenti e la ristorazione.

In sintesi, secondo Coldiretti, emerge, la necessità di promuovere e remunerare i beni ed i servizi ambientali forniti dall’agricoltura sostenibile dentro e fuori le aree protette; promuovere la produzione ed il consumo di prodotti agroalimentari amici della biodiversità e dell’ambiente; creare veri partenariati tra il settore pubblico ed il settore privato per la realizzazione di attività volte alla tutela della biodiversità; individuare e promuovere l’uso di strumenti idonei per realizzare tale collaborazione.

Le forme contrattuali, ad esempio, si stanno rivelando decisamente utili, in molte esperienze europee – ma non solo – al fine di incentivare le imprese agricole ad attuare azioni di tutela della biodiversità. Coldiretti, infine, ha chiarito la centralità del tema delle sementi, ossia la necessità che le varietà da conservazione possano essere commercializzate anche se non conformi alle condizioni generali in  materia di ammissione di varietà e di commercializzazione delle sementi e dei tuberi di patata da semina.

Si è ribadito, infine, il no agli ogm del nostro sistema agroalimentare, reso, finalmente possibile dal nuovo assetto normativo comunitario, attualmente in via di completa definizione. L’uso degli ogm, infatti, conduce inevitabilmente alla semplificazione genetica e all’inquinamento genetico, che rappresentano sicure minacce per la biodiversità e l’ambiente.

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